I Marzotto vendono la tenuta di Pietro: Valle Zignago ceduta ad un imprenditore veneto

Sabato 25 Gennaio 2020 di Maurizio Crema
Uno scorcio dell'oasi di Valle Zignago
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VENEZIA - È stato il buen retiro di Pietro Marzotto, il suo ultimo rifugio nela laguna di Caorle per 14 anni e fino alla morte avvenuta nell’aprile del 2018, un posto dove anche Ernest Hemingway e l’ex re di Spagna Juan Carlos di Borbone amavano andare a caccia. Un’oasi di natura selvaggia a pochi chilometri da Venezia che passa sotto il nome di Valle Zignago. I quattro figli del conte del tessile-abbigliamento italiano e veneto non hanno però la sua stessa passione per la natura e hanno deciso di vendere questo gioiello di 814 ettari di acqua e terra. Il contratto preliminare è già stato firmato. Il rogito è atteso a settimane. A comprare è Alessandro Banzato, anzi, più esattamente, una sua società.

L’imprenditore padovano delle Acciaierie Venete e presidente di Federacciai, la Confindustria di settore, è pronto a investire più di una ventina di milioni di euro per questo posto che tutti raccontano come incantato. Ma sulla cifra il riserbo è stretto. Fonti ufficiali del gruppo Banzato confermano solo l’operazione ed evidenziano come sia in via di costituzione una società proprio per acquisire la Valle Zignago. L’unico dei figli di Pietro Marzotto che non vedrebbe di buon occhio questa cessione sarebbe Umberto. Il musicista-velista si sarebbe innamorato di quel posto vicino a Caorle, ma sarebbe stato messo in minoranza dagli altri eredi che hanno deciso di tagliare anche con questo passato.
Quattordici anni fa Pietro Marzotto aveva venduto il pacchetto azionario del gruppo tessile vicentino - «Mi hanno cacciato», disse allora - e villa Valle in centro a Valdagno per stabilirsi in una dimora nella Valle Zignago, un tempo proprietà della famiglia e poi venduta ai costruttori veneziani Furlanis, ma riacquistata proprio dall’ultimo genito del conte Gaetano. Pietro, imprenditore di grande cultura e personalità, e l’ultima moglie Anna, avevano arredato questa casa in laguna in maniera quasi principesca.
Le pareti, narra in un’intervista per questo giornale Edoardo Pittalis, erano impreziosite dalla collezione di quadri dell’Ottocento italiano iniziata dal padre Gaetano: ritratti di Boldini, opere di De Nittis e Fattori, un insolito e suggestivo Pellizza da Volpedo, un paesaggio ricoperto di neve che sta per sciogliersi al primo sole. Proprio come si era sciolto l’impero tessile dei Marzotto: «La nostra è una famiglia che si è frantumata. Troppi errori. Siamo alla sesta generazione, i nipoti sono 70», disse il conte Pietro. E oggi un altro pezzo di quella storia è pronto a passare ancora di mano.
BONIFICA
Valle Zignago ha una superficie acquatica di 377 ettari. Negli anni ‘30 dello scorso secolo questa zona subì una profonda bonifica per praticare l’itticoltura estensiva e l’agricoltura. L’attuale zona umida è rappresentata da una vasta area valliva inframezzata da isolotti di medie e grandi dimensioni utilizzati per le coltivazioni di frutta. Ma è soprattutto un’importante area di sosta e svernamento di uccelli acquatici: folaghe, aironi e rapaci. Dove si pratica (o si praticava) la caccia in botte, grande passione di molti imprenditori veneti e di Pietro. La valle Zignago si apre lungo il corso fluviale del canale Nicesolo ed è diventata l’habitat ideale anche per numerose specie di pesci, vari anfibi, rettili e piccoli mammiferi. Un paradiso dove potrebbe nascere anche un’impresa di agricoltura e allevamento bio. Ma questo è già il futuro. Che passerà sotto il segno di Alessandro Banzato.

 
Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 13:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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