Crac Gaiatto, la truffa si allarga: l'ammontare sale di otto milioni

Mercoledì 27 Novembre 2019 di Cristina Antonutti
Il processo al trader
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PORDENONE - È un pozzo senza fondo la truffa della Venice Investment Group. Ieri la Procura ha potenziato il capo di imputazione facendo confluire altre 120 querele nel processo contro i 13 collaboratori del trader Fabio Gaiatto. Sono denunce presentate tra novembre 2018 e gennaio 2019. Riguardano 11.126.443 euro versati alla Venice: soltanto il 2% è stato investito sulla piattaforma IG (forex). E soltanto 3.303.768 sono stati restituiti. I risparmiatori hanno perso 7.822.674 euro, di cui 6.319.184 appartengono a Samuele Faè, l’imprenditore finito nell’inchiesta sul clan dei Casalesi ad Eraclea. Il procuratore Raffaele Tito e il sostituto Monica Carraturo non erano riusciti a far entrare queste querele nel processo madre. Ieri, con il consenso di buona parte degli imputati, è stata depositata la contestazione supplettiva. Questo consentirà a 8 dei 13 imputati di avere un processo unitario. Resta fuori dalla lista soltanto Gaiatto, già giudicato con rito abbreviato e condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione.
La sua posizione, probabilmente già alla prossima udienza del 17 dicembre, verrà stralciata. L’ipotesi è di concorso in truffa pluriaggravata. Viene contestata, oltre che a Gaiatto, alla sua «segretaria e addetta alla raccolta dei risparmi» Claudia Trevisan, 48 anni, di Fossalta di Portogruaro. A Massimo Minighin (43), anche lui di Fossalta, ideatore del sito in cui figuravano i guadagni fasulli. E ad alcuni promotori «non abilitati»: Giulio Benvenuti (34) di Vicenza; Massimiliano Vignaduzzo (47) di San Michele al Tagliamento; Marco Zussino (52) di Basiliano; Luca Gasparotto (49) di Cordovado; Massimo Osso (47) di Palmanova e Moreno Vallerin (44) di Due Carrare. Esclusi dall’ulteriore imputazione di truffa la slovena Marija Rade (65); Andrea Zaggia (33) di Saccolongo; Daniele Saccon (46) di Mareno di Piave; Flavio Nicodemo (50) di Teglio Veneto e Massimiliano Franzin (46) di Oderzo.
I PATTEGGIAMENTI
La nuova contestazione e i ritocchi che la Procura apporterà all’imputazione originaria (associazione per delinquere, truffa, abusivismo finanziario e per la sola Rade anche autoriciclaggio e abusivismo bancario) permetteranno alle difese si salire sull’ultimo treno in partenza verso eventuali istanze di patteggiamento o di rito abbreviato. La trattative con i Pm sono già state abbozzate, ma le condizioni poste dai magistrati prevedono il versamento di una somma di denaro destinato alle vittime di Venice. È ancora presto per capire chi scenderà a patti per ottenere sconti di pena.
LE PARTI CIVILI
La battaglia sull’ammissione delle 920 parti civili ha soddisfatto soltanto gli avvocati Paolo Dell’Agnolo e Chiara Coden, che tutelano Studio Holding doo, Venice Investment doo e Venice Investment Group doo, i tre enti a cui si contesta l’illecito amministrativo. Il decreto legislativo non prevede la possibilità di costituirsi parte civile contro le società. Via libera, invece, a tutti le altre parti, compresi il Comune di Portogruaro e Banca d’Italia, che ieri si è costituita con l’avvocato Giovanni Lupi per chiedere il danno d’immagine. Sempre ieri si sono aggiunte altre quattro vittime tutelate dall’avvocato Daniela Magaraci: due di Azzano Decimo, una di Fiume Veneto e una di Palazzolo dello Stella. Devono recuperare 110mila euro. Che potevano farsi avanti al processo lo hanno scoperto qualche settimana fa guardando la tivù.
SEQUESTRI CONSERVATIVI
Chi patteggerà non eviterà l’effetto dei sequestri conservativi registrati dagli avvocati Luca Pavanetto (insegue 8 milioni di euro) e Antonio Malattia (oltre 500mila euro). Se Malattia ha selezionato gli immobili di cui gli imputati hanno piena proprietà, Pavanetto ha messo le “ganasce” a una ventina di appartamenti, sette ville, terreni e capannoni. «È l’unico sequestro che sopravvive al patteggiamento e si tramuta in una prenotazione del credito», spiega il legale segnalando anche alcuni azioni a suo avviso dubbie. Si tratta della vendita di un immobile a un peruviano e un fondo patrimoniale costituito a gennaio per evitare sequestri.
Cristina Antonutt

Ultimo aggiornamento: 08:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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