Coronavirus a Roma, il gruppo di cinesi in tour per l'Italia: ecco dove sono stati

Venerdì 31 Gennaio 2020
Coronavirus a Roma, il bus scortato fino allo Spallanzani proveniva dalla Campania

Era stato a Sorrento il bus con i 18 turisti cinesi poi sottoposti a sorveglianza sanitaria perché entrati in contatto con la coppia asiatica sospetta di aver contratto il coronavirus.  I 18 dovevano poi alloggiare a Cassino ma, alla luce dell'esito dei test sulla coppia, è stato recuperato dalle forze dell'ordine al casello autostradale di Cassino, anche alla presenza dei sanitari della locale ASL, e scortato fino allo Spallanzani di Roma.

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La coppia è arrivata giovedì 23 gennaio all'aeroporto di Malpensa, a Milano. Sono marito e moglie, lui ha 67 anni, lei 66. E sono i primi due contagiati dal coronavirus in Italia. Si sono sentiti male mercoledì sera, il 29, prima il marito, poi la moglie. C'era un dettaglio che ha preoccupato subito il personale dell'Hotel Palatino, in via Cavour a Roma, dove alloggiavano dal giorno precedente: entrambi arrivavano da Wuhan, la città dove è cominciata l'epidemia. Per questo è stato chiamato il 118 e l'operatore, con grande professionalità, ha capito che questa emergenza non poteva essere trattata come tutte la altre: ha inviato un'ambulanza speciale, un mezzo protetto, con il personale che vestiva le tute isolanti bianche. Non sono passati inosservati, in molti li hanno visti, fotografati. Ma non si poteva fare diversamente.

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E mentre la coppia è stata ricoverata nel reparto di malattie infettive e altamente contagiose dello Spallanzani, diretta del professor Emanuele Nicastri, immediatamente sono partiti gli esami e sono stati raggiunti tutti i dipendenti dell'hotel che hanno avuto un contatto diretto e frequente con i due turisti. Quando il test, ieri, ha confermato che i due erano stati contagiati dal coronavirus, i dipendenti dell'hotel (ma solo quelli che hanno avuto contatto diretto) sono stati messi in isolamento a domicilio, mentre è cominciata la ricerca degli altri cinesi che viaggiavano con il tour operator della coppia. La storia, ieri, si è così spostata a Cassino, dove un'altra ventina di turisti proveniente dal colosso asiatico, stavano andando in pullman.


Non viaggiavano con la coppia e a Roma, nello stesso hotel, sarebbero dovuti arrivare oggi. Sono stati fermati dalla polizia e dagli uomini del servizio sanitario e accompagnati a Roma, allo Spallanzani, per le verifiche necessarie. Ma c'è un'altra esigenza altrettanto importante: ricostruire l'intero viaggio dei due pazienti che potrebbero avere contagiato altre persone, anche se il direttore scientifico dell'istituto Spallanzani, Giuseppe Ippolito, precisa che non è così probabile, visto che è necessario un contatto diretto e ravvicinato.

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Ricapitolando: la coppia di cinesi ricoverata all'ospedale Spallanzani dopo essere arrivata a Milano avrebbe fatto, prima di venire a Roma, solo la tappa intermedia di Parma.

Da lì, secondo quanto si è appreso, avrebbe affittato un auto e sarebbe arrivata autonomamente a Roma. Dunque non avrebbe raggiunto la Capitale con mezzi di trasporto collettivi. Lo si apprende da fonti informate. I due avrebbero dunque raggiunto Roma prima della comitiva di turisti cinesi, il cui bus ieri è stato recuperato a Cassino e scortato fino allo Spallanzani. 



A Maplensa controlli febbre passeggeri volo da Cina. Ai passeggeri e al personale di bordo del volo 0946 dell'Air China arrivato a Malpensa da Pechino è stata misurata per tre volte la temperatura, da medici saliti con mascherine e tute a bordo dell'aereo prima dello sbarco, ed è stato consegnato un vademecum con le indicazioni dei presidi a cui rivolgersi in caso si avvertissero sintomi sospetti di coronavirus. A riferirlo sono i parenti in attesa al Terminal arrivi B di Malpensa, in contatto con i loro cari che ancora devono uscire e sono in attesa dei bagagli, e alcuni assistenti di volo di Air China. Il volo in arrivo da Pechino è uno degli ultimi autorizzati ad atterrare in Italia dopo il blocco aereo da e per la Cina annunciato ieri dal premier Giuseppe Conte. All'aeroporto internazionale di Malpensa sono attesi nelle prossime ore anche un volo da Hong Kong della compagnia Cathay Pacific, atteso alle 6:45, e uno da Shanghai dell'Air China, atteso alle 7:15.

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«Prima di scendere dall'aereo gli operatori sanitari, vestiti con le protezioni, mascherine e visiere, ci hanno misurato due volte la febbre con un termometro a infrarossi, ci hanno chiesto i contatti e gli spostamenti e consegnato un vademecum». È questo il racconto di madre e figlio passeggeri del volo 0946 dell'Air China, uno degli ultimi in arrivo a Malpensa da Pechino dopo il 'bloccò aereo annunciato ieri dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte per prevenire la diffusione del coronavirus. «Mi sembra» una misura «normale - ha detto il giovane che, come la madre, indossa una mascherina scura -. I controlli sono durati una quarantina di minuti in tutto».

 
«Noi arriviamo da Shenzen e lì eravamo controllati sempre: misuravano la febbre dalla metropolitana ai mezzi pubblici, quando si entrava nell'area di residenza negli ingressi dei condomini. Là c'era un controllo pazzesco», ha spiegato ancora la madre, e «in alcune regioni della Cina sui mezzi pubblici è obbligatorio indossare le mascherine, altrimenti non fanno salire. Credo che in Cina tutte le misure preventive siano applicate in maniera efficiente», ha aggiunto il figlio. L'escalation di controlli, racconta il ragazzo che studia lingue in Cina, «è aumentato nell'ultimo mese: si è passati da poche mascherine indossate per precauzione alle mascherine finite nelle farmacie negli ultimi giorni. Dalla vigilia del Capodanno i controlli della temperatura si sono intensificati ancora di più». «Per come è ora la situazione, direi niente panico», ha concluso il ragazzo.


 

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