Lavoratori introvabili a Nordest: mancano alti profili e operai, e i giovani non sono disposti a "sporcarsi le mani sul campo"

Domenica 16 Febbraio 2020 di Raffaella Ianuale
Lavoratori introvabili a Nordest: mancano alti profili e operai, e i giovani non sono disposti a "sporcarsi le mani sul campo" (Foto di Free-Photos da Pixabay)
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Lavoratori introvabili a Nordest. I posti ci sono, ma in quattro casi su dieci non vengono coperti perché i candidati non hanno il profilo professionale richiesto o non sono disposti a intraprendere determinate carriere.

Due le tipologie di impieghi per i quali non si reperiscono reclute: personale altamente qualificato da una parte e figure con bassi livelli di competenze e specializzazione dall'altra. I lavoratori maggiormente richiesti e che la domanda non riesce a soddisfare sono i tecnici informatici (quindi programmatori di hardware e software, ma anche addetti alla manutenzione dei computer), le badanti e gli operai specializzati del settore metalmeccanico, nello specifico saldatori, fresatori, lattonieri, ma anche montatori di carpenteria metallica, fonditori e fabbri ferrai.

Un quadro che conoscono gli imprenditori del Nordest in continuo affanno quando si stratta di assumere e in questo territorio a mancare è soprattutto il personale qualificato. Se si allarga lo spettro, però, scarseggiano pure giovani italiani disposti a fare mestieri che s'imparano sul campo come l'idraulico, il calzolaio e il carpentiere.
 

Insufficienti rispetto alla richiesta anche cuochi, camerieri e camionisti o in ogni caso persone con le patenti C e D per guidare mezzi pesanti: in questo settore a livello nazionale si sono persi 25mila padroncini in dieci anni. Il primato italiano nella difficoltà a reperire personale spetta a Gorizia, ma nella parte alta della classifica si trovano pure Trieste, Pordenone, Vicenza e Treviso.

TUTTI I NUMERI
A quantificare il fenomeno è l'elaborazione dell'Ufficio studi della Cgia sui risultati dell'indagine condotta sulle entrate programmate dagli imprenditori lo scorso mese di gennaio (studio Unioncamere-Anpal, Agenzia nazionale politiche attive lavoro, con Sistema informativo Excelsior). L'indagine svela che il 32,8 per cento delle assunzioni previste dagli imprenditori sono complesse da fare a causa dell'impreparazione o dell'assenza dei candidati. Questo significa che su poco meno di 500 mila assunzioni a livello nazionale in calendario a gennaio 2020, per 151.300 gli imprenditori intervistati hanno segnalato molte difficoltà a coprire i posti di lavoro di cui il 15,7 per cento per mancanza di candidati (poco meno di 72.500) e un altro 13,8 per cento per la scarsa preparazione (circa 63.700). Nella classifica delle Regioni le realtà che occupano i primi posti sono Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto.

«L'offerta di lavoro si sta polarizzando spiega il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo da un lato gli imprenditori cercano sempre più personale altamente qualificato, dall'altro figure caratterizzate da bassi livelli di competenze e specializzazione. Se per i primi le difficoltà di reperimento sono strutturali a causa anche dello scollamento che in alcune aree del Paese si è creato tra la scuola e il mondo del lavoro, i secondi sono invece profili che spesso i nostri giovani rifiutano e solo in parte vengono coperti da stranieri».

PROVINCE IN CRISI
A livello provinciale la situazione più critica si registra a Gorizia. Qui gli imprenditori sostengono che a fronte di 1.430 assunzioni programmate, quasi la metà (48,1%) è difficile da coprire per mancanza di lavoratori (28,2%) o per poca preparazione (17,%). A Trieste su 1.520 neo assunti l'incidenza di difficile reperimento è del 45,5%, a Vicenza su 9.140 ingressi è del 44,6%, a Pordenone a fronte di 2.820 nuovi occupati il 44,2% è introvabile. I numeri si fanno anche più alti a Treviso, dove gli imprenditori erano disposti a dare 8.540 nuove opportunità di lavoro, delle quali il 42,3% sarà restituita al mittente. Questo comporta un forte rallentamento nella crescita dell'occupazione e non per mancanza di offerta. «Quest'anno - spiega il segretario della Cgia Renato Mason - si profila una crescita dell'occupazione a livello nazionale dello 0,4 per cento, in calo rispetto allo 0,6 registrato l'anno scorso. Si rischia di interrompere un trend favorevole soprattutto per i giovani. Secondo i dati Istat del 2019 si è avuta infatti una flessione significativa del tasso di disoccupazione, raggiunto grazie alla buona performance dell'apprendistato che costituisce ancora adesso il contratto più utilizzato per consentire agli under 25 di entrare nel mercato del lavoro».

Altro fenomeno tutto italiano sta nel fatto che pur avendo un numero di diplomati e laureati tra i più bassi d'Europa, gli occupati sovraistruiti, cioè che ricoprono mansioni inferiori rispetto al titolo di studio, sono sei milioni: il 24,2% dei lavoratori totali e il 35% di quelli con diploma o laurea.
Ultimo aggiornamento: 17:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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