PONTEVIGODARZERE (PADOVA) - Chi abita o parcheggia nella zona, non ne poteva più della situazione, tanto che l’aveva segnalata più volte al Comune. Dentro quell’area di sosta, a servizio del capolinea nord del Tram, a Pontevigodarzere, c’era fino a ieri un continuo via vai di camper e roulotte di nomadi che avevano preso possesso della zona e impedivano agli altri di usufruire senza problemi del parcheggio, gestito da Aps. I carabinieri della stazione di Padova Principale sono quindi intervenuti.
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All’interno hanno trovato solo un camper e hanno denunciato le due persone che lo occupavano per truffa e danneggiamento in concorso. La coppia, infatti, 56 anni lui, 55 lei, senza fissa dimora, avevano abbattuto la sbarra d’ingresso per poter entrare a piacimento senza pagare gli 8 euro di importo giornaliero previsto.
Residenti e passanti avevano chiamato varie volte il Comune per segnalare la situazione che era diventata ormai insostenibile a loro dire. Alla fine Palazzo Moroni ha chiesto l’intervento dell’Arma. I carabinieri giovedì, dunque, si sono presentati nel parcheggio, che viene utilizzato principalmente dai pendolari che lasciano qui l’auto e poi raggiungono il centro in tram. Il costo della giornata per la sosta delle macchine è di 8 euro, forfettizzato proprio per avvantaggiare chi deve restare in città tutto il giorno. Per evitare la “scocciatura” di superare la sbarra d’ingresso, la coppia di nomadi, che voleva essere libera di entrare e uscire a proprio piacimento, ha pensato bene di abbatterla, in modo tale da non dover pagare - o meglio, nel loro caso, forzarla - ogni volta. E questo gli è valso la denuncia sia per danneggiamento che per truffa ai danni dell’Aps, che gestisce la struttura.
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Capita spesso che alcuni nomadi cerchino di “conquistare” nuove aree dove accamparsi. In particolare succede quando le grandi famiglie Rom si dividono per un qualche motivo. L’ultima volta che era successo era la fine del 2018 e ad essere preso di mira era stato il piazzale delle corriere che vanno verso l’Est Europa in via Longhin. Per quattro volte nella stessa settimana i carabinieri erano dovuti intervenire per sgomberare il campo improvvisato da una parte della famiglia Seferovic, uno dei più noti e numericamente importanti nuclei familiari di nomadi del Padovano. Poco distante da lì sorge un campo nomadi “stabile” che nasce verso la metà degli anni Novanta con una finalità ben precisa: accogliere alcune decine di famiglie di profughi che fuggivano dalla guerra che divampava nell’ex Jugoslavia. Nel 2004, ad aggiungersi a questa comunità sono alcune famiglie che furono poi trasferite dall’allora giunta Zanonato dal campo abusivo di via Fra’ Paolo Sarpi.
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