Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Dio è donna e anche il cinema: sugli schermi
combattono Petrunya e Bernadette

Giovedì 12 Dicembre 2019


Petrunya, una giovane di 31 anni, ancora vergine, piuttosto grassa, laureata in storia e ancora senza lavoro, durante la festa dell’Epifania, in un villaggio macedone, conquista la croce sacra, lanciata nel fiume dal Pope ortodosso. Ma c’è un problema: alla gara possono partecipare solo i maschi. Alle donne non è permesso. Ma Petrunya è ostinata, si impunta e non vuole riconsegnare il trofeo, che ovviamente è considerato anche un portafortuna e ritenuto che in mano femminile possa provocare gravi problemi. Così Petrunya viene fermata dalla polizia, mentre fuori scoppia la rivolta. La situazione peggiora, arrivano le televisioni, il problema diventa un caso nazionale, la diplomazia lascia lo spazio al rancore, alla contrapposizione violenta, alla lotta tra i sessi. Ma Petrunya non cede.
Da tempo la regista Teona Strugar Mitevksa (alla quale l’ultimo festival di Torino ha dedicato una retrospettiva) spalanca il suo sguardo femminile su una società macedone ancora prigioniera di arcaiche credenze, destabilizzata da una povertà economica e intellettuale e sul desiderio di rivalsa, di ribellione. Petrunya è forse il suo film che più si avvicina anche a un pubblico più numeroso, perché si tratta di una commedia grottesca che gioca le sue carte in modo anche semplice, forse accentuando esageratamente la prova “rivoluzionaria” della ragazza, tra beghe familiari, potere ecclesiastico e giudiziario, contrapposizioni anche violente di genere, con un finale che dimostra come, nel frattempo, la croce sia diventata il simbolo di una emancipazione (si veda anche il personaggio della giornalista televisiva) raggiunta nella maniera più occasionale.
Presentato alla Berlinale 2019, è un film che focalizza la straordinaria interprete Zorica Nusheva, che con il suo corpo ingombrante attraversa il film in modo tellurico, squassando le certezze maschili e ostinandosi a non cedere alle regole consolidate da secoli. Ancora un film di donne (Mitevska è sempre stata schierata in questo), sulle donne e sulla loro condizione subalterna di vita, dove la risata abbraccia l’impegno e lo sberleffo fa a pezzi l’egemonia dei maschi. Voto: 6,5.

BERNADETTE, RITROVARSI TRA I GHIACCIAI - Si può ammirare ancora una volta l’eclettismo e la bravura di Cate Blanchett, ma il quotato regista Richard Linklater (la trilogia dell’Alba, “Boyhoood”, “Tutti vogliono qualcosa”) stavolta perde per strada un racconto familiare, dove una donna architetto di Seattle (la Bernadette del titolo), depressa al punto giusto, sposata con un manager Microsoft e una figlia adolescente, in attrito con i vicini (ai quali distrugge quasi la casa), finisce tra i ghiacci antartici, dove far rinascere se stessa, la famiglia e una società capitalista che arreca danni terrificanti alla psiche (Bernadette parla spesso da sola). Spaesante, verboso e mai empatico.  Voto: 5. Ultimo aggiornamento: 20:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA