Peculato, intasca il contributo da 240mila euro per l'assistenza al familiare disabile

Martedì 11 Febbraio 2020
Peculato, ruba i soldi dell'assistenza familiare al parente disabile (Foto di moerschy da Pixabay)
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PORDENONE - Indagato per peculato: avrebbe rubato 240mila euro di contributi per l'assistenza familiare al parente disabile. Per questo all'amministratore di sostegno del congiunto è stata sequestrata la somma che si ritiene sottratta. Il sequestro è stato disposto dal Gip, su richiesta della Procura.

La vittima è rimasta invalida dopo un incidente avvenuto nel 2008. Per quell'episodio l'uomo ha beneficiato di un indennizzo assicurativo di 450mila euro e riceve mensilmente una pensione erogata dall'Inps e un contributo da parte della Regione Friuli Venezia Giulia.

Dalle indagini è emerso che il familiare, dopo essersi fatto nominare suo amministratore di sostegno, si è impossessato di una cospicua parte del denaro frutto dell'indennizzo. L'inchiesta ha permesso di constatare anche il sostanziale prosciugamento delle risorse finanziarie riconducibili all'invalido, nel giro di 8 mesi, messo in atto con continui prelevamenti bancari e bonifici, disposti in parte anche a favore di un conto corrente intestato a un'altra persona, anch'essa indagata per concorso. L'amministratore di sostegno è stato denunciato anche per omissione continuata in atti d'ufficio, non avendo ottemperato agli obblighi di rendicontazione nei riguardi del giudice tutelare.

Il compagno del disabile allontanato dal tutore
Le indagini della Gdf hanno avuto origine da una denuncia sporta dal compagno convivente del disabile. Secondo quanto emerso nei Tribunali civili del capoluogo della Destra Tagliamento e di Treviso, quanto accaduto, secondo l'accusa, potrebbe essere riconducibile a un caso di omofobia. Dopo l'incidente del 2008, il compagno aveva chiesto di essere nominato tutore dell'invalido per proseguire la relazione. Ma, dopo la designazione di un familiare nell'incarico di amministratore di sostegno, l'uomo ha avviato una causa civile nei confronti di quest'ultimo, per richiedere la restituzione delle risorse finanziarie investite congiuntamente nella casa della coppia, poi forzatamente separata. Secondo l'accusa, l'amministratore di sostegno ha precluso qualsivoglia tipo di contatto tra la coppia, negando ogni forma di rimborso, seppur riconosciuto e ordinato da sentenze giudiziarie definitive.
Al contrario l'amministratore di sostegno ha trasferito il denaro dell'assistito su altri conti correnti, condotta che ha portato alla contestazione del reato di peculato da parte della Procura di Pordenone.
Ultimo aggiornamento: 13:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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