Addio a Franco Tandura l'avvocato con la toga addosso fino alla fine

Giovedì 5 Dicembre 2019 di Olivia Bonetti
Addio all'avvocato Franco Tandura
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BELLUNO - «È come se fosse deceduto con la toga addosso». Con la morte dell’avvocato Gianfranco Tandura, per tutti Franco, l’avvocatura perde un pilastro della professione e le parole del presidente dell’Ordine, Erminio Mazzucco, esprimono tutto questo. Ma è l’intera la società civile che perde un paladino impegnato nella difesa dei diritti dei cittadini e nella società. Franco è spirato ieri notte all’età di 84 anni, per una malattia ormai in fase terminale, che aveva scoperto solo un paio di settimane fa. Quel giorno venne colpito da malore mentre era in casa con la moglie Letizia a Villa Poian, a Sedico. Immediato il ricovero in pronto soccorso, dove è arrivato il verdetto che non gli dava nessuna speranza. Ricoverato al Santa Maria del Prato di Feltre ha affrontato con dignità la morte arrivata ieri notte. Ma fin all’ultimo non ha perso il suo temperamento,  con le battute scambiate con l’amico di sempre, l’avvocato Gino Sperandio, che ieri sui social lo ha ricordato così: «Un amico, un compagno e il mio avvocato in una vicenda in cui ha difeso vittoriosamente la libertà di espressione di un collega». Ma i messaggi per l’avvocato si sono moltiplicati ieri: «Mancherai a tante persone», dicevano in tanti. Resta la sua eredità fatta di battaglie, vittorie, processi che hanno segnato la storia penale bellunese. Nel lutto oltre alla moglie, i due figli, Tullio e Piero, entrambi avvocati. L’addio avverrà, forse già oggi, in forma strettamente privata, come da espressa volontà di Franco. 
IL LAVORO
Gianfranco Tandura, assieme all’avvocato Matteo Fiori, fondò il primo studio associato di avvocati nato in provincia e l’unico esistente tutt’oggi. Nel 2010 perse l’amico di sempre, Matteo Fiori. Lui continuò fino all’ultimo a lavorare: tra i processi più recenti, oltre alla vittoria incassata per il collega Sperandio, anche quella ottenuta nel presunto traffico di rifiuti al Maserot. Nella storia poi la sua battaglia per la parti civili nel processo per il Vajont, caso di cui era profondo conoscitore. E i più importanti casi di cronaca degli ultimi decenni: l’omicidio Faoro o il caso Gobber. In passato aveva ricoperto anche la carica di consigliere comunale a Feltre.
IL RICORDO 
L’Ordine degli avvocati, di cui Tandura fu presidente tra 2008 e 2009 si sta muovendo per organizzare una commemorazione in Tribunale. «Per noi è una grande perdita - afferma il presidente, avvocato Erminio Mazzucco - aveva una rara capacità di cogliere l’essenza del diritto». «È un pezzo di storia dell’avvocatura bellunese - afferma l’avvocato Luciano Perco - ha partecipato a processi importanti, ma sempre stato in prima fila nella battaglia per la difesa dei diritti dei cittadini e in valori in cui ha sempre creduto, come i valori costituzionali. Tutta la sua storia è permeata dal forte attaccamento alla professione forense, ma anche un costante impegno civile nella società». «Per me era come un fratello maggiore», dice l’avvocato Luciano Licini. Proprio con il padre avvocato Paolo Licini, il giovane Franco Tandura lavorò per 20 anni. «Se ne è andato un grande Maestro - afferma l’avvocato Roberta Resenterra che fece la pratica nello studio Tandura, lavorando fianco a fianco a Franco -. Il suo principale insegnamento è stato di cercare non di fare l’avvocato bensì di essere un avvocato, secondo la definizione del grande giurista Piero Calamandrei, a lui tanto caro».
Ultimo aggiornamento: 6 Dicembre, 08:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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