Daspo cancellato dal Tar: il sacilese Giust torna ad allenare i suoi ragazzi

Martedì 21 Gennaio 2020 di Cristina Antonutti Pier Paolo Simonato
Lo striscione appeso alla rete del campo sportivo dagli Esordienti del Fontanafredda per "riavere" il loro allenatore, che era stato colpito da un Daspo
PORDENONE Il Tar ha riabilitato l’allenatore dei ragazzi del Fontanafredda. È stato annullato il Daspo che da novembre gli vietava di accedere agli impianti sportivi che ospitassero qualsiasi incontro di calcio. Il sacilese Flavio Giust, 42 anni, ieri pomeriggio è tornato al Tognon per rimettersi al lavoro con i suoi Esordienti. È stata una sorpresa per tutti, dopo due mesi di buio. «Ero esausto e non posso sentirmi felice - sostiene il mister -. Diciamo semplicemente che ho ottenuto di nuovo ciò che mi spettava, non avendo fatto nulla. Non tocca a me commentare una sentenza, né sono in grado di farlo. Posso però dire che mi è stato tolto di dosso un peso che non meritavo. Adesso l’altra grande gioia sarà quella di poter tornare a seguire mio figlio Nicolò, portiere del Pordenone Under 14, primo in classifica nel campionato nazionale». Luca Muranella, presidente del Fontanafredda, lo sostiene: «Ha deciso il campo, non era successo niente e adesso è chiaro per tutti. Lo stesso dirigente arbitro aveva ammesso subito di non aver sentito nulla. Siamo usciti dalle forche caudine dando un segnale importante su chi siamo e cosa facciamo nel club rossonero. Ringrazio tutto il mondo del calcio dilettantistico, dalla dirigenza federale ai direttori di gara, per averci dato subito credito. I valori che ci sforziamo di trasmettere vanno ben al di là di una vittoria o di una sconfitta sul campo».
All’origine del Daspo c'era stata la protesta pubblica di alcuni genitori per il linguaggio usato in campo dal mister. «Un’indole violenta con comportamenti che incitano, inneggiano e inducono alla violenza - erano le conclusioni della Questura - e che avrebbero potuto portare a serie turbative per l’ordine pubblico e la sicurezza dei minori». Il Daspo si fondava sulle testimonianze di tre tifosi della squadra avversaria, ai quali - sottolineano i giudici - è anche «riconducibile la diffusione della notizia alla stampa». «Le carenze dell’istruttoria erano ben chiare, come discordanti apparivano le presunte prove acquisite - spiega l’avvocato Nadir Plasenzotti, che ha seguito sin dalle prime battute il caso Giust -. Bisognava quantomeno sentire l’interessato e valutare il referto arbitrale prima di assumere un provvedimento del genere nei confronti di un dilettante. Nella condotta di Giust era evidente anche la mancanza di un atteggiamento violento o capace d’indurre alla violenza».
Secondo i giudici, le condotte violente contestate a Giust non trovano riscontro nell’istruttoria, dove sono state prese in considerazione soltanto le dichiarazioni di tre genitori di calciatori della squadra avversaria. Dal referto arbitrale, però, non risulta che il sacilese abbia «per l’intera durata dell’incontro calcistico proferito parole offensive nei confronti dell’arbitro». L’unico neo riguarderebbe uno scambio di battute con l’arbitro dopo una svista dei suoi ragazzi, che facevano ripartire l’azione prima del fischio. Giust, rivolgendosi alla sua panchina, dove erano presenti anche dei bambini, aveva sbottato «l’è anca teron». Non sarà buona educazione - affermano i giudici del Tar - ma non era il caso di emettere un Daspo. Nemmeno espressioni volgari e pugni contro la copertura della panchina sono stati ritenuti comportamenti con risvolti pericolosi per l’ordine pubblico negli impianti sportivi e «in grado di legittimare il Daspo per il periodo di un anno».
Il presidente Oria Settesoldi e i giudici Manuela Sinigoi, (estensore) e Nicola Bardino hanno tenuto conto del fatto che il “fischietto” - destinatario di quel «l’è anca teron» - non aveva segnalato alcun profilo di carattere disciplinare. Anche per questo, secondo il Tar, l’istruttoria della Questura è «di dubbia completezza»: arbitro, società e genitori-tifosi sentiti a sommarie informazioni forniscono infatti indicazioni diverse sul comportamento di Giust. E ciò avrebbe «dovuto suggerire l’espletamento di più approfondite indagini». Secondo il Tar sarebbe stato opportuno sentire anche Giust, attraverso la notifica dell’avvio del procedimento, «stante la palese insussistenza, nel caso specifico, di ragioni di estrema urgenza ostative» all’audizione del mister.
Cristina Antonutti
Pierpaolo Simonato
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