Coronavirus, turismo in crisi: i 21 comuni veneti che rischiano di più

Venerdì 6 Marzo 2020 di Maurizio Crema
Coronavirus, turismo in crisi: i 21 comuni veneti che rischiano di più (Foto di kordula vahle da Pixabay)

Coronavirus ed economia: la crisi del turismo mette a rischio 21 comuni del Veneto.

Il turismo è un settore nevralgico per il Nordest e rischia di pagare caro, carissimo l'emergenza coronavirus. Piovono cancellazioni, non arrivano più prenotazioni e ci sono 21 Comuni veneti che rischiano di veder crollare la prima fonte di reddito per le loro imprese e i loro cittadini. Una mappa della crisi che ha elaborato la fondazione Think Tank Nordest che ha segnato le zone rosse per crisi dove il 40% delle aziende lavora nel settore: si va dalle spiagge dell'Alto Adriatico con Cavallino-Treporti, Caorle e Bibione. Tra i Comuni veneti più colpiti Venezia, alcune località dolomitiche (Livinallongo del Col di Lana e Rocca Pietore) e del Polesine (Rosolina e Porto Tolle). Pesanti le prospettive anche per il lago di Garda: Malcesine, Brenzone sul Garda, Garda, Torri del Benaco, Bardolino e Lazise.

Coronavirus, a Roma disdette record di hotel e ristoranti. E Il Campidoglio riduce la Ztl

«Oggi piovono le cancellazioni ma anche non arrivano più prenotazioni, che in questo periodo sono fatte soprattutto dagli stranieri che vogliono venire a passare le vacanze estive nelle nostre spiagge e sul lago di Garda - commenta Riccardo Dalla Torre, 39 anni, direttore della fondazione con sede a Mestre costituita da un'ottantina di imprese e associazioni di categoria di Veneto e Friuli Venezia per studiare prevalentemente il settore turistico -. Si parla già di  una perdita del 70-80% sulle presenze in primavera, ma c'è il timore che anche l'estate possa essere compromessa. Ricordo che nel settore turistico sono impegnate circa l'8% delle imprese venete per un fatturato complessivo di 17 miliardi di euro all'anno, circa il 10% del Pil regionale».

L'analisi è approfondita e porta anche proposte per superare la crisi. Tra i 21 Comuni più penalizzati, Rocca Pietore paga la più alta quota di imprese nel settore turistico (43,3%), davanti a Malcesine (41,6%) e Livinallongo del Col di Lana (39%). Malcesine sconta la più elevata percentuale di turisti stranieri (93,8%), seguita da Garda (92,2%) e Torri del Benaco (90,1%). Rosolina è penalizzata soprattutto dalla più marcata stagionalità nel periodo marzo-agosto (90,1%), così come Porto Tolle (87,7%) e Caorle (87,5%).

«In questi 21 Comuni veneti oltre il 40% delle imprese è attiva nel settore turistico - spiega Dalla Torre - le più penalizzate saranno quelle che lavorano prevalentemente con gli stranieri, a oggi bloccati. Per questo spiagge e Garda soffriranno di più. Poi la stagionalità: i territori che fanno il pieno in primavera e in estate rischiano molto di più perché temiamo che gli effetti di questa crisi si allungheranno fino a settembre». Che cosa si può fare per arginare la crisi? «Sicuramente possono funzionare le campagne di comunicazione, ma è meglio farle partire quando l'emergenza è finita se no diventano un boomerang - risponde Dalla Torre - ma quello che è più importante è far partire nuovi investimenti per utilizzare questa crisi come occasione di rilancio. Punterei sull'accessibilità, nuove strade ma anche piste ciclabili. E poi il tema dei servizi integrativi per ampliare l'offerta turistica, collegando per esempio il mare all'entroterra, alle ricchezze culturali ed enogastromiche, ad eventi. La vera sfida oggi è catturare una tipologia nuova di turisti, più attenti alle esperienze». Ma chi deve fare il primo passo: «Gli imprenditori si devono muovere insieme alle istituzioni - spiega Dalla Torre - gli investimenti a pioggia sono inutili, meglio investimenti mirati: Regione e Stato devono concentrare i loro interventi in questi 21 Comuni se vogliamo che siano efficaci».

«L'emergenza sanitaria sta determinando pesanti ripercussioni sull'economia turistica di tutto il Veneto - spiega Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est -. Chiediamo un'attenzione speciale al settore nei prossimi mesi».

TAVOLO DI CONFRONTO
«Il governo istituisca subito un Tavolo permanente di crisi su turismo, agroalimentare, cultura.

Sono tre settori strategici della nostra economia che rischiano il collasso. Nel prossimo trimestre già si prevedono oltre 31 milioni di turisti in meno in Italia, con una perdita stimata di 7,4 miliardi di euro. L'export agroalimentare è in caduta libera per le continue ingiustificate richieste dall'estero di una certificazione Coronavirus free su cibi e vini italiani nonostante la comunità scientifica abbia più volte ribadito che il virus con il cibo non c'entra - avverte il deputato di Forza Italia Dario Bond -. Per non parlare delle perdite che sta subendo il settore culturale: centinaia di eventi annullati, siti archeologici e musei che segnano un calo degli ingressi fino al 90%. Il Governo intervenga immediatamente».

Ultimo aggiornamento: 12:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci