Fotografa veneziana alle Mauritius: «Segregata in una camera d'ospedale»

Martedì 25 Febbraio 2020 di Alda Vanzan
Fotografa veneziana alle Mauritius: «Segregata in una camera d'ospedale»
2

Appena atterrata al Sir Seewoosagur Ramgoolam, l'aeroporto internazionale dell'isola di Mauritius, le hanno misurato la febbre e controllato il passaporto. Poi, una volta accertato che a Dubai aveva fatto solo scalo e che la sua iniziale provenienza era l'Italia, per la precisione Venezia, le hanno chiesto di scegliere: gentile signorina, preferisce il rientro immediato nella sua patria o una bella quarantena mauriziana?
Federica Palmarin, fotografa e artista veneziana titolare della galleria Venice Faktory, dove ha esposto, con non poche polemiche, opere di Erik Ravelo (la sagoma dell'allora ministro Matteo Salvini con in braccio un bimbo profugo salvato dai barconi fece addirittura intervenire la polizia), poi i disegni del presunto mostro di Firenze Pietro Pacciani e, proprio in questi giorni, i disegni vietati ai minorenni dell'illustratore spagnolo Miguel Angel Martin, ha fatto una scelta che al momento le pareva corretta: «Quarantena per il Coronavirus. Solo che pensavo si trattasse di un controllo di qualche ora, non di restare segregata in ospedale per due settimane».

Stessa sorte per la famiglia mestrina di Daniele Tagliapietra, 40 anni, imprenditore ittico di Dese, che ha selto di rientrare in Italia.

Federica, quanto contava di fermarsi a Mauritius?
«Una settimana. Volevo raggiungere mio padre, arrivato regolarmente venerdì scorso, e di stare con lui nella casa che abbiamo nell'isola. Ho volato con Emirates da Venezia fino a Dubai e poi da Dubai a Mauritius. Nessuno ci ha informato che poteva scattare la quarantena. Potevo immaginarlo? Forse sì, visto come sta evolvendo la situazione del coronavirus in Italia e le reazioni che sta provocando negli altri paesi. Resta il fatto che informazioni al riguardo non ce ne sono state. E l'altro dato è che le autorità di Mauritius non stanno bloccando solo i passeggeri imbarcati su voli diretti dall'Italia, ma anche quelli che fanno scalo in altri paesi. Come è successo a me».
Cos'è successo una volta atterrata?
«Hanno misurato la temperatura a tutti i passeggeri, poi hanno fatto il controllo del passaporto. Al successivo controllo sanitario, accertato che provenivo da Venezia, mi hanno detto di attendere. Ho aspettato circa sei ore».
Trattamento uguale per tutti?
«No. Gli italiani da Roma in giù hanno potuto tranquillamente entrare nell'isola. Da Roma in su, specialmente noi del Nord, siamo stati tutti bloccati. Dovevamo scegliere se il rimpatrio o la quarantena. I cinesi, invece, sono stati tutti rimandati indietro».
Perché ha scelto la quarantena?
«Perché ho sbagliato! Io sto benissimo, pensavo che accettando di fare gli esami sarei uscita prima. Vengo a Mauritius da una vita, mai avuto problemi. Invece...».
Dove si trova?
«Mi avevano detto che mi avrebbero portata in un centro sportivo, per ora sono in ospedale, in un camera con tre ragazze, due mauriziane e una cinese, tutte arrivate dalla Cina. Solo che loro tre sapevano della quarantena, erano state avvisate alla partenza. A noi italiani, invece, nessuno ha detto niente, né a Venezia né a Dubai».
Cosa fate in ospedale?
«Siamo al secondo piano dell'ospedale di Souillac, cinque camere, in ogni camera ci sono dai 3 ai 6 pazienti, divisi per sesso. La maggior parte arriva dalla Cina. Gli infermieri passano ogni ora a misurare la febbre. Ci hanno dato da mangiare, riso basmati, pesce, patate. Ma non abbiamo nient'altro, né libri né tv né internet. E non ci è concesso di uscire se non per andare al bagno».
Resterà in quarantena due settimane?
«Spero che mio padre possa venirmi a trovare e magari a portarmi qualcosa da mangiare. Ma soprattutto spero che mi diano un permesso per tornare in aeroporto e prendere il primo volo per l'Italia».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 22:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci