Elezioni, per M5S un'altra disfatta: «Concluso un ciclo politico»

Lunedì 27 Gennaio 2020 di Simone Canettieri
Elezioni, per M5S un'altra disfatta: «Concluso un ciclo politico»
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Il senso di smarrimento è totale. Anche perché non si trova nessuno che parli. A riprova che se la sconfitta è sempre orfana, figurarsi una disfatta di queste dimensioni. Preventivata da settimane, se non mesi. Luigi Di Maio, per esempio, passa la domenica in Sardegna, con la fidanzata Virginia Saba e a metà giornata pubblica la foto della «signora Ignazia» che spegne 107 candeline. Il ministro degli Esteri, nonché capo politico dimissionario, parla solo di corona virus. Beppe Grillo, che per motivi di salute ha dovuto annullare il tour al via a febbraio, si diletta a discettare di «case sulla luna e su Marte».

Alla Camera tutti cercano Vito Crimi per una dichiarazione. Ma il reggente tarda ad arrivare. «Dovrebbe passare nella notte», forse. Non lo farà. Solo oggi commenterà l'esito delle elezioni. La disfatta del M5S in Calabria ed Emilia Romagna è l'unico dato che accompagna la giornata. Al di là del successo scontato di Jole Santelli in Calabria e della vittoria di Stefano Bonaccini su Lucia Borgonzoni.

Max Bugani, uomo forte dei grillini in Emilia Romagna e già braccio destro di Davide Casaleggio, commenta a Il Messaggero: «Lo dico da un anno che è finito un ciclo: sono almeno 14 mesi che metto in guardia tutti. Fermarsi non voleva dire scappare - dice Bugani da sempre a favore di uno stop tecnico a questa competizione - voleva dire usare il cervello e organizzarsi e per ripartire. Gli Stati generali era un dovere farli prima di Waterloo e non dopo».

I VOTI
Il M5S imbarca acqua nella regione rossa per eccellenza, condannato a non entrare nemmeno in consiglio regionale. In Emilia Romagna, d'altronde, Di Maio non voleva presentarsi, idem in Calabria. Ma ormai è tutto è saltato.


L'unica consapevolezza tra i ministri pentastellati più vicini al premier Giuseppe Conte è che l'ipotesi della terzia via o, meglio del Movimento come ago della bilancia, perde intensità. Al favore di un rafforzamento del dialogo con il Pd che ormai è nelle cose.

Adesso si apre la fase della «rifondazione» ma non mancano le divisioni sui tempi. E sul «come», prima ancora che sul «chi». I numeri delle regionali raccontano un tracollo incredibile: in Emilia Romagna, la regione dove tutto iniziò con il primo Vaffa-day, i grillini passano dal 12% delle Europee al 4,8%, con il candidato governatore Simone Benini sotto di un punto rispetto alla lista, segno di un voto disgiunto che c'è stato, eccome. «Siamo soddisfatti - commenta - non siamo spariti noi, ma Forza Italia». Magra consolazione.
 



Una catastrofe anche in Calabria dove Francesco Aiello è sotto l'8% rispetto al 26,7 della scorsa primavera.
Crimi e Toninelli ieri hanno scritto ai parlamentari per accelerare sul congresso. Bisogna capire come far partecipare gli attivisti, se su Rousseau o fisicamente. Occorre anche stabilire se ci saranno o meno delle mozioni. E su cosa si sfideranno. «Cari Portavoce - si legge nel messaggio di Crimi, visionato dell'Adnkronos - a marzo abbiamo gli Stati Generali, il tempo è poco e si incastra con elezioni suppletive, regionali ed elezioni amministrative  e un referendum costituzionale. È quindi  necessario avviare nel più breve tempo possibile il processo di partecipazione che ci condurrà fino a quell'importante momento».

C'è anche chi sostiene altro: serve più tempo. «Due settimane in più o meno: non cambiano nulla». Tra i big regna la strategia. Paola Taverna ha già fatto il primo passo in avanti. Su una piattaforma che prevede un dialogo con il Pd. Di Maio rimane in disparte, per ora, convinto che potrà in qualche modo tornare a incidere sul futuro. Ci sono scorie di rancore ancora da smaltire nel mondo pentastellato. Dove tutti sono contro tutti.

LA CONTA
I ministri M5S, dando per scontato una disfatta abbastanza clamorosa, hanno passato la giornata di ieri a scambiarsi messaggi con dati ed exit poll.
Parola d'ordine: forza Bonaccini. E domani ci sarà il primo atto del dopo-Di Maio: tutti i rappresentati dell'esecutivo (ministri, viceministri e sottosegretari) si riuniranno per eleggere il nuovo capodelegazione a Palazzo Chigi. Due nomi in ballo: Alfonso Bonafede e Stefano Patuanelli. Alla fine dovrebbe spuntarla il Guardasigilli.

Ultimo aggiornamento: 14:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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