Coronavirus in Africa, in Egitto il primo caso: è uno straniero. Niccolò lascia Wuhan, oggi in Italia

Venerdì 14 Febbraio 2020
Coronavirus in Africa, in Egitto il primo caso: è uno straniero. Niccolò lascia Wuhan, domani in Italia

Coronavirus, primo caso in Africa: in Egitto hanno ricoverato un paziente contagiato. Era solo questione di tempo, avevano detto gli esperti sottolineando anche l'arretratezza delle strutture mediche in molti peesi del continente africano. Secondo il sito Arabnews, la persona colpita è straniera.

L'Egitto ha confermato ufficialmente la notizia, ma senza rendere nota la nazionalità: il malato è stato subito messo in isolamento in ospedale. Il ministero della Salute egiziano ha anche dichiarato di aver immediatamente informato l'Organizzazione mondiale della sanità e di aver adottato tutte le misure preventive necessarie.

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L'esperto
L'arrivo del nuovo coronavirus in Africa, con il primo caso confermato dal ministero della Sanità egiziano, «non è una buona notizia. Non tanto perché è il primo caso, ma perché significa che il virus si è spostato in un continente debole dal punto di vista della sanità pubblica, della capacità diagnostica e della capacità di risposta».

Così all'AdnKronos Salute Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene e Medicina preventiva all'Università Cattolica di Roma, rappresentante dell'Italia nell'Executive Board dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Capacità di gestione di un'emergenza simile, quella dell'Africa, che «l'Organizzazione mondiale della sanità negli ultimi giorni ha cercato di rafforzare. Quanto Tedros (il direttore generale Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, ndr) parlava di terrorismo - precisa l'esperto - si riferiva proprio a questo», ossia al pericolo che la diffusione del nuovo coronavirus potrebbe rappresentare in nazioni dal sistema sanitario fragile
».

«Dobbiamo solo sperare» nella capacità dei servizi sanitari di reagire, «e l' Egitto non è certamente un Paese fragile», osserva Ricciardi. Ma quanto è grande il rischio che questo primo caso, relativo a un paziente straniero di cui non si hanno ulteriori notizie, possa dare origine a focolai locali di infezione? Per l'ex presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss) è troppo presto per fare previsioni: «Per prima cosa dobbiamo capire bene la storia di questa persona - precisa - Da dove viene, che cosa ha fatto, come è arrivato in Egitto, che contatti ha avuto».




Intanto Niccolò ha lasciato finalmente la Cina. Lo studente 17enne di Grado, bloccato a Wuhan per due volte a causa della febbre, ha superato al terzo tentativo i controlli medici ed è decollato sul velivolo dell'Aeronautica militare italiana che atterrerà verso le 7 a Pratica di Mare, poi il ricovero in quarantena allo Spallanzani di Roma. Nello scalo militare alle porte di Roma troverà i genitori e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.

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Il  velivolo KC-767A (derivato dal bireattore Boeing 767-200 a lunga autonomia) dell'Aeronautica militare è allestito per garantire il trasporto in bio-contenimento con a bordo personale sanitario specializzato, medici e infermieri dell'Esercito e dell'Aeronautica, coordinati da un team dell'Ospedale Spallanzani. Una "squadra" che in Europa non ha eguali per competenza, professionalità, esperienza e qualità delle dotazioni tecnologiche. Periodicamente a Pratica di Mare arrivano militari e medici di ogni parte del mondo per essere addestrati e imparare a muoversi in questi scenari. Niccolò, se verrà ritenuto necessario, viaggerà all'interno di una speciale barella che permette di assisterlo senza rischiare contagi.
 
 




 


Il ruolo dell'Aeronautica militare
«Il mio ringraziamento va agli uomini e alle donne delle Forze Armate che senza alcun risparmio, notte e giorno, hanno operato al servizio dei connazionali rientrati e che stanno ancora rientrando dalla Cina in una situazione di emergenza sanitaria a livello mondiale. In particolare ho apprezzato la collaborazione con altre articolazioni dello stato, con cui sono state condotte le operazioni di trasporto aereo, comprese le necessarie predisposizioni di assistenza attuate in volo sul KC767 dell'Aeronautica militare e in Italia presso le strutture della Cecchignola e del Policlinico Celio dell'Esercito».

Lo ha affermato il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli. In stretto coordinamento con la protezione civile e con gli altri dicasteri per il tramite del Coi sono stati organizzati nei giorni scorsi i voli dedicati al rientro dei cittadini italiani bloccati a Wuhan, la città cinese maggiormente colpita dall'emergenza sanitaria legata alla diffusione del nuovo coronavirus.

 A bordo dei velivoli militari è stato impiegato personale medico, infermieri e adeguato equipaggiamento sanitario per fronteggiare possibili casi di infezione e per garantire un trasporto sicuro. Il primo volo, avvenuto il 2 febbraio con un KC767A in dotazione al 14º Stormo dell'Aeronautica militare, ha riportato in patria i primi 56 italiani che si trovavano a Wuhan. Una volta giunti in Italia, dopo i primi screening medici da parte del Team sanitario, composto da medici e infermieri dell'Aeronautica militare e personale specializzato dell'Ospedale Spallanzani, sono stati trasportati e sottoposti ad un periodo di osservazione presso il Centro Sportivo Olimpico dell'Esercito presso la città militare della Cecchignola. 

Il 9 febbraio, sempre un KC767A dell'Aeronautica militare è decollato da Brize Norton (Inghilterra) con otto italiani, rientrati da Wuhan, ed è poi atterrato a Pratica di Mare. I connazionali, dopo i primi controlli medici, sono stati trasportati con mezzo militare presso l'ospedale militare del Celio, dove trascorreranno un periodo di sorveglianza sanitaria a cura del personale medico dell'Esercito, come previsto da protocollo sanitario. 

Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 08:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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