Mes, tensione al vertice di governo: deciderà il Parlamento. Gualtieri tratterà con l'Europa

Domenica 1 Dicembre 2019
Mes, via al vertice a Palazzo Chigi. Maggioranza divisa, opposizioni all'attacco

«Ogni decisione» sul Mes «diventerà definitiva solo dopo che il Parlamento si sarà pronunciato a partire dalle risoluzioni che saranno approvate l'11 dicembre, in occasione delle comunicazioni che il Presidente del Consiglio renderà in vista del prossimo Consiglio Europeo. Tutto questo in linea con i punti 12) e 13) della risoluzione del Parlamento approvata il 12 giugno 2019.» Lo sottolineano fonti di Palazzo Chigi dopo il vertice sul Mes.

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I punti 12 e 13 della risoluzione del giugno 2019, a firma Molinari-D'Uva (allora era in carica il governo M5S-Lega) impegnano il governo: «a promuovere, in sede europea, una valutazione congiunta dei tre elementi del pacchetto di approfondimento dell'unione economica e monetaria, riservandosi di esprimere la valutazione finale solo all'esito della dettagliata definizione di tutte le varie componenti del pacchetto, favorendo il cosiddetto "package approach", che possa consentire una condivisione politica di tutte le misure interessate, secondo una logica di equilibrio complessivo». «A render note alle Camere le proposte di modifica al trattato Esm, elaborate in sede europea, al fine di consentire al Parlamento di esprimersi con un atto di indirizzo e, conseguentemente, a sospendere ogni determinazione definitiva finché il Parlamento non si sia pronunciato».

C'è stato un braccio di ferro, a quanto apprende l'Adnkronos, tra il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e il responsabile degli Esteri Luigi Di Maio durante il lungo vertice sul Mes a Palazzo Chigi, durato ben 4 ore per la parte dedicata al fondo salva Stati e tutt'ora in corso su altri dossier, a partire da Alitalia. Il responsabile di via XX Settembre, spiegano fonti di governo presenti all'incontro, avrebbe chiesto il disco verde sul fondo salva Stati, pronto però ad affrontare un duro negoziato sull'Union banking. Proposta rinviata con fermezza da Di Maio, che avrebbe parlato di un chiaro mandato assegnatogli dai suoi parlamentari, dunque convinto della necessità di dare un segnale forte e chiaro già all'Eurogruppo del 4 dicembre, quando i ministri dell'Economia della zona euro dovranno stilare il piano definitivo sul Mes e una road map per l'unione bancaria. Non solo.

Di Maio avrebbe fatto notare al ministro e alla delegazione dem che i numeri per approvare la riforma del Mes così come è stata congegnata non ci sono, dunque «qualcosa deve cambiare e il governo deve lasciare che sia il Parlamento a pronunciarsi».

Intanto Italia Viva si chiama fuori, e diserta il confronto perché «noi non abbiamo nulla su cui litigare», quindi «se la vedessero tra di loro». Copyright Matteo Renzi. Alla fine se ne esce con una nota congiunta in cui, oltre a ribadire la necessità che l'Ue segua la logica del 'pacchettò, viene messo nero su bianco che «ogni decisione sul Mes diventerà definitiva solo dopo che il Parlamento si sarà pronunciato a partire dalle risoluzioni che saranno approvate l'11 dicembre, in occasione delle comunicazioni che il Presidente del Consiglio renderà in vista del prossimo Consiglio Europeo». A Gualtieri viene affidato il mandato a trattare per cambiare le cose.

«Come abbiamo detto nulla si deciderà finché non si arriverà in Parlamento quando il presidente del Consiglio verrà a riferire e si dovrà approvare una risoluzione. Per noi non esiste solo il Mes» ma la riforma «va valutata nell'ambito di un pacchetto di riforme nelle quali c'è tanto da cambiare». Lo dice il leader del M5S Luigi Di Maio parlando con i cronisti a Palazzo Chigi. «C'è stato un confronto civile e costruttivo. È chiaro che abbiamo opinioni diverse, il M5S da sempre è preoccupato del Mes e di una serie di riforme che riguardavano le banche. Dal mio punto di vista non è una cosa strana che due forze di governo abbiano opinioni diverse altrimenti stavamo insieme prima delle elezioni».

