Salvi gli abeti rossi del cinepanettone "Vacanze di Natale"

Sabato 18 Gennaio 2020 di Angela Pederiva
La Baita dell'Orso nel cinepanettone degli anni '80
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VENEZIA - Dopo una battaglia giudiziaria durata una dozzina di anni, sono salvi gli alberi delle contesse a Cortina d'Ampezzo. Si tratta di nove abeti rossi che circondano la Baita dell'orso, villa immortalata dal film Vacanze di Natale, primo cinepanettone dell'èra Vanzina-De Laurentiis. Poco dopo la loro piantumazione il Comune ne aveva ordinato l'abbattimento, ritenendoli pericolosi per la sicurezza stradale, ma prima il Tar del Veneto e adesso il Consiglio di Stato hanno accolto le ragioni di Marina Graziana, Bona e Barbara Orsi Mangelli.
LA VICENDA
Le conifere erano state messe a dimora nel 2007, all'interno della proprietà privata di via Pralongo, al confine con la strada comunale. Ma il 13 giugno 2008 il municipio ne aveva disposto il taglio, sulla base del divieto di introdurre essenze resinose di alto fusto all'interno dei nuclei abitati e dell'obbligo di formalizzare la Dia (Dichiarazione di inizio attività) in caso di piantumazioni. Perciò le nobildonne avevano presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale, sostenendo che l'ordinanza fosse illegittima in quanto firmata da un funzionario e che il rimboschimento non fosse avvenuto da zero: quei nove esemplari, «comunque specie autoctona», erano stati inseriti al posto di un filare preesistente. La loro argomentazione era stata accolta dal Tar già il 14 novembre 2008, con la specificazione che «la sostituzione di piante morte non determina effetti pregiudizievoli dei valori paesaggistici oggetto di protezione», per cui quell'intervento botanico non era «soggetto ad autorizzazione paesaggistica».
Pareva finita lì, con il via libera ai nuovi abeti rossi, chiamati a prendere il posto di alcuni degli alberi ritratti nella pellicola del 1983, attorno alla casa che nella commedia era abitata dai romani Covelli, una famiglia di costruttori edili ricchi e annoiati. Invece nel 2009 il Comune aveva impugnato il verdetto di primo grado, ribadendo la propria tesi: «La messa a dimora di alberi e piante posti a recinzione richiede l'acquisizione del titolo edilizio, nonché l'autorizzazione paesaggistica, in ragione del vincolo paesaggistico ricadente su tutto il territorio comunale». E anche se il 21 gennaio 2011 la Regione aveva rilasciato l'autorizzazione paesaggistica, il municipio l'aveva reputata irrilevante ai fini edilizi, in quanto «la piantumazione degli abeti non era conforme alla disciplina urbanistico-edilizia vigente al momento della realizzazione dell'intervento, e neppure al momento della rilevazione dell'abuso».
LE MOTIVAZIONI
Con una sentenza pubblicata ieri, però, il Consiglio di Stato ha ritenuto inammissibile la doglianza dell'ente locale, facendo proprie le conclusioni dei giudici di Venezia: «L'acquisizione del titolo edilizio è necessaria non già per la sostituzione (con piante della stessa specie) di piante esistenti e rimosse per perimento, ma unicamente per la messa a dimora di piante nuove inesistenti nel sedime di collocazione, ovvero di piante diverse da quelle ivi preesistenti. Ciò nella condivisibile considerazione che la mera sostituzione di piante morte con altre vive della medesima specie non integra, infatti, una trasformazione urbanistica, ma, anzi, implica e comporta il permanere (ancorché sotto il profilo della ricostituzione) dell'originaria situazione, con conseguente non assoggettabilità di siffatto intervento a titolo abilitativo».
Perché il Comune ha insistito così tanto? Ecco il motivo del divieto di nuove conifere: «Evitare la presenza di specie arboree che schermano, in ragione della loro conformazione, l'esposizione al sole, con conseguente effetto di permanenza del ghiaccio nella strada». Ma per i magistrati di secondo grado, questo argomento è infondato, «in quanto la mera sostituzione di piante morte (nel caso di specie in numero di nove) non dà luogo a piantumazione in senso tecnico, intesa, secondo la botanica, quale messa a dimora di piante arboree, in viali e giardini, secondo un progetto coerente di sistemazione dell'area», come tale bisognosa di un titolo abilitativo. Dunque fine del contenzioso fra le contesse e il municipio. Come diceva Covelli junior all'insistente custode della Baita dell'orso: «Damme tregua...».

 
Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 10:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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