Governo, strappo M5S al Senato: in tre passano con la Lega

Venerdì 13 Dicembre 2019 di Simone Canettieri
Governo, strappo M5S al Senato: in tre passano con la Lega
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I fronti aperti nemmeno si contano più, per Luigi Di Maio. Il leader del M5S nel giorno in cui lancia il team del futuro (con Alessandro Di Battista che si sfila dal direttorio a sei) è alle prese con l'opa della Lega in Senato. Stefano Lucidi, Ugo Grassi e Francesco Urraro da ieri sera sono passati ufficialmente con Matteo Salvini. E altri smottamenti sono all'orizzonte. Luigi Di Marzio per esempio annuncia: «Forse rimango, forse no. Sto pensando al Misto, ma forse il panettone lo mangio con il M5S».
Il clima è questo, ecco. E Palazzo Madama è un incubo per i vertici pentastellati. Con Lucidi che parla di «20 o 30 persone pronte a uscire dal Movimento per entrare in un nuovo gruppo». Ma in ottica Conte, però. Insomma, il trambusto è forte. E anche Beppe Grillo, come raccontato da Il Messaggero, sembra non riuscire a convincere chi vuole andarsene.


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LA REAZIONE
Di Maio passa la giornata ad attaccare Matteo Salvini, il suo ex sodale nel precedente governo gialloverde: «Sapete qual è il colmo? Che queste persone si fanno comprare da Matteo Salvini nelle stesse ore in cui Matteo Salvini, leader della Lega, viene indagato per presunto abuso di ufficio legato all'uso dei voli di Stato quando era ministro. Complimenti per il tempismo». Non solo. Il capo politico dei 5 Stelle continua: «Gli hanno promesso qualcosa alle elezioni regionali, un seggio alle elezioni nazionali... dicano quanto costa al kg un senatore per la Lega».
Per Di Maio si tratta solo di persone che vanno misurate per il «prezzo che danno alla propria dignità».

LA RIFORMA
Il caos piove nel giorno in cui si mette su Rousseau il team del futuro del M5S che in parte è già definito. La polemica ruota intorno alla scelta dei 6 facilitatori nazionali scelti dal capo politico Emilio Carelli, Paola Taverna, Danilo Toninelli, Ignazio Corrao, Barbara Floridia e Enrica Sabatini. Le ultime sono in quota Casaleggio-Rousseau si occuperanno di formazione e affari interni. L'ex direttore di Skytg24 Carelli dovrà occuparsi di comunicazione (scelta contestata dalla vecchia guardia), mentre la vicepresidente del Senato, Taverna, sarà la referente dell' attivismo locale. Nella rosa è stato recuperato l'ex ministro Toninelli a cui spetterà la campagna elettorale.
L'europarlamentare Corrao, che ha votato in dissenso alla commissione di Von der Leyen, da Strasburgo dovrà fare la spola in Italia per curare gli enti locali.
Il grande assente è Alessandro Di Battista: l'ex parlamentare ha preferito non far parte della regia dei sei facilitatori. Perché - racconta chi lo conosce - punta a prendere le redini del Movimento se Di Maio dovesse farsi da parte. Allo stesso tempo, non sono contemplati nel team gli esponenti grillini più vicini al governo giallorosso e dunque a Roberto Fico, presidente della Camera. All'ultimo momento, infine, è stata esclusa Roberta Lombardi: domenica la capogruppo in regione Lazio del M5S ha avuto una litigata feroce con Di Maio per alcune dichiarazioni rilasciate in tv.
Sta di fatto che il pacchetto dei sei sarà votato in blocco nelle prossime 48 ore. Decisione stigmatizzata dall'eurodeputato Fabio Massimo Castaldo: «La trovo una scelta ampiamente incoerente: abbiamo combattuto sempre contro i listini bloccati e imposti dall'alto, e ora poniamo i nostri attivisti davanti a un voto del genere?» chiede in rete. Esce dalla squadra dei facilitatori tematici, invece, l'ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta, nel mirino dei parlamentari per la vicenda della casa di servizio. «Presto dirò la mia verità in una conferenza stampa», annuncia Trenta. Domenica è prevista la presentazione della squadra.

REGIONALI
Intanto, ieri sera Rousseau ha decretato il candidato M5S in Emilia Romagna: è Simone Benini, consigliere comunale a Forlì, il più votato sulla piattaforma digitale con 335 preferenze.

Da oggi parte la corsa, con la tentazione del voto disgiunto per evitare che una sconfitta del governatore uscente Stefano Bonaccini (Pd) possa causare il cortocircuito nel governo.

Ultimo aggiornamento: 12:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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