Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Berlinale 70/5 Favolacce dei D'innocenzo
entusiasma a Berlino: film da Orso d'oro

Martedì 25 Febbraio 2020
Giornata berlinale con alcune cadute fragorose, qualche buon film pur non originalissimo e soprattutto l’arrivo del secondo film italiano in Concorso che si candida autorevolmente all’Orso d’oro.

FAVOLACCE dei Fratelli D’innocenzo (Concorso) – In una periferia romana, in villini a schiera, vivono alcune famiglie piccolo borghesi, che trascorrono la giornata in cerca di soddisfazioni personali che riempiano la vita, ma in realtà nascondendo malesseri e fallimenti. I figli, spesso ancora bambini, covano sempre più uno stato d’animo di distacco, quando non di ribellione. Nelle pieghe di una infelicità strisciante, scoppiano le tragedie. Straordinario ritratto corale dei gemelli d’Innocenzo, al loro solo secondo film, ma che dimostrano una padronanza della scrittura e della messa in scena matura e sorprendente. Un favola nera, un film impietoso e cupo come raramente in Italia, di questi tempi, se ne fanno. Due giovani registi che adesso meriterebbero la consacrazione con un premio qui a Berlino. Tra i Grimm, Lynch e Tim Burton; tra Rossellini e Raymond Carver: non si salva nessuno e il gesto estremo è la dissonanza verso un mondo inaccettabile. Bravi tutti gli attori, a cominciare da Elio Germano. Voto: 8.
EFFACER L’HISTORIQUE di Benoît Deléphine e Gustave Kerven (Concorso)
– Tre personaggi vittime di social media: c’è chi ha sempre il cellulare in mano, chi non riesce a evitare le telefonate commerciali, chi è dipendente delle serie tv. In due ore la surreale, frenetica scrittura di chi, attraverso una specie di isterismo comico, spinge al massimo della demenzialità il paradigma della persona ingabbiata dalla civiltà contemporanea, come se in Ken Loach fosse esplosa l’idea di rappresentare i drammi socio-economici dell’oggi con un carosello di situazioni grottesche e sadiche, puntando tutto sull’effetto irrilevante della risata. In pratica l’interesse per il film termina dopo 10 minuti e l’accumulo delle situazioni tende a mimetizzare la mancanza di sviluppo di storie che sembrano uscire da piccoli sketch. Voto: 3.
NEVER RARELY SOMETIMES ALWAYS di Eliza Hittman (Concorso)
– Autumn è un’adolescente rimasta incinta. Non potendo abortire in Pennsylvania, parte con la cugina verso New York per poter portare a termine il problema. Eliza Hittman disegna il percorso intimo e problematico di due ragazze, costrette a un percorso rischioso per ottenere una richiesta, in strutture adeguate e regolari, altrimenti negata. Un film che cresce strada facendo, senza sussulti e scene madri, sussurrato e dolente, ma anche capace di descrivere, speranze, timori e stati d’animo con sensibilità e senza un finale forzatamente drammatico. Forse già un po’ visto, un po’ tanto Sundance, ma con alcuni momenti toccanti (su tutti il questionario, che dà poi il titolo al film), istigando il sospetto che qualcosa di tremendo sia successo in quella famiglia. Voto: 6,5.
THE WOMAN WHO RAN di Hong Sangsoo (Concorso)
– Gamhee, mentre il marito è in viaggio d’affari e dal quale non si è praticamente mai separata nei 5 anni di matrimonio, va a incontrare tre sue amiche nei dintorni di Seul. Il cinema rarefatto di Hong Sangsoo, dove si parla del quotidiano parlando dell’universale, è una serie minimalista di quadretti, dai toni leggeri e caustici, tutti al femminile (i pochi uomini o rimangono fuori dalla porta o destano ricordi scoccianti). Si sorride sullo schermo anche quando la battuta è sferzante, in un gioco caustico ed elegante. Irresistibile la scena del gatto, protagonista a sorpresa di una situazione comica perfetta. Voto: 6,5.
 
  Ultimo aggiornamento: 19:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA