​Lo sfogo del figlio: «Mamma l'ho sentita domenica. Lui è un violento»

Giovedì 28 Novembre 2019 di Elena Filini
Uccisa a Capo Verde. Marilena Corrò insieme al figlio
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TREVISO - «Non vado a Capo Verde. Io la aspetto qui». Filippo cerca di mettere in fila i pensieri, risponde pacato al telefono della sua start-up, cerca di lavorare e fare il proprio dovere. Ma non è facile. Ha 20 anni e, nonostante la distanza, a sua madre era legatissimo. «Era una bomba di vita, Dovete scriverlo questo», chiede mentre la voce gli si rompe. Ha saputo dell'omicidio di Marilena Corrò da fonti familiari, le parole gli si spengono in bocca.
 

 


«L'ho sentita domenica: mi spiegava le difficoltà del lavoro, non era facile far quadrare i conti del residence. A volte dovevi accettare gli ospiti che ti capitavano. Stava bene? Insomma, come si può stare lontano dai propri figli». 
 
RAPPORTO SPECIALEFilippo era il suo orgoglio. Marilena lo ripeteva sempre. «L'hanno definito già a 17 anni il piccolo genio per la sua start-up Peendy, frutto un po' anche della mamma, sempre pronta ad ascoltarlo e infondergli coraggio per le sue iniziative», spiegava in una recente intervista. Versatili, pieni di idee: mamma e figlio si somigliavano molto di carattere. «Ci adoravamo. Punto» è il commento del ragazzo. 20 anni, un diploma all'alberghiero e, a 18 anni, la classica buona idea. Filippo ha creato Peendy, la start-up della frutta e verdura di stagione a km zero e di alta qualità direttamente a casa o in ufficio. «L'idea mi è venuta andando al supermercato - spiegava due anni fa Filippo - prezzi altissimi, merce che viene dall'altra parte del mondo, imballaggi inutili, borse pesanti da portare. Ho pensato che mancasse un servizio di frutta a domicilio con acquisto on line. E sono partito». Poi ha cercato dei compagni di viaggio e un quartier generale in Borgo Cavour. «Primo requisito: essere una famiglia, volersi bene, condividere un'idea. Mia mamma mi ha sempre sostenuto e incoraggiato. Ora mi manca il sole». 
LO STRAZIOSulla dinamica dell'accaduto il figlio di Marilena Corrò non vuole sbilanciarsi. «Stanno chiudendo le indagini. Ma non si è certo uccisa! L'hanno uccisa. Comunque tutti conoscevano la persona che ora è sotto torchio in commissariato. Un violento, già allontanato dall'Italia e considerato pericoloso anche là», spiega alludendo all'italiano interrogato in queste ore dalle autorità, un istruttore di kick boxing che viveva in un'isola vicina e che il giorno dell'omicidio si trovava a Boavista, forse ospite del residence. Un volto noto alle forze dell'ordine. Oltre a Filippo, Marilena ha una figlia minorenne, oggi ospitata da una famiglia di amici. A Capo Verde la trevigiana 52 enne non era sola: con lei il padre Luciano, 77 anni, da tempo trasferitosi sull'isola di Boavista. Un padre con cui Marilena aveva saputo, nel tempo, ricostruire un rapporto, nonostante le ruggini e i dolori del passato. «Ora per me è un amico: è un uomo colto, grande lettore, con il suo carattere e il peso degli anni. Ma abbiamo saputo ritrovare una sintonia», confermava la trevigiana in un ritratto dedicatole sui social come expat. Marilena aveva perso tragicamente il compagno da poco tempo, al culmine di una lunga e dolorosa malattia. «Perchè ha deciso di partire? Lo fai per tante ragioni», commenta oggi il figlio, a proposito della scelta della madre di cambiare vita a 50 anni. Loro, i figli, avevano rispettato la sua decisione. Convinti che il bene e la presenza non si misurino necessariamente secondo il metro della quotidianità. Però ora il figlio ha un solo desiderio: che sua madre riposi a Treviso. «Io ho scelto di non andare a Capo Verde: aspetto che mi riportino qui mia madre, nella nostra città, nella nostra casa». 
Elena Filini 

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