Fisco, il piano Gualtieri: meno tasse a 14 milioni di lavoratori. Esteso bonus 80 euro

Martedì 14 Gennaio 2020
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La maggioranza trova una linea comune sul calo delle tasse per i lavoratori dipendenti.

Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha incontrato la vice Laura Castelli che ieri aveva chiesto una strategia condivisa, ma anche la sottosegretaria di Leu Cecilia Guerra. In programma anche un incontro giovedì con il renziano Marattin. Da questi primi confronti nella maggioranza sulla norma per la riduzione del cuneo si sono svolti in un clima positivo. Tutti ritengono l'estensione del taglio del cuneo un primo passo della riforma fiscale che può essere definito velocemente e annunciato a breve. Magari già all'incontro in programma venerdì a Palazzo Chigi con i sindacati, dove potrebbe essere presentata la bozza di decreto attuativo che inquadra l'applicazione del taglio del cuneo fiscale attraverso il rinnovo del bonus di 80 euro per i lavoratori dipendenti.

«Taglieremo le tasse per 14 milioni di lavoratori» aveva promesso in mattinata Gualtieri. E nel pomeriggio il confronto è entrato nel vivo con tutto lo staff dei sottosegretari, anche con il vice ministro Antonio Misiani e il sottosegretario Pier Paolo Baretta. Ora la parola passa a tecnici per le simulazioni che consentiranno di definire nel dettaglio la riduzione in base alle risorse disponibili. Al momento l'obiettivo fiscale più prossimo per il governo giallo-rosso è quello di estendere il bonus degli 80 euro a chi ha un reddito da lavoro dipendente fino a 35.000 euro. Gualtieri ha confermato che «entro questo mese sarà pronto un decreto che consenta di ridurre le tasse a 14 milioni di lavoratori, specie - ha sottolineato - i redditi medio bassi finora esclusi dagli 80 euro».

Se così sarà, a partire da luglio, gli 80 euro toccheranno anche da chi riceve in busta paga da 26.000 a 35.000 euro lordi. Secondo i calcoli del Mef si tratta di 4,5 milioni di lavoratori dipendenti in più che otterranno l'aumento netto in busta paga e che si aggiungono ai 10 milioni che già hanno il bonus Renzi (che non è escluso possano avere un ulteriore ritocco). È possibile che per queste fasce di reddito l'aumento netto di 80 euro si avrà aumentando le detrazioni, un meccanismo che però - come ha sottolineato oggi anche il segretario della Cisl Annamaria Furlan - rischierebbe di far diventare incapienti i redditi più bassi (8.200/11.000-12.000 euro lordi) che già godono di detrazioni consistenti. Il ministro dell'economia ha tracciato una road map.

«La prima tranche della riforma fiscale vogliamo farla partire subito: abbiamo fatto naturalmente una valutazione tecnica sulla possibile allocazione delle risorse non indifferenti per la riduzione del cuneo fiscale» ha detto Gualtieri sottolineando la voglia del Governo di togliersi di torno - dopo plastic tax e sugar tax - l'immagine dell'esecutivo che aumenta le tasse. Nel dettaglio, il decreto, prevede anche dei meccanismi per rendere meno brusco (e penalizzante per chi sfora di poco i 35.000 euro lordi) il décalage del bonus. Verosimilmente il bonus si ridurrà progressivamente dai 34.000 euro lordi. Ma per ridurre davvero, in modo significativo, le tasse e aumentare i redditi medi delle famiglie la via maestra, più difficile e complessa, è quella del taglio dell'Irpef (imposta sui redditi delle persone fisiche) che riguarda tutti i contribuenti.

Non a caso la riforma Irpef viene promessa a ogni campagna elettorale e poi negata nei fatti. La promise e non lo fece il governo Renzi (che si fermò agli 80 euro), lo promise e non lo realizzò il governo gialloverde (che si fermò alla flat tax per le partite Iva), dice di volerlo fare il governo Pd-M5S. Secondo Consiglio dei Commercialisti, il cuneo fiscale «aiuta poco le famiglie» e, facendo un pò il quadro delle fasce sociali che in questi anni hanno visto alleggerirsi il peso fiscali, hanno sottolineato che il ceto medio (che non ha avuto il bonus di 80 euro), pensionati e lavoratori autonomi «ha subito l'inasprimento della tassazione locale e senza contropartita».

Anche il viceministro all'economia Antonio Misiani (Pd), in una intervista, ha puntato il dito su quello che - a parere di tutti gli esperti di qualunque orientamento - è lo scaglione Irpef più penalizzato. «Bisogna partire dal peso eccessivo sui contribuenti del terzo scaglione, quelli che guadagnano dai 28.000 a 55.000 euro lordi annui su cui grava un'aliquota marginale del 38% rispetto al 27% del secondo scaglione» ha detto Misiani. È un fatto però che il welfare italiano è pagato proprio da chi guadagna più di 35.000 euro all'anno. Si tratta di una minoranza di Italiani (solo il 12%) che paga quasi il 60% dell'Irpef.

Ultimo aggiornamento: 15 Gennaio, 11:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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