Luigi Compiano: «Ho saldato i debiti ma ora sono ridotto in miseria». Il crac Nes: 36 milioni spariti

Venerdì 13 Dicembre 2019 di Giuliano Pavan
Crac Nes. Luigi Compiano: «Ho saldato i debiti ma ora sono ridotto in miseria»
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I prelievi per 36 milioni di euro dal caveau della Nes sono stati una rovina per tutti. In primis per Luigi Compiano. È quanto filtra a margine della prima udienza del processo principe a carico del patron della North East Services, quello in cui è l’unico imputato per appropriazione indebita aggravata, bancarotta documentale e semplice.

IL CRAC NES Luigi Compiano, crac da 36 milioni e fra i creditori della Nes c'è l'Ikea
IL TESORO DI LUIGI COMPIANO Ferrari, Bugatti, Jaguar: all’asta le 434 super-car del crac

 

«Mi hanno ridotto in miseria, ora vivo nelle difficoltà. Ma ho saldato i miei debiti con lo Stato, ho pagato» sono le uniche parole di Compiano che, come peraltro ha sempre fatto durante la fase giudiziaria, nemmeno ieri era presente in aula per l’inizio del procedimento penale per il crac da oltre 100 milioni di euro che ha di fatto sgretolato l’impero creato dal padre, che per anni ha avuto il monopolio nel campo della sicurezza.
 

La vita di Compiano, dopo lo scoppio dell’inchiesta, è stata infatti stravolta: tutti i suoi beni sono stati prima sequestrati e poi, con sentenza definitiva datata 9 luglio 2018, confiscati. In altre parole non ha più nulla. La villa in cui viveva è soltanto un ricordo: ora abita in un appartamento, sempre a Treviso, città che non ha voluto abbandonare. 
 L’UDIENZA
Sono passati sei anni da quando è stato scoperto l’ammanco milionario, ma solo ieri si è arrivati di fronte al collegio dei giudici. Della questione si era già occupato il gup Angelo Mascolo, rinviando Compiano a giudizio. Ma con una sentenza che ha fatto molto discutere: il giudice aveva infatti derubricato l’accusa da bancarotta fraudolenta ad appropriazione indebita aggravata, limando non solo l’eventuale quantificazione della pena in caso di condanna ma anche i termini di prescrizione. Spettro che aleggia tuttora sul procedimento e che, qualora dovesse intervenire, lascerebbe a bocca asciutta le parti offese, ovvero gli istituti di credito e i supermercati che avevano affidato i loro soldi alla società di Silea. Il pubblico ministero Massimo De Bortoli è però pronto a ripresentare al collegio l’ipotesi di bancarotta fraudolenta. Il legale di Compiano, l’avvocato Piero Barolo, intanto ha presentato un’eccezione preliminare che rischiava di mettere un freno al processo. 
LA STRATEGIA
«Dal maggio 2018 la legge ha subito una modifica e per procedere per appropriazione indebita è necessario che ci siano le querele delle parti offese.
Che in questo procedimento mancano. È quindi necessario fermare il dibattimento fino a quando queste querele non saranno sporte dalle persone interessate» ha eccepito l’avvocato Barolo. I giudici non hanno accolto l’istanza perché l’aggravante dell’ingente valore dell’appropriazione indebita consente la procedibilità d’ufficio: se l’avessero fatto la successiva udienza si sarebbe tenuta non prima di quattro mesi. Si andrà invece al 20 febbraio, dopo che le parti civili sono state ammesse e la Nes è stata esclusa come responsabile civile. In aula verrà ascoltato Diego Casonato, il commissario che ha guidato l’amministrazione straordinaria dopo il crac che ha cancellato non solo la Nes ma anche tutte le altre società collegate del gruppo. Un’audizione fiume in cui si parlerà anche dell’asta delle auto di lusso e delle barche, che Compiano aveva collezionato nel corso degli anni, che ha fruttato quasi 50 milioni di euro, denaro che è servito appunto per pagare i debiti con lo Stato (22 milioni di euro di tasse e contributi) e i creditori, che però stanno ancora attendendo.

Ultimo aggiornamento: 12:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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