Cade dalla seggiovia, bimbo salvato dal medico eroe: «Scivolava giù: l'ho preso al volo»

Venerdì 3 Gennaio 2020 di Paolo Calia
Michele Pagliaro. Cade dalla seggiovia, bimbo salvato dal medico eroe: «Scivolava giù: l'ho preso al volo»
TREVISO - «Quando l'ho visto scivolare nel vuoto ho istintivamente allungato il braccio e l'ho afferrato per la giacca a vento. Ed rimasto così sospeso, trattenuto solo da me». È drammatico il racconto di Michele Pagliaro, ex ufficiale dell'Aeronautica, medico dermatologo romano da anni residente a Treviso dove lavora alla clinica San Camillo oltre a gestire un ambulatorio a Castagnole. Ieri mattina, a Brentonico, in provincia di Trento, ha letteralmente salvato la vita a un bambino veronese di sei anni che stava cadendo dalla seggiovia in movimento. I due si trovavano ad almeno una decina di metri dal suolo. «Una caduta da quell'altezza avrebbe potuto avere conseguenze drammatiche», ammette.

LA DINAMICA
È stata questione di secondi. Quando ha visto il bambino di sei anni seduto accanto a lui scivolare nel vuoto, non ha pensato a nulla. Ha solo allungato il braccio afferrando la prima cosa che gli è capitata a tiro, nello specifico il bavero della giacca a vento del piccolo, paralizzato dal terrore. E lo ha tenuto così, sospeso nel vuoto, per quasi cinque minuti. Fino a quando non è stato possibile farlo cadere in modo controllato, in un punto più basso e con l'aiuto di qualcuno. Al bimbo è andata anche bene, se l'è cavata con una frattura a tibia e perone di una gamba e qualche contusione. Adesso si trova ricoverato in condizioni non gravi all'ospedale Santa Chiara di Trento, ma presto verrà trasferito nella sua Verona.

IL RACCONTO
«Questa mattina (ieri ndr) - racconta Pagliaro - sono salito sulla seggiovia Montagnola. È un impianto di risalito non coperto, di quelli con postazioni a quattro posti, chiusi con la barra. Assieme a me c'erano tre bambini che non conoscevo, probabilmente allievi della scuola di sci del posto. Accanto avevo il piccolo, di sei anni. Quando l'impianto si è messo in moto iniziando la salita verso la pista, il bambino ha cominciato a scivolare. Non so perché, forse era seduto troppo in avanti. Eravamo già molto alti quando ho capito che stava per cadere. A quel punto ho allungato il braccio, ho praticamente afferrato il piccolo al volo prima che precipitasse iniziando a gridare di fermare l'impianto». Ma nessuno lo ha ascoltato. Pagliaro si è così trovato a sorreggere il bambino, ormai terrorizzato, e praticamente sospeso nel vuoto. Uno sforzo immane sia per il peso del bimbo, sia per l'altezza a cui si i due si trovavano e sia per la posizione innaturale cui Pagliaro è dovuto rimanere per non perdere l'equilibro e mantenere salda la presa sul piccolo. Una situazione che non poteva durare a lungo.

IN SOCCORSO
«Per arrivare alla cima mancava ancora molto, non ce l'avrei mai fatta a resistere a lungo in quella posizione. Inoltre avevo anche paura di soffocare il bambino tenendolo in quel modo, era molto spaventato», ammette il medico. La situazione di pericolo non è però sfuggita a un gruppo di maestri da sci che, dalla pista, stavano osservando pietrificati la scena. «Ho visto che si stava avvicinando un punto con un rialzo, una zona di sosta lungo la pista riservata ai bambini, dove l'altezza dal terreno sarebbe stata di soli 3-4 metri». Un punto rialzato, il più adatto in quel momento per provare una sorta di caduta controllata cercando di ridurre al minimo eventuali conseguenze per il piccolo. «Gli istruttori - continua Pagliaro - si sono messi sotto per prendere il bambino o quanto meno per attutirne la caduta, così ho potuto con grande attenzione lasciarglielo. Erano già passati almeno quattro minuti, non avrei retto ancora per molto. È stato un grande sforzo». A quel punto, al medico trevigiano non è restato altro che arrivare alla fine delle corsa e tornare subito indietro per sincerarsi delle condizioni del piccolo. Nel frattempo erano sopraggiunti altri due medici per portare i primi soccorsi. «Sono stato ufficiale medico dell'Aeronautica - racconta - ho partecipato anche a varie operazione all'estero, dove mi è capitato di soccorrere dei bambini. Ho una figlia di quattro anni e mezzo e sono particolarmente preso da queste cose. Per fortuna, alla fine, è andato tutto bene».
Paolo Calia
Ultimo aggiornamento: 12:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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