Prosecco d'oro: i colossi stranieri pronti a comprare i marchi storici

Martedì 11 Febbraio 2020 di Paolo Calia
Prosecco d'oro: i colossi stranieri pronti a comprare i marchi storici
TREVISO - Il sistema vitivinicolo trevigiano fa gola ai grossi investitori stranieri. Piace al punto che ci sono fondi e colossi del settore pronti a investire milioni di euro per entrare in aziende già affermate, con marchi forti e riconosciuti sul mercato, con filiere produttive già avviate. E redditizie. Ma non solo. Vista l'esplosione a livello mondiale del vino bianco, leggero e frizzante marchiato Prosecco, cominciano a fare gola anche i soli appezzamento di terreno, basta che possano essere coltivati a prosecco soprattutto dal momento in cui la Regione non autorizza più nuovi impianti. È notizia di questi giorni di un fondo straniero disposto a investire dieci milioni di euro pur di acquistare terreni, con o senza cantina, ormai diventati preziosissimi. È l'effetto moltiplicatore dettato dall'enorme redditività del vino da una parte e, dall'altra, dallo slancio arrivato con l'inclusione delle colline di Conegliano-Valdobbiadene tra i patrimoni dell'umanità. E le conferme di tanto interesse, per forza di cosa mascherato dietro trattative che si snodano nelle retrovie, lontano da occhi indiscreti, arrivano da più parti. Dalla Coldiretti, per esempio: «È vero - confermano - anche da noi giungono tanti segnali di sondaggi in corso per capire se qualche azienda vitivinicola è in vendita o disposta ad allargare la squadra dei soci. Del resto è inevitabile: chi vuole fare investimenti cerca marchi già affermati, aziende sane, con bilanci in ordine, possibilità di sviluppo. Insomma: investimenti sicuri».

I PRECEDENTI
E gli esempi non mancano. La ricca Germania, per esempio, ha già messo piede tra le verdi colline del Prosecco, e non solo, con nomi di un certo calibro. La Rotkappchen-Mumm Sektkellereien, colosso tedesco nella produzione di spumanti, vini e super alcolici dal fatturato annuo arrivato ormai al miliardo di euro e un mercato mondiale, ha comprato la Ruggeri di Valdobbiadene. Operazione che, alla firma, fece grande scalpore sia per il nome dell'acquirente, sia per il peso del marchio acquistato. Ma che non fu proprio una novità. Qualche anno prima, nel 2009, già la Henkell & Co. Sektkellerei Kg con sede a Wiesbaden aveva messo nel mirino la Mionetto, acquistandola e aprendo la strada per investimenti che poi sono diventati ambitissimi da tutti. Ma l'interesse degli stranieri non è mai calato. Anzi: negli ultimi mesi è addirittura aumentato. 

«È IL SUCCESSO»
«Non è un fenomeno che ci sorprende - osserva Stefano Zanette, presidente del consorzio Doc - è una storia già vista. Quello che sta accadendo col prosecco è già capitato per esempio in Francia col Bordeaux e anche con lo Champagne. Se un investitore ha soldi a disposizione si indirizza verso i settori che tirano di più e sui prodotti di successo. E il prosecco è indubbiamente un vino di grande successo e alta redditività. Inoltre è un trend in costante crescita e dalle grandi potenzialità». Ma, tornando al discorso della riservatezza madre di ogni trattativa, Zanette taglia corta quando se gli si chiede di altri affari in dirittura d'arrivo: «Non conosco altri casi». Nella Doc però nessuno teme che un business strettamente italiano, per non dire veneto-friulano, passi totalmente in mano straniere: sono 13mila i produttori associati, serbatoio più che sufficiente per conservare un sostanzioso zoccolo duro. Altro discorso per la Docg, dove le dinamiche sono ancora diverse. E, ovviamente, a fiutare l'affare non sono solo gli stranieri ma anche gli italiani. Un esempio? Masi Agricola, azienda leader nella produzione e vendita degli Amaroni, quotata in Borsa ha acquistato per tempo, nel 2016, il 60% della Società Agricola Canevel e di Canevel Spumanti Tenuta Le Vigne Società Agricola, entrambe di Refrontolo. E altro ancora è in movimento: se ne saprà di più nei prossimi mesi.
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