Ex Ilva, i sindacati pronti
a manifestare a Roma
per premere sul governo

Domenica 17 Novembre 2019
Ex Ilva, i sindacati pronti a manifestare a Roma per premere sul governo
TARANTO Una manifestazione nazionale a Roma con migliaia di lavoratori dell'ex Ilva. È l'idea che prende corpo alla vigilia del Consiglio di fabbrica convocato per domani a Taranto dai sindacati metalmeccanici, allargato ai delegati delle imprese dell'indotto, che dovrà decidere eventuali iniziative di mobilitazione dopo l'annunciato disimpegno di ArcelorMittal. Nella lettera al governo e agli organi tecnici in cui comunica il cronoprogramma di sospensione degli impianti, la multinazionale franco-indiana conferma che andrà via il 4 dicembre, in concomitanza con la scadenza della procedura di retrocessione dei rami d'azienda e la restituzione degli impianti e dei lavoratori all'amministrazione straordinaria. «Se va via Mittal - si chiede Biagio Prisciano, segretario generale aggiunto della Fim Cisl di Taranto - cosa si fa? Di Maio, Conte e Patuanelli ammettono che non c'è un piano B. Come si affronta il problema? Quali sono le risposte ai lavoratori, ai cittadini, ai problemi dell'inquinamento e all'ambientalizzazione della fabbrica?». L'esponente della Fim si aspetta che «il governo convochi direttamente Mittal. Non è possibile rimanere nell'indecisione e nell'incertezza. Se la multinazionale confermerà nuovamente di andar via, il governo deve prendere in mano la situazione». Il Consiglio di fabbrica di domani (inizio previsto alle ore 11) dovrà decidere forme e tempi della mobilitazione. Secondo quanto riferito dai sindacati, sono gli stessi lavoratori a chiedere di organizzare una manifestazione a Roma. «Ma ogni decisione - osserva il coordinatore delle Rsu Fiom Francesco Brigati - dovrà essere condivisa. Bisogna impedire lo spegnimento degli impianti e l'invio dei semilavorati presso altri siti produttivi. Non possiamo lasciare nelle mani di una multinazionale il futuro ambientale, occupazionale e industriale. Il piano è quello di dare il via ad uno »sciopero al contrario« che mantenga attivo lo stabilimento. Intanto, monta la protesta dell'indotto. Le imprese che hanno maturato un credito complessivo intorno ai 60 milioni di euro domani, a partire dalle 7, saranno in presidio alla portineria C dello stabilimento con dipendenti e mezzi. Lo annunciano fonti di Confindustria Taranto, spiegando che »non si tratterà di un blocco ma di un presidio, finalizzato a protestare per i mancati pagamenti di ArcelorMittal alle stesse imprese e a rivendicare la continuità produttiva e occupazionale della fabbrica«. L'ultimatum inviato dalle aziende dell'appalto che rivendicano il saldo delle fatture, e che in parte hanno avviato le procedure di cassa integrazione, è scaduto. Le stesse imprese, paventano i sindacati, potrebbero ritirare gli operai dai cantieri e »mettere in libertà i dipendenti«. Le ditte di autotrasporto hanno già minacciato di bloccare le portinerie d'ingresso ed uscita merci dello stabilimento se a breve non saranno saldate le fatture. »L'azienda - confida un autotrasportatore - non risponde più nemmeno al telefono. Basta con avvelenamenti, ricatti occupazionali e 'bidonì di chi non rispetta gli impegni. Abbiamo già subito troppo«.
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