Coronavirus, spunta la cinese numero 9, non ha fatto i test: scatta l'indagine

Lunedì 24 Febbraio 2020 di Angela Pederiva
I cinesi di Vo' Euganeo in arrivo all'ospedale di Padova
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VENEZIA - La premessa è doverosa, date le troppe fesserie che circolano soprattutto sui social, neanche fosse necessario alimentare il panico. Come anticipato dal Gazzettino, sono risultati ufficialmente negativi i tamponi sugli 8 giovani originari della Cina e residenti a Vo’ Euganeo, effettuati sabato pomeriggio al policlinico universitario di Padova: la conferma è arrivata ieri dal governatore Luca Zaia in diretta tivù. Detto questo, continua il giallo del “paziente zero” che potrebbe aver acceso il primo focolaio di Coronavirus esploso in Veneto, con l’apparizione (e la repentina sparizione) di una nona persona cinese: una ragazza che difficilmente potrebbe risultare positiva al test, unica rispetto a tutti i suoi colleghi e coinquilini, ma che suo malgrado è finita al centro del chiacchiericcio di paese e pure degli accertamenti dei carabinieri.

DOPO LE AMBULANZE
All’ora di pranzo di sabato, due mezzi della Croce Verde erano stati inviati dalla centrale del 118 in via Aldo Moro a Vo’. Nella mezza porzione di una bifamiliare, di proprietà di una famiglia italiana e in affitto a un laboratorio cinese, dovevano essere prelevati i presenti, allo scopo di accompagnarli al reparto di Malattie Infettive per sottoporli ai controlli sanitari. I due autisti ne avevano trovati prima uno a bordo strada e poi, alla spicciolata, altri sette sbucati dalla casa-impresa: quattro uomini e quattro donne, per un totale di otto giovani, caricati a bordo e portati all’ospedale. A tarda sera i primi esiti dell’esame di laboratorio erano tuttavia stati negativi, per cui era apparso evidente che la ricerca del possibile innesco del contagio sarebbe dovuta ripartire daccapo.
Dopo le ambulanze, però, è successo dell’altro. Diversi residenti dell’area artigianale, usciti dalle loro abitazioni proprio perché incuriositi dall’intervento delle autolettighe, hanno visto arrivare i carabinieri e andare a suonare al campanello dei cinesi. A quanto pare nessuno ha risposto, così i militari se ne sono andati. Poco dopo è sopraggiunto un fuoristrada, «forse un Land Rover», dice una testimone: questa volta dalla dimora-opificio è uscita una ragazza, che è salita a bordo del veicolo, ripartito nel giro di pochi istanti. 

LA CONFERMA
Ieri mattina l’Arma è tornata sul posto, a chiedere conferma di questo episodio alle famiglie della zona. Il vicinato non ha potuto che ribadire quanto visto, precisando di non saper aggiungere molto altro sulle presenze avvistate in quella  villetta tutt’uno con la ditta tessile: «Di giorno i cinesi erano sempre chiusi dentro a lavorare. Se uscivano, era solo verso le 18.30-19, magari per andare al bar o a fare la spesa. Qualche volta c’era anche un bambino, ma erano tutti molto riservati».

Chi era quella nona persona? E perché non è salita in ambulanza con i suoi connazionali? In questi giorni Comune e Regione hanno chiesto ai carabinieri di setacciare le presenze cinesi di Vo’. Dalle interviste sanitarie effettuate agli otto pazienti, sono emersi stretti contatti con la comunità orientale di Montagnana. «Da noi il numero di cittadini cinesi è un po’ più consistente – afferma la sindaca Loredana Borghesan – com’è normale che sia nei centri un po’ più grossi. Abbiamo due o tre bar gestiti da loro, si tratta di realtà ormai consolidate». 

IL TRAFFICO TELEFONICO
Chissà se la misteriosa donna è stata ospitata a Montagnana. Di sicuro a Vo’ continuano gli approfondimenti in cerca del “paziente zero”. Tutte le informazioni vengono convogliate alla sala operativa della Protezione civile regionale a Marghera, che a sua volta riferisce i dati al Dipartimento nazionale. Sotto la lente è finito pure il traffico telefonico dei contagiati. Sono stati acquisiti i cellulari del defunto Adriano Trevisan e degli altri ammalati, per verificare i tabulati delle chiamate e le celle agganciate, così da cercare di ricostruire contatti e spostamenti dei giorni precedenti ai ricoveri ospedalieri.
In mattinata il governatore Zaia ha ufficializzato il risultato dei tamponi sul gruppetto di via Aldo Moro: «Stiamo facendo le prove sierologiche, ma gli otto cinesi “indagati” dal punto di vista clinico sono tutti negativi. Da un lato è una bella notizia, perché abbiamo otto persone che non sono state contagiate, ma dal punto di vista epidemiologico siamo ancora più preoccupati, perché se non troviamo il paziente zero vuol dire che il virus è più ubiquitario di quello che si potesse pensare».

LA BUFALA
Insomma, è come se il Coronavirus si trovasse dappertutto, presente contemporaneamente in più luoghi senza apparenti relazioni fra l’uno e l’altro. Un po’ come la bufala rimbalzata ieri perfino al Tg5 delle 13, salvo poi rettificarla in corso di telegiornale, e  visibile sul sito "Rovigo in diretta" (e sulla relativa pagina Facebook), che da sabato sera sentenzia testualmente: «Scoperto il “paziente zero” che ha portato il contagio da Coronavirus in Veneto. È un operaio tessile cinese, risultato positivo al test. L’uomo aveva assistito al derby Inter-Milan, lo scorso 9 febbraio nel bar di Vo’ Euganeo. E in quell’occasione era venuto a contatto con i due anziani, che poi si sono ammalati».
Nessuna smentita, nessuna scusa: anzi, c’è perfino una raffica di commenti, in buona parte furiosi con i cinesi, additati incolpevolmente come untori.
 

Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 15:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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