Cervelli in fuga. Mirko, dal precariato con salari da fame al posto da ricercatore a New York

Venerdì 14 Febbraio 2020 di Alice Sponton
Cervelli in fuga. Mirko, dal precariato con salari da fame al posto da ricercatore a New York
ROVIGO - Da San Pio X a New York per contribuire alla ricerca scientifica in memoria di papà Renato. Mirko Andreoli nato nel 1983 a Rovigo, è oggi un affermato ricercatore scientifico della prestigiosa Cornell University al dipartimento di medicina genetica dove studia le malattie polmonari legate all'inquinamento ambientale, al fumo e ai disordini genetici.

Cresciuto in Polesine, diplomato perito chimico, già ai tempi della scuola è affascinato dalla ricerca che lo porta a laurearsi, all'Università di Padova, in biotecnolgie con specializzazione sulla sicurezza e igiene degli alimenti. Contratti a progetto, precarietà, bassi salari dei dottorati di ricerca lo scoraggiano e lo portano a decidere di accettare un incarico come tecnico di laboratorio in una azienda locale. «Pur apprezzando la sicurezza di un lavoro a tempo indeterminato, a 27 anni, dopo poco più di un anno e mezzo ho sentito il bisogno di nuovi stimoli e sono tornato sui banchi universitari per una laurea in Dietistica - racconta Andreoli -. Grazie al passaparola da una ex compagna di studi ho partecipato a un progetto di ricerca in biologia molecolare all'Università Cattolica di Roma che prevedeva un lungo periodo di attività in un laboratorio all'estero. Pur non avendo mai pianificato o desiderato vivere lontano da casa, ho trovato il coraggio di provare con l'idea di resistere almeno sei mesi, più che altro per tentare un'esperienza diversa dalla routine del vivere rodigino».



GRUPPO DI RICERCATORI
Così, nel 2011, Mirko raggiunge il Connecticut e studia i tumori ovarici insieme a un gruppo di ricercatori italiani coadiuvati dai dottori Ferlini e Mariani che mi hanno aiutato dal punto di vista logistico e personale all'inizio della mia esperienza. I sei mesi di prova - continua Andreoli - sono diventati tre anni di dottorato, e poi altri due per ottenere la carta verde per la residenza permanente e, oggi, sono otto anni e mezzo che vivo negli Usa. Nel mio piccolo cerco di provare a dare un contributo, seppur minimo, alla ricerca medica, ispirato dal ricordo di mio padre Renato, mancato a soli 57 anni per un tumore».

Dopo l'esperienza in Connecticut, Andreoli lavora sempre nell'ambito della ricerca tumorale, in un secondo laboratorio, a Long Island, per poi approdare nell'attuale polo medico-scientifico universitario.
Degli Stati Uniti ama le infinite opportunità sociali, culturali, il basket, la multiculturalità. «Quello che mi manca sono la sicurezza di avere la mia famiglia vicino, la possibilità di avere il supporto di mia sorella maggiore Luisella e la cucina casalinga di mamma oltre agli amici di sempre, che so di poter trovare per trascorrere qualche ora di allegria per l'aperitivo, alla partita di rugby o a cena in qualche agriturismo».

NUOVA VITA
A New York Andreoli ha incontrato l'amore: con la compagna Susan, a maggio, è in attesa della sua primogenita. «Per chi avesse in mente un esperienza all'estero, specie nell'ambito della ricerca scientifica, dico di provare senza paura. Il lavoretto a progetto e non garantito in Italia lo si può trovare di nuovo, ma la crescita personale di una esperienza all'estero è davvero non misurabile. Imparare a gestire la vita di tutti i giorni in maniera indipendente, relazionarsi con colleghi di lavoro con formazione e cultura totalmente diversa sarà sempre uno punto di grande interesse nel curriculum. E se l'esperienza dovesse essere solo temporanea, si può sempre tornare in Italia con un nuovo apprezzamento per la vita più semplice e la bellezza del nostro Paese. Tornare anche nella nebbiosa Rovigo è uno dei momenti preferiti delle mie vacanze, perché qui ci sono i miei affetti di sempre».
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