ROMA La logica rivendicata sempre dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, è sempre stata quella del ‘pacchetto’. Ovvero “bene aver trovato un’intesa sulla riforma del meccanismo Salva Stati, ma ora occorre procedere con il bilancio dell’eurozona e l’unione Bancaria”. Un “pacchetto” che l’Italia intende vedere completato prima dell’eventuale ratifica della riforma del salva stati che, oltre a non essere stata ancora oggetto di firma (avverrà a febbraio), deve passare la ratifica dei diciannove Parlamenti dei Paesi dell’euro. Dal vertice serale a palazzo Chigi non c’era quindi da attendersi nessun rinvio o cambio del timing che era chiaro sin dall’inizio ma che è stata nei giorni scorsi confuso dalla propaganda euroscettica.
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