Mamma si dà fuoco. Il papà della bimba: «Voglio bene a mia figlia, ma la madre andava aiutata»

Martedì 21 Gennaio 2020 di Giuliano Pavan
Mamma si dà fuoco. Il papà della bimba: «Voglio bene a mia figlia, ma la madre andava aiutata»
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Le ultime notizie sulla mamma che si è data fuoco lunedì 20 gennaio davanti alla sede del Tribunale dei minori di Mestre: non le facevano più vedere la figlia, avuta da una relazione clandestina con un ex dirigente trevigiano, e la bimba era stata dichiarata adottabile.

Nell'ufficio dell'attività di famiglia c'è più rassegnazione che dolore, quasi a sottolineare che il gesto della 49enne era un epilogo annunciato. Il rapporto tra la donna e il padre della sua bambina è stato tanto fugace quanto travagliato. Una breve relazione extraconiugale che ha finito per distruggere, o quantomeno complicare, la vita di entrambi.

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Facendo poi pagare le conseguenze di quell'amore clandestino a una bambina di otto anni, costretta a vivere in una comunità protetta da più di due in attesa di trovare una casa vera, dei genitori che la amino e la facciano crescere e una serenità che finora non ha avuto modo di conoscere, se non a sprazzi. La madre l'ha tenuta con sé per i primi anni di vita, fino al 2017, quando le è stata tolta dal Tribunale. Lo stesso anno in cui il padre ha deciso di riconoscerla, anche se fino a quel momento aveva provveduto a mantenerla a distanza e a vederla saltuariamente. 
 

 


IL RACCONTO
Il padre, che oggi ha 69 anni, ama quella bambina. Ma ha sempre avuto paura della madre. «Deve essere curata - ripete costantemente - Lo dicevo da tempo e adesso guardate cos'è successo». Tra loro, travolti da una passione passeggera, i rapporti si sono incrinati da subito. Colpa probabilmente del disturbo di personalità di cui soffre la 49enne, come certificato dagli inquirenti. 

«È stato un errore stare con lei, ma è accaduto - ricorda il padre - All'inizio abitavano nella periferia sud di Treviso, poi lei (la madre, ndr) è andata in Marocco ed è tornata a Mestre senza la bambina, dove voleva piazzare la sua nuova residenza». L'uomo sostiene che la 49enne non volesse più occuparsi della piccola: più di una volta infatti aveva fatto pressioni perché la riconoscesse e ne chiedesse l'affidamento. «È una cosa che non ho mai voluto fare - spiega - perché lei era una minaccia. Negli ultimi due anni l'ho denunciata quattro volte per stalking. Me la sono ritrovata a casa e nell'attività dei miei figli. Si è spogliata di fronte al mio avvocato. Mi ha minacciato di morte. Mi ha tempestato di messaggi e telefonate a qualsiasi ora del giorno e della notte. Se avessi avuto la bambina con me non mi avrebbe mai lasciato in pace». 

IL RETROSCENA
Era la primavera del 2017 quando mamma e figlia si trasferirono a Padova. E fu l'inizio della fine. La donna si presentò in ospedale dicendo che la figlia, che all'epoca aveva sei anni, era stata violentata dagli operai che avevano eseguito il trasloco. «Un racconto surreale - dichiara il padre della piccola - Furono informati del fatto i servizi sociali che poi, al termine delle indagini e delle analisi sulla piccola, giunsero alla conclusione che la donna si era inventata tutto. Fu il momento in cui iniziò l'iter che portò il Tribunale dei minori a toglierle l'affidamento, e quando io decisi di riconoscerla».
La piccola venne inserita in una comunità protetta, e col tempo alla madre venne anche vietato di andarla a trovare. «Una situazione al limite dell'assurdo - continua - ma che denota come lei abbia sempre avuto bisogno di cure. Dovrebbe essere inserita in un percorso lavorativo seguita dai servizi sociali, cosa che non è stata fatta finora». L'ex funzionario comunale non accusa nessuno, è soltanto triste per il tragico epilogo della vicenda che forse poteva essere evitato. 

IL FUTURO
Le condizioni della 49enne sono gravi. L'ex amante lo sa, e prega che tutto possa risolversi per il meglio. Ma è combattuto, così come il suo legale. «Cosa succederà adesso?» si chiedono entrambi.
Attendendo il prossimo bollettino medico, il pensiero del padre va alla piccola: «Le pratiche per l'adozione subiranno probabilmente un ulteriore stop. Non si meritava anche questo». Una soluzione, sottolinea il legale dell'uomo, è che la bambina vada a vivere definitivamente con il padre, ma c'è un ostacolo che per l'uomo pare insormontabile: la paura della madre. Non si augura di certo la morte della donna, anzi. Spera con tutto il cuore che si possa riprendere al più presto. «Ci siamo voluti bene - conclude - e anche se i rapporti tra di noi sono ridotti praticamente a zero non posso che stare in pena per lei. Poi ci sarà tempo per decidere cosa fare». Ha gli occhi lucidi, e il dramma di ieri mattina è una ferita che non si rimarginerà facilmente. Il rischio che la figlia rimanga orfana di madre è purtroppo alto, e da tenere in considerazione. Il padre ne è consapevole, e in quel malaugurato caso ha detto di essere deciso chiederne l'affidamento. 
Giuliano Pavan
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Ultimo aggiornamento: 22 Gennaio, 15:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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