Autostrade, renziani all'attacco: emendamento contro la revoca della concessione

Martedì 21 Gennaio 2020 di Alberto Gentili e Umberto Mancini
Autostrade, renziani all'attacco: emendamento contro la revoca della concessione
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ROMA E' scontro tra i rosso-gialli. Matteo Renzi l'aveva promesso: «Italia Viva è pronta a salire sulla barricate». E così è. Il partito dell'ex premier ha presentato in extremis alla Camera un emendamento soppressivo della norma - contenuta nel decreto Milleproroghe e proposta dal governo - che in caso di revoca delle concessioni autostradali affida all'Anas la gestione transitoria e riduce le eventuali penali a carico dello Stato.

Da Palazzo Chigi non filtra alcun commento, ma l'irritazione per la mossa di Renzi è palpabile sia nel Pd che tra i 5Stelle. L'ex premier ha presentato l'emendamento perché convinto «che l'Italia non può segare il ramo su cui è seduta: con un atto del genere perderemmo ogni credibilità verso gli investitori internazionali, non si cambiano le leggi in corsa e non si stracciano le convenzioni in essere. Non è serio».

LE CONSEGUENZE
La mossa di Renzi non dovrebbe però avere effetti pratici. Con ogni probabilità l'emendamento verrà respinto: «C'è così tanta demagogia e propaganda in giro», dice un alto esponente di Italia Viva, «che tutti cercano un presunto colpevole per il disastro del ponte Morandi e dunque tutti voteranno contro una norma che difende solo il buonsenso. Gli alleati stiano tranquilli: l'emendamento non passa...».

Vero? Si vedrà tra qualche giorno nell'Aula di Montecitorio. Nel frattempo slitta ancora la decisione sul destino delle concessioni. «Tutto verrà deciso dopo il voto in Emilia e Calabria domenica», dice una fonte che cura il dossier, «il Consiglio dei ministri in cui potrebbe essere presa una determinazione potrebbe essere quello di giovedì 30 gennaio o di venerdì 31».

Le posizioni sono note. Luigi Di Maio insiste per la revoca secca: «Bisogna fare giustizia per le 43 vittime di Genova». Tant'è che ha bocciato l'idea di una maxi-multa ad Atlantia. Il premier Giuseppe Conte cerca di mediare e a palazzo Chigi non escludono una revoca parziale per i tratti autostradali in cui sono stati «manifesti e lampanti» la scarsa manutenzione e il conseguente degrado strutturale di ponti, viadotti e gallerie. Soluzione che troverebbe favorevole anche il Pd con la ministra Paola De Micheli (Infrastrutture) e Roberto Gualtieri (Economia), preoccupati per l'eventuale risarcimento miliardario. In serata il premier ha ribadito che la decisione sarà ponderata e nell'interesse collettivo.

LE REAZIONI
Da Atlantia, la holding che controlla Autostrade per l'Italia, non trapela nulla. L'azienda aspetta di capire quali saranno le scelte finali. Ha fatto comunque già sapere che nel caso in cui non ci sarà una modifica dell'articolo 35 - quello che vuole abrogare Italia Viva - entro il 28 febbraio, data di conversione del decreto sulle concessioni, scatterà la risoluzione della convenzione, come previsto del resto dalla normativa in vigore. Le attuali regole stabiliscono infatti che una modifica dei patti dà il diritto alla risoluzione del contratto e, sempre secondo la convenzione e i legali di Autostrade, ad un maxi risarcimento da oltre 25 miliardi.

Ma al di là dei tatticismi c'è poco tempo fino per trovare un'intesa ed evitare una battaglia legale dagli esisti incerti.

Se invece la maggioranza dovesse procedere sulla strada già segnata lo scontro sarebbe totale. Per la verità anche la scadenza di febbraio potrebbe essere superata qualora il quadro regolatorio dovesse successivamente cambiare. Autostrade ha infatti altri sei mesi, dopo la comunicazione formale della risoluzione, per restituire la concessione. Il nuovo piano industriale di Aspi e le aperture sul fronte degli investimenti, dei pedaggi e della manutenzione restano ancora sul tavolo di un negoziato che al momento è nel limbo.

Ultimo aggiornamento: 09:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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