Prete a processo. Don Marino Ruggero va in Perù: volontariato sulle Ande

Sabato 22 Febbraio 2020 di Serena De Salvador
Prete a processo. Don Marino Ruggero va in Perù: volontariato sulle Ande

ALBIGNASEGO (PADOVA) Un viaggio lo ha rimandato, nella speranza di essere convocato dalla Curia per ribadire per l'ennesima volta la sua verità. Ora non sarà più così e per una ventina di giorni don Marino Ruggero lascerà l'Italia per il Perù. Nel frattempo in quel di San Lorenzo gli animi si sono tutt'altro che quietati e i fedelissimi dell'ex parroco promettono nuovi colpi di scena per far valere la loro volontà di riavere Marino Ruggero alla guida della parrocchia. Mentre la fase istruttoria del processo canonico prosegue a Padova nel più stretto riserbo da parte della diocesi, il sacerdote ha deciso di mettere un freno alla propria reperibilità. Il tribunale ecclesiastico presieduto da monsignor Tiziano Vanzetto è ancora nella fase della raccolta delle prove in merito alle accuse mosse al 54enne ex sacerdote della parrocchia di San Lorenzo in Roncon.

 
LA VICENDA

Don Marino è finito al centro del polverone per alcune sue sospette frequentazioni con delle donne di Albignasego, con le quali avrebbe, secondo le accuse, infranto l'obbligo del celibato. Segnalazioni e sospetti che hanno spinto la Curia a voler andare a fondo della vicenda, generando nella piccola frazione una vera e propria faida tra chi attacca il sacerdote e chi lo difende a spada tratta. Dimissionario dal 2 gennaio, per oltre un mese e mezzo è rimasto in città in attesa di comparire davanti ai giudici del clero. A convocarlo è invece stato soltanto il pubblico ministero della Procura di Padova, che lo ha interpellato in merito alle pesanti esternazioni di don Marino su presunti preti pedofili che non avrebbero però trovato riscontri oggettivi. Settimane addietro Marino Ruggero, che si è sempre professato innocente, aveva anticipato di voler viaggiare recandosi prima in Terra Santa e successivamente in Sud America. Pochi giorni fa la prima marcia indietro con la cancellazione del viaggio in Palestina. Il motivo? Essere sempre reperibile nel caso il vescovo Claudio Cipolla avesse deciso di convocarlo per ascoltare la sua versione dei fatti. Un colloquio che a ieri non era ancora avvenuto e che ha fatto prendere al 54enne la decisione definitiva: espatriare. Temporaneamente, certo. Ma quello lanciato dal sacerdote è un messaggio forte.

IL VIAGGIO
Lunedì insieme a tre amici laici salirà su un aereo che lo porterà dall'altra parte del globo, in Perù. Sulle Ande don Marino si dedicherà a diciotto giorni di volontariato presso alcuni villaggi prima di rientrare nella città del Santo, a caccia senza dubbio di un po' di quiete dal grande clamore legato alla vicenda che lo vede protagonista da ormai due mesi. In parrocchia, nonostante don Marino dal 12 gennaio abbia lasciato la canonica senza più farvi ritorno, le acque sono ben lungi dall'essersi calmate. Se infatti il parroco non è mai stato convocato dal tribunale ecclesiastico, la stessa sorte è toccata alle decine di suoi sostenitori accaniti, che a più riprese hanno manifestato il loro malcontento per non aver avuto voce nelle alte sfere della Chiesa padovana. A indispettirli ancor più è il fatto che invece alcuni dei grandi accusatori di Ruggero in Curia siano stati ascoltati a lungo. La presunta amante del don, ma non solo.

Il processo, ricordiamo è ancora in una fase istruttoria, ma la voglia di testimoniare e chiedere a gran voce il reintegro di don Marino è forte in paese. «Perché sentire poche persone fuori dal coro e non tutte quelle che sono concordi? Perché allontanare don Marino quando la presunta amante frequenta ancora la parrocchia come prima? Noi non molliamo, vogliamo il diritto di esprimerci» spiegano.

Dopo gli striscioni appesi fuori dalla canonica, la fiaccolata, i volantini sparsi per San Valentino, ora i parrocchiani hanno in serbo dell'altro. «Prepareremo delle magliette, qualcosa che ci distingua, e organizzeremo una nuova fiaccolata per le vie di Padova spiegano ma andremo anche a una messa presieduta dal vescovo. Saremo in silenzio e civilissimi, ma se non vuole sentirci non potrà non vederci». Programmi precisi al momento non ce ne sono, luoghi e date restano taciuti. La faida che ha già visto quattro querele per diffamazione sporte ai carabinieri sembra però destinata ad arricchirsi di nuovi particolari.

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