Un ingegnere feltrino a Maranello per far volare le nuove Ferrari

Giovedì 13 Febbraio 2020 di Anna Valerio
La presentazione della nuova Ferrari, credit. Scuderia Ferrari Press Office

C’è un tocco feltrino nella nuovissima SF1000 la Ferrari che correrà il Mondiale di Formula 1 2020 presentata a Reggio Emilia due giorni fa. Nel team che ha studiato l’auto più amata al mondo c’è anche l’ingegnere Samuele Dilli, 33 anni di Pedavena, tecnicamente “Wind Tunnel Engineerin Group Team Leader”. In sostanza una delle menti che a Maranello studia il bolide rosso all’interno della galleria del vento e ne ottimizza ogni dettaglio. Quando martedì si è alzato il sipario sulla nuovissima macchina che sarà guidata da Sebastian Vettel e Charles Leclerc una punta d’orgoglio ha toccato non solo mamma Eva Visentin, ma anche tutte le persone che conoscono Samuele e che sanno quanta passione metta in quello che fa. 

L’ECCELLENZA
Del suo lavoro, in realtà, lui non parla mai, non può e non vuole per ovvi motivi. Ma la sua laurea in ingegneria con specializzazione in aerodinamica non lascia molti dubbi sul ruolo strategico che possa avere all’interno di Maranello, l’unica scuderia sempre presente sin dalla nascita del campionato di Formula 1, nel 1950, e che festeggia con questo nuovo gioiello i 1.000 Gran Premi disputati dal Cavallino Rampante. Dalle pale eoliche alla macchina più ammirata e desiderata al mondo. Dilli, dopo la laurea nel 2011 in ingegneria aereonautica, era finito a Bolzano a progettare pale eoliche. Ma al Politecnico di Milano, da cui era uscito con una laurea con lode, qualcuno aveva visto potenzialità importanti e lo aveva segnalato in casa Ferrari. 

I VALORI
«Un giorno ha ricevuto una telefonata da Maranello, lo aspettavano in Ferrari per un colloquio di lavoro - racconta la mamma - lui pensava fosse uno scherzo dei suoi amici. Ho dovuto convincerlo ad andare, nella peggiore dell’ipotesi si sarebbe fatto un giro». Appassionato e giocatore di rugby, completamente avulso dal mondo dell’automobilismo, Dilli decide di andare a Maranello e si presenta al colloquio con un occhio nero, reduce da una partita piuttosto combattuta. «Si vergognava di quell’occhio e invece mi sa che alla fine anche quello è piaciuto di Samuele, il gioco del rugby gli ha trasmesso valori importanti che in azienda hanno subito apprezzato. Lo hanno preso subito». 
LA SECONDA CASA
Dal 2015 Maranello è la sua seconda casa. «È davvero molto contento, gli piace proprio, lavora moltissimo ma sono felice per lui perché capisco che ha trovato la sua strada, si sente realizzato. E dire che lui non ha mai avuto nessuna passione per le macchine. Per lo sci e il rugby, tanta. Ma alla fine ha dovuto lasciare la palla ovale perché gli orari di lavoro non gli lasciano molto tempo libero», racconta mamma Eva. Voleva volare con gli aerei, ma il suo vero sogno era progettare, studiare l’aerodinamica di qualsiasi mezzo. Speriamo che adesso faccia volare la Ferrari di Vettel e Leclerc e la sua passione contribuisca a riportare in Italia il Mondiale, assente dal 2008 (costruttori) e dal 2007 (Raikkonen).

Ultimo aggiornamento: 13:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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