E ancora: «Noi vogliamo meccanismi europei che aiutino gli Stati e non stritolino gli Stati, e quindi fino al momento in cui il Parlamento non si esprimerà nessuna decisione potrà essere presa, nessuna luce verde potrà essere accesa. Poi il M5S, all'interno della maggioranza, scriverà una risoluzione di maggioranza nella quale chiederà che tutto questo pacchetto venga migliorato in maniera considerevole, perché stiamo parlando dei risparmi degli italiani e di tante cose che interessano gli italiani».


«Bene l'incontro di stasera sul Mes. Nessuna richiesta di rinvio all'UE ma un mandato che rafforza il ministro Gualtieri a trattare al meglio l'accordo sul tavolo europeo già dal 4 dicembre. Ovviamente sarà poi il Parlamento a pronunciarsi definitivamente sulle decisioni assunte». Lo afferma il capo delegazione del Pd Dario Franceschini dopo il vertice sul Mes.


Tutti si aspettano un bis della seduta del 20 agosto: un nuovo redde rationem tra Giuseppe Conte e Matteo Salvini, che oggi in Senato riferirà sul Mes. Conte dirà la sua in difesa della riforma del Meccanismo di stabilità europeo ( Mes), ma intende anche smentire le parole «calunniose» pronunciate nei suoi confronti da parte di Salvini, che avrà il vantaggio di poter parlare per secondo, come il 20 agosto.

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I temi. La teatralità dello scontro sarà tuttavia politicamente meno significativa rispetto alla spaccatura sulla riforma del Mes dentro la maggioranza, che il vertice serale di Palazzo Chigi dovrà affrontare. Oltre alle comunicazioni alle Camere, infatti, incombe l'Eurogruppo di mercoledì prossimo, dove il ministro Gualtieri dovrà portare la posizione italiana, e si avvicina anche il voto delle risoluzioni del parlamento - il 10 dicembre - in vista del Vertice europeo. Un voto su cui se la maggioranza non si ricompatta il governo potrebbe cadere, ipotesi per qualcuno ormai nel novero delle possibilità, visti i primi dubbi in casa Dem sull'opportunità di proseguire l'alleanza con M5s. In giornata nessuna dichiarazione agguerrita è giunta da M5s, dopo che sabato Luigi Di Maio aveva chiesto «profonde modifiche» alla riforma del Mes.

L'ex segretario del Pd, Maurizio Martina, ha rivolto un appello al capo politico di M5s: «mi auguro che Di Maio non voglia dare altra benzina a Salvini per appiccare fuochi pericolosi per l'Italia. Salvini è un esperto di questa logica folle, Di Maio eviti di dargli una mano perché in gioco che la forza del nostro paese non il destino di una persona». Attivissimi, invece, sul fronte delle dichiarazioni Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Il primo ha rinunciato a degli impegni in Belgio, ospite del partito sovranista fiammingo Vlaams Belang, per poter essere alle 15,30 in Senato ad ascoltare Conte, per poi eventualmente intervenire.


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La teatralità dello scontro sarà tuttavia politicamente meno significativa rispetto alla spaccatura sulla riforma del Mes dentro la maggioranza, che il vertice serale di Palazzo Chigi dovrà affrontare. Oltre alle comunicazioni alle Camere, infatti, incombe l'Eurogruppo di mercoledì prossimo, dove il ministro Gualtieri dovrà portare la posizione italiana, e si avvicina anche il voto delle risoluzioni del parlamento - il 10 dicembre - in vista del Vertice europeo. Un voto su cui se la maggioranza non si ricompatta il governo potrebbe cadere, ipotesi per qualcuno ormai nel novero delle possibilità, visti i primi dubbi in casa Dem sull'opportunità di proseguire l'alleanza con M5s. In giornata nessuna dichiarazione agguerrita è giunta da M5s, dopo che sabato Luigi Di Maio aveva chiesto «profonde modifiche» alla riforma del Mes. L'ex segretario del Pd, Maurizio Martina, ha rivolto un appello al capo politico di M5s: «mi auguro che Di Maio non voglia dare altra benzina a Salvini per appiccare fuochi pericolosi per l'Italia. Salvini è un esperto di questa logica folle, Di Maio eviti di dargli una mano perché in gioco che la forza del nostro paese non il destino di una persona». Attivissimi, invece, sul fronte delle dichiarazioni Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Il primo ha rinunciato a degli impegni in Belgio, ospite del partito sovranista fiammingo Vlaams Belang, per poter essere alle 15,30 in Senato ad ascoltare Conte, per poi eventualmente intervenire.

Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 07:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA