Calenda: «Il governo tira a campare. Renzi? Collaboriamo»

Venerdì 17 Gennaio 2020 di Mario Ajello
Calenda: «Il governo tira a campare. Renzi? Collaboriamo»
Onorevole Calenda, finalmente vi siete sentiti con Renzi, per la formazione di un polo comune contro destra e sinistra? 
«Certo che ci siamo sentiti, e di sicuro all'Italia serve una terza forza contro il populismo dei 5 stelle a cui il Pd ha ceduto tutto e contro il sovranismo di Salvini. A questo terzo polo noi di Azione stiamo lavorando con Più Europa. Quanto a Renzi, siamo d'accordo a ragionare - e in Puglia c'è l'occasione di farlo e il terreno giusto - su candidati comuni nel voto delle regionali quando i candidati proposti dal Pd non li riteniamo bravi. Con Renzi ci siamo detti che Michele Emiliano è un pessimo governatore. Oltretutto non si capisce perché il Pd lo candidi, visto che ha sempre sputato su quel partito in tutti i modi, non è più del Pd, ha attaccato tutte le politiche del Pd quando governava con il centrosinistra e alle primarie ha portato le truppe cammellate». 

Sta dicendo che la convergenza con Italia Viva è di tipo locale e non nazionale? 
«Al momento, ci divide la posizione sul governo: il partito di Renzi è nella maggioranza e noi all'opposizione. Ciò non toglie che, per esempio alle suppletive di marzo a Roma, si possa trovare un candidato comune. Ne ho in mente alcuni. Non faccio nomi, ma serve qualcuno che abbia una conoscenza molto profonda e di tipo anche tecnico della Capitale. Perché Roma avrà un'importanza particolare nel 2020. C'è la discussione sui poteri straordinari della Capitale e un'emergenza cittadina evidente e davvero preoccupante». 

Sui grandi temi nazionali però, con Renzi, siete in totale sintonia. Non la pensate allo stesso modo sulla prescrizione?
«Certo che sì! Il Pd e il governo, su questo e su molto altro, sono grillizzati. L'Italia purtroppo, anche per colpa dei dem, è nettamente a guida 5 stelle. Basti pensare ai tentativi assurdi di nazionalizzare tutto: dalle autostrade, all'Alitalia, all'Ilva. Per non dire del taglio del numero dei parlamentari fatto male e di altri errori di tipo ideologico e demagogico». 

A cominciare proprio dalla giustizia? 
«Qui siamo a un pericolosissimo arretramento del Pd. I tentativi di approdo al garantismo si sono arenati tristemente. E il Pd è piombato in un giustizialismo caciarone. Pensano di risolvere per legge problemi che attengono alla gestione amministrativa della giustizia. E così non si fa che intasare tutto il sistema e allungare all'infinito i processi. Anche il fatto che ogni comportamento sbagliato diventi penalmente rilevante comporta un ovvio intasamento della giustizia con i tempi che vediamo. Una normativa penale iper-punitiva e persone che escono dal carcere dopo pochi anni: questo combinato disposto non mi pare di grande efficacia». 

La nascita di un terzo polo risolverà tutto?
«Di sicuro, l'Italia non può permettersi di dover scegliere tra il sovranismo di Salvini e il neo-populismo di Zingaretti e Grillo. La nostra road map è arrivare a un soggetto unico con Più Europa e dialogare, sulla base della concretezza, con Italia Viva e con gli altri soggetti dell'area liberale. Bisogna valutare, anche nella scelta dei candidati regionali, sui dati di fatto: sulla bravura delle persone. Invece l'Italia è ancora bloccata nella vecchia battaglia ideologica tra fascisti e comunisti. Dobbiamo sforzarci in tutti i modi per staccare le forze socialdemocratiche dal grillismo e le forze popolari dal salvinismo. E' un progetto ambizioso ma possibile». 

Non crede però che il proporzionale, ora che la Consulta ha bocciato il maggioritario alla Calderoli, aiuti non la composizione ma la frammentazione politica?
«Il proporzionale, a un partito come il nostro di Azione, in questo momento lo avvantaggerebbe. Ma non aiuta il Paese. Non decide chi governa e favorisce i frazionismi e i trasformismi». 

Voi in Emilia Romagna state con Bonaccini. Ma dopo quel voto che cosa accadrà? 
«Niente, in qualunque caso. Il governo resterà aggrappato a se stesso. Il Pd ha messo in conto di non poter mai più vincere le elezioni nazionali. E quando una leadership pensa questo, non serve cambiare la linea politica del partito: occorre cambiare la leadership. I dem restano inchiodati all'idea anti-storica e perdente della difesa dal fascismo. Argomento che la sinistra ha usato sempre, anche contro Berlusconi, e che le ha provocato sconfitte a ripetizione. Penso insomma che il governo e il Pd, con i 5 stelle, continueranno a vivacchiare. Puntano alla sopravvivenza dentro il bunker, ma il bunker pieno di crepe». 
Ultimo aggiornamento: 12:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA