Zaia diffamato sui social. Scuse inutili: due vicentini condannati

Martedì 18 Febbraio 2020 di Angela Pederiva
Zaia diffamato sui social. Scuse inutili: due vicentini condannati
Un anno fa pareva finita là, con le scuse dei leoni da tastiera al governatore Luca Zaia, accusato su Facebook di favoritismi alla moglie Raffaella, insinuazioni completamente infondate. Ma il presidente della Regione aveva ugualmente denunciato i due vicentini e la querela ha fatto il suo corso fino alla condanna per diffamazione aggravata: entrambi dovranno versare all'erario 300 euro a testa. Si tratta del 57enne Fabio Tommasi di Bassano del Grappa e del 53enne Mario Fasini di Romano d'Ezzelino, quest'ultimo recentemente ritratto sulla copertina di Famiglia Cristiana come esponente del mondo del volontariato.

L'IMPUTAZIONE
Il decreto penale di condanna è stato emesso dal Tribunale di Vicenza su richiesta della Procura. Il giudice per le indagini preliminari Roberto Venditti ha riassunto così l'imputazione, relativa a un episodio avvenuto il 23 marzo 2019. 
 
Per quanto riguarda Tommasi, «offendeva la reputazione» di Zaia «comunicando con una pluralità di persone attraverso la pubblicazione sul social network Facebook di una foto di una pagina di giornale su cui campeggiava il titolo Declassati l'Oncologia e il laboratorio analisi. Più prestigio a Ortopedia accompagnata da un lungo post da parte dell'autore con frasi del seguente tenore: Per una scelta tutta politica da addebitare al governo leghista di questa regione Veneto, si vuole depotenziare un reparto vitale come l'unità coronarica e l'emodinamica dell'ospedale di Bassano... Poi basta pensare che l'ospedale di Santorso ha come dirigente la moglie di Zaia e capisci tutto... Ma voi continuate a votare Lega, mi raccomando!!! Della ormai famosa serie: la politica al servizio del territorio e della sua gente». 

Quanto a Fasini, la contestazione è di aver a sua volta diffamato il governatore «attraverso la pubblicazione e la condivisione» dello stesso post nel gruppo pubblico Bassano senza Censura.

LA RETROMARCIA
Quel giorno Zaia aveva diffuso un video molto duro: «Non posso accettare che qualche leone da tastiera su Facebook e sui social vada a scrivere che Bassano verrebbe penalizzato in favore di Santorso perché, udite bene, mia moglie sarebbe dirigente a Santorso. Mia moglie fa l'impiegata part-time di una compagnia di assicurazioni di Conegliano, non c'entra niente con il pubblico, non ho familiari nel pubblico, quindi finisce lì. Però voglio chiedere al signor Mario Fasini e al signor Fabio Tommasi, che son tanto eroi, se hanno il coraggio di far le scuse perché li avviso che li denuncerò. Vergognatevi, perché solo dei lazzaroni possono scrivere queste cose». 

A stretto giro i due avevano fatto una clamorosa marcia indietro su Facebook. Tommasi: «Presidente Zaia le ho già scritto privatamente per porgerle le mie scuse riguardo all'aver supposto che sua moglie lavorasse al Santorso e che questo possa aver influenzato le scelte di politica sanitaria del Veneto. Purtroppo sono stato male informato. Porgo quindi pubblicamente le mie più sentite scuse a Lei ed alla sua gentile signora. Il post è stato da subito modificato». Fasini: «Ovviamente devo delle scuse alla moglie di Zaia, ho pubblicato il post di un amico solitamente bene informato, generalmente controllo le fonti, questa volta ho gravemente omesso di farlo, in quanto il tema della sanità mi sta molto a cuore. Da buon leone da tastiera chiedo scusa alle parti lese».

LA COLPEVOLEZZA
Così come il pubblico ministero, anche il gip Venditti non ha avuto dubbi sulla colpevolezza dei due utenti social: «La responsabilità degli imputati appare evidente sulla base delle indagini espletate». Il giudice ha ritenuto che «la pena considerata equa di euro 600 di multa» potesse essere diminuita fino a metà, come previsto dal codice, per cui alla fine l'ha rideterminata in 300 euro per ciascuno. Postilla per i due condannati: «Il reato è estinto se nel termine di 5 anni... l'imputato non commette un delitto... della stessa indole». Se invece i leoni da tastiera non diffameranno più nessuno, si azzererà «ogni effetto penale». Fasani appare sulla prima pagina di Famiglia Cristiana del 9 febbraio, dedicata a Padova capitale europea del volontariato, sotto il titolo: La vera ricchezza? La solidarietà. Contattato dal Gazzettino, il 53enne ha risposto con un «no comment» alla vicenda.
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