L'imprenditore con l'azienda chiusa: «Questa storia mi costa 200.000 euro»

Mercoledì 26 Febbraio 2020 di Paolo Braghetto
Coronavirus. L'imprenditore con l'azienda chiusa: «Questa storia mi costa 200.000 euro»
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VO’ EUAGENEO «Il Coronavirus mi sta costando almeno 200 mila euro». Così commenta Erik Granzon, titolare da 12 anni della Pirotecnica Sant’Antonio di Vò, le sua situazione da recluso forzato in zona rossa nel paese dei colli euganei finito in quarantena. «La mia azienda in via Vò di Sotto è chiusa e sono a casa tutti i 17 dipendenti. Stasera (ieri ndr) mi è saltata la festa di Radio Deejay a Milano – continua il 37enne imprenditore dei fuochi d’artificio – ma sono tanti gli eventi di Carnevale che mi hanno annullato, a Noventa Padovana, Mestre, Dolo, Venezia con cinque serate all’Arsenale. E poi ho perso importanti commesse a Dubai, Monaco di Baviera e Qatar. Purtroppo non c’è una assicurazione che possa sopperire alle perdite e confido in interventi statali». 
Come sta passando le giornate? 
«Di giorno faccio qualche lavoretto in casa. Sono uscito a fare due passi, senza mascherina che comunque possiedo, e ho incrociato dei giovani col cane; quando va giù il sole non si vede più nessuno per strada”. 
E’ andato a fare la spesa?
«Sì, nei due supermercati aperti e ho trovato tutti i generi disponibili negli scaffali. La gente gira per le corsie anche senza mascherina che invece indossano insieme ai guanti, oltre al personale, i volontari che tengono aperto l’esercizio». 
Ha fatto il tampone? 
«Ancora no, dovevo farlo ieri (martedì) ma invece dei 1000 preventivati ne sono arrivati 250. Adesso stanno procedendo per vie e a breve giungerà il mio turno». 
Frequenta il bar dove il paziente deceduto Adriano Trevisan giocava a carte? 
«Certo e mi manca il rito del caffè dopo pranzo. Conoscevo sia lui che l’altro paziente ricoverato. Abita vicino a me e non avrei mai detto che stava così male». 
Vede allarmismo in giro? 
«Sì e non lo trovo giustificato. I ragazzi qui in paese comunque non mi sembrano così spaventati e sta nascendo un bello spirito di solidarietà tra tutti noi». 
Cosa fa alla sera? 
«Ci si trova in casa di qualche amico per vedere un film o magari la partita». 
Le manca qualcosa della vita quotidiana? 
«A parte mio figlio di 7 anni che sta a Venezia con sua mamma e sento per telefono, una pizza o un bel gelato». 
 
Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 11:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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