Siringhe di eroina nell'astuccio: nei guai una 17enne dell'alberghiero Bellini

Sabato 18 Gennaio 2020 di Francesco Campi
Le siringhe poste sotto sequestro dai carabinieri
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TRECENTA - Eroina iniettata in vena, con le siringhe che una ragazzina di appena 17 anni conservava in un astuccio, insieme a un cucchiaio usato per “cucinare” la droga. L’allarmante scoperta è stata fatta ieri mattina fra i banchi dell’Istituto professionale alberghiero e agrario “Bellini” di Trecenta, che è anche convitto maschile. Un ritrovamento che riporta indietro di un ventennio: l’eroina sembrava essere divenuta “residuale” e, invece, sta riemergendo con prepotenza, anche e soprattutto fra giovani e giovanissimi. Ieri, di prima mattina, i carabinieri della Compagnia di Castelmassa, della Stazione di Trecenta e del Nucleo cinofili di Torreglia sono entrati a scuola per uno dei tanti controlli antidroga eseguiti a rotazione nelle scuole, controllando gli spazi comuni ma anche zaini e giubbotti degli studenti. Nel corso di queste operazioni il fiuto dei cani ha fatto saltare fuori un pacchettino contenente 0,8 grammi di marijuana, nello zaino di un ragazzo appena maggiorenne, ma, soprattutto, diverse siringhe usate, con residui di eroina, nell’astuccio di una 17enne, insieme a tutti gli strumenti per il consumo. 

SEQUESTRO
Tutto è stato posto sotto sequestro e per i due giovani è scattata la segnalazione amministrativa come assuntori. Per la dirigente scolastica dell’Ipssa Bellini, Maria Elisabetta Soffritti: «Questo controllo dimostra che la scuola c’è, è presente e non solo svolge una funzione educativa ma anche di controllo, in collaborazione con le forze dell’ordine. Operazioni di questo tipo, infatti, rientrano nell’ambito di un continuo scambio con le forze dell’ordine, sempre pronte a rispondere alle nostre sollecitazioni. Svolgiamo percorsi di educazione e prevenzione alle dipendenze, e i controlli periodici rientrano in questo ambito, è necessario anche questo aspetto». 
Si tratta di un altro campanello d’allarme dopo, a inizio dicembre, l’operazione “Titti”, della Squadra mobile di Rovigo, che ha portato all’arresto di due spacciatori, entrambi di origini nigeriane e che si facevano chiamare entrambi “Titti” dai propri clienti, cercando così di confondere le acque in caso di indagini e delineando un quadro non rassicurante su come l’eroina sia tornata a infestare anche a Rovigo, scorrendo in quantità impensabili, tagliata anche con sostanze a loro volta pericolose, con decine e decine di consumatori, soprattutto fra i 20 e i 30 anni, ma anche più di un minorenne e molti anche over 50. 

L’ALLARME
Nell’occasione, il Questore di Rovigo Raffaele Cavallo aveva indicato, fra i motivi del ritorno dell’eroina, «una reimportazione attraverso la criminalità straniera per un uso inizialmente nelle comunità di appartenenza». Il Procuratore capo Raffaele Ruberto, invece, aveva rimarcato anche «l’aspetto economico che gioca un fattore importante, così come il forte effetto psicotropo». Una sostanza che produce una dipendenza fortissima. Oltre all’operazione “Titti”, più di un riscontro della presenza di eroina si è avuto anche ad Adria. Dipendente ne è Roberto Lo Coco, in carcere con l’accusa di aver strangolato e ucciso la giovane moglie Giulia Lazzari. L’8 novembre sono stati fermati e denunciati a piede libero un 35enne e una 26enne che avevano circa 6 grammi. Il 7 novembre era stata arrestata con poco meno di 10 grammi, Eleonora Tosi, morta tra il 27 e il 28 dicembre a 46 anni.
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