Ecco la mamma sergente di Hitler. ​«Io sono nazista. Che male c'è?»

Venerdì 29 Novembre 2019 di Marina Lucchin
Antonella Pavin, capo veneto del Partito Nazionalsocialista Italiano dei Lavoratori
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CURTAROLO (PADOVA) - Attaccato alle chiavi aveva un portachiavi del Duce, ricordo di una gita a Predappio. Insomma, il suo orientamento politico era noto a chiunque. Ma nessuno avrebbe mai pensato che Antonella Pavin, mamma e impiegata incensurata, fosse talmente appassionata di Hitler da essere pronta a fondare, con un manipolo di altri nostalgici, il Partito Nazionalsocialista Italiano dei Lavoratori. Anzi, secondo gli investigatori della Digos, lei sarebbe stata proprio la capa veneta dell'organizzazione
 

 
 


Sulla sua pagina Facebook la donna scriveva: Il nazionalsocialismo trionferà in tutta Europa. Hitler è immortale. Stop. Niente di più, perché era sul social network russo VKontakt che la 48enne si scatenava. Nel giugno dell'anno scorso se la prendeva con il Gay Pride: «Padova blindata per far sfilare centinaia di fr***. La cosa più schifosa è che ad appoggiare questi rifiuti c'erano anche famiglie. E poi la gente mi critica perché sono nazista. Lo sarò fino alla morte perché quando morirò sarò contenta di aver ripulito il mondo. Sempre Heil Hitler e rogo per gli infami». 
 
E tra la foto di una torta di compleanno guarnita con una svastica e una col saluto nazista, assicurava di aver preparato il materiale per accogliere gli zingari: «Una spranga di ferro, un coltello e una tanica di benzina possono bastare o devo aggiungere qualcos'altro? Heil». 
Ieri, nella sua abitazione nella frazione Santa Maria di Non di Curtarolo, nella profonda campagna della provincia euganea, Antonella Pavin ha tentato di spiegare la sua posizione. Capelli rossi e tuta grigia, ha gli occhi di chi alle 5 di mattina è stato scaraventato giù dal letto dai poliziotti e ha dovuto anche fare i conti col marito che, pare, non sapesse nulla di quelle bandiere con le svastiche nascoste tra l'armadio e il muro della camera da letto. E men che meno sarebbe stato a conoscenza di quanto la moglie postasse nel social network russo.
A presidiare l'abitazione, nel pomeriggio, c'era il suocero di Antonella Pavin, nato proprio l'anno d'inizio della Seconda Guerra mondiale, che cercava di sdrammatizzare: «Ma va là, non è mai uscita di casa, altro che militante». 
La donna ha confermato di essere «una fan sfegatata di Hitler» e anche le sue idee («è tutto inventato dagli ebrei. Nei campi di concentramento c'erano cinema e piscine»), ma la Pavin ha assicurato pure di non essere la presidentessa del movimento: «Non ho mai firmato nulla, per essere presidenti bisogna firmare delle carte. Questo Luigi Forte (uno degli esponenti siciliani del partito, ndr) ha sparato tante ca***te. Mi ha contattato su Facebook per dirmi quello che faceva. Io di questo gruppo conoscevo 5 persone e con queste 5 parlavo. E basta». 
La donna ha raccontato di essere venuta a conoscenza del partito grazie ai suggerimenti dei gruppi su Facebook: «Ho messo mi piace e ho iniziato a parlare con loro, era marzo 2018. Poi il partito è morto un anno dopo. Io non sono mai andata a convention e non ho indottrinato o armato persone. I fondatori non li conosco a parte tale Marinari, un toscano. Mai andata a ritrovi, si parlava solo sui social, nelle chat».
E a proposito del marito arrabbiato: «Cosa doveva sapere? Lui vota Salvini e sa benissimo per cosa simpatizzo io. Quello che mi fanno è un processo ai pensieri. Abbiamo subìto 12 furti in 20 anni che stiamo qua. Avrò il diritto di avere le mie idee». Nelle intercettazioni assicurava a Luigi Forte che il programma era quello di «andare al potere in qualsiasi modo, a costo di qualsiasi conseguenza, tanto che non c'è alcun partito che abbia i cogl** di farlo». Ora assicura: «Parole, erano solo parole».
M.Lucc.

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