Il presidente del Veneto, Luca Zaia, dice stop a nuove piantumazioni di Prosecco. «I consorzi - osserva - devono programmare a tutela di redditività e sostenibilità dei vigneti».
A dieci anni dal decreto ministeriale del 17 luglio 2009 che ha tutelato l'uso esclusivo del termine Prosecco all'area delle colline di Conegliano e Valdobbiadene e delle 5 province venete di Treviso. Venezia, Padova, Vicenza e Belluno (oltre alle 4 province friulane), i viticoltori del Veneto hanno conquistato il mercato mondiale.
Prosecco d'oro: i colossi stranieri pronti a comprare i marchi storici
TREVISO - Il sistema vitivinicolo trevigiano fa gola ai grossi investitori stranieri. Piace al punto che ci sono fondi e colossi del settore pronti a investire milioni di euro per entrare in aziende già affermate, con marchi forti e riconosciuti sul mercato, con filiere produttive già avviate. E redditizie.
«Con l' operazione del 2009, che ha separato la denominazione del vino (Prosecco) da quello della varietà della vite (glera), - ricorda Zaia - abbiamo sottratto al resto del mondo l'uso del nome e impedito che si piantino vigneti di Prosecco in altre regioni d'Italia e d'Europa. Ma il boom del Prosecco ora va accompagnato con qualche sforzo in più». L'avvertimento, Zaia l'ha lanciato agli oltre mille produttori del mondo delle Doc e Dogc venete presenti in un convegno a Godega Sant'Urbano.
Quando le colline del Prosecco sono diventate patrimonio Unesco