Pediatria, Zaia: «Dialogo, ma pronto ad andare in tribunale: i bambini sono una priorità»

Mercoledì 4 Dicembre 2019 di Mauro Giacon
Il presidente Zaia a Padova per la nuova Pediatria
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PADOVA Determinato lo è sempre stato. Per la Pediatria di Padova ancora di più. Sarà per il fatto che con discrezione, ogni volta che fa un’uscita pubblica all’ospedale si lascia alle spalle i giornalisti ed entra da solo a visitarla. Luca Zaia è fatto così. Esiste un problema, si accende la spia.
É per questo che la Regione non ha esitato a mettere sul piatto 53 milioni di euro per rifare un ospedale che ormai è a rischio crollo. Un progetto che rischia di non decollare per i distinguo della Sovrintendenza sull’impatto nel contesto storico del nuovo edificio.
Presidente Zaia a che punto siamo?
«Guardi ho molto rispetto del lavoro della Sovrintendenza, le nostre porte sono aperte. Vogliamo cercare una soluzione. Ma se ci sarà il muro contro muro faremo decidere a un tribunale».
 
Dice nel caso mettesse un vincolo di tutela che fermasse il piano? O chiedesse modifiche radicali?
«Sì. Anche nel caso di richieste impossibili. Io non sono un guerrafondaio ma non posso rinunciare a un’opera per il vezzo di qualcuno».
Tipo quello della doppia parete in vetro che servirebbe per alleggerire l’impatto, migliorare il raffrescamento ma costa una follia e costringerebbe a stringere le stanze mettendo a rischio il posto mamma?
«Io penso che non possiamo né restringere né brigare. Penso che stiamo parlando di quest’opera da anni e che siamo già oltre i supplementari. Lancio un appello al dialogo con la Sovrintendenza ma non possiamo stravolgere l’opera sia per i costi che per la sostenibilità di tutto il progetto sull’ospedale. Il dettaglio costoso rischia di portare via budget al resto della sanità».
Proprio il Sovrintendente chiede di ragionare su un piano più vasto rispetto al singolo edificio. É una parte della città quella vicino alle mura che è già stata violentata in passato e non vuole ripetere gli stessi errori...
«Ecco, siamo sulla stessa linea vede? Il progetto è generale e riguarda tutta la riqualificazione dell’area del Giustinianeo e delle cliniche. Un rinnovo totale dell’area, esaltando i resti storici, facendo pulizia degli edifici sui bastioni, dei veri obbrobri, regalando un parco urbano alla città. Io credo che la Sovrintendenza dovrebbe solo apprezzare queste cose».
Che domanda bisogna porsi per capirlo?
«Semplice. Sarà più bello il nuovo o quello che c’è adesso? Noi non stravolgiamo proprio niente. Facciamo un’opera che ne sostituisce una ormai superata, inadatta. E i bambini alla fine avranno un parco dove poter uscire per qualche minuto con le madri.
Facciamo un esempio...
«Se volessimo fare un edificio nuovo a Marghera ci porremmo il dubbio che sia bello oppure penseremmo che andiamo a sostituire un capannone marcio?».
Allora mettiamo in fila le cose...
«Al primo posto delle priorità i bambini. Al secondo il piano del nuovo policlinico-Giustinianeo da portare a termine, al terzo la riqualificazione delle mura. Come vede non si tratta di mettere una bandierina».
Dunque bisogna guardare l’obiettivo finale?
«Certo. Se c’è da cambiare pitture va bene ma se qualcuno pensa che rifacciamo tutto no. Dove finisce la loro competenza inizia la mia. E non sto realizzando un casinò ma qualcosa che oltre a fare del bene ridarà storia a Padova laddove non si vede più perchè le mura oggi sono affogate e non rispettate. É come se ci fossero passate le invasioni barbariche sopra».
Ma un edificio di otto piani comunque a ridosso delle mura non è impattante?
«Guardi, le ville del Palladio oggi sono ritenute patrimonio del paesaggio veneto. Chi oggi ne facesse una del genere sopra a una collina finirebbe in galera. Questo per dire che è tutto aleatorio, siamo a livelli di discrezionalità. Non voglio offendere il loro lavoro ma siamo tutti pagati per lavorare bene. Una soluzione va concertata e trovata. Mi consentirà che non si può fermare un ospedale per i bambini partendo poi dalla situazione in cui si trovano ora pazienti, famigliari e medici. Una situazione drammatica e continuamente denunciata».
Il tribunale non è un’azione radicale?
«Mi creda non è una minaccia ma una presa d’atto. Non avrò scelta. Eppure sarebbe una sconfitta che i bimbi non si meritano».
Mauro Giacon
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