Ha ucciso la moglie per gelosia. Il fratello: «Per noi è come fosse morto»

Mercoledì 13 Novembre 2019 di Marina Lucchin
Roberto Lo Coco e Giulia Lazzari
ADRIA - Sono passate cinque settimane da quel maledetto 8 ottobre. Quando Gabriele Lo Coco ricorda quei momenti, è incapace di trattenere le lacrime e la voce gli si strozza in gola. «Gli occhi sbarrati di Giulia riversa sulle scale di casa, uccisa da suo marito. Mio fratello. Lui le aveva chiesto un ultimo abbraccio, invece le ha stretto le mani al collo e l’ha ammazzata mentre le sussurrava all’orecchio che non sarebbe stata più di nessun altro, se non sua. È un incubo che mi tormenta ogni notte».   È stato proprio il giovane fratello dell’assassino a scoprire, nella loro abitazione alla periferia di Adria, il corpo esanime della cognata, mentre Roberto Lo Coco, 28 anni, tentava di impiccarsi. «Gli ho urlato con tutto il fiato che avevo in gola “Che ca*** hai fatto? Che ca*** hai fatto?”. Poi ho chiamato i soccorsi». Ma per la ragazza non c’è stato nulla da fare: è morta dopo nove giorni di agonia. 
Gabriele ha solo 22 anni, ma il peso della tragedia che ha colpito la cognata, Giulia Lazzari, cameriera ventitreenne e madre di una bimba di soli 4 anni, è tutto sulle sue spalle: quel giorno anche per lui la vita - per come la conosceva fino a quel momento - è finita. «Roberto ha confessato di averla strozzata. Lui non è più mio fratello. Lui per me e per mia madre è morto. Io ora lotto solo per riavere a casa mia nipote».
Cos’è successo quel giorno?
«Ero nella mia stanza. Erano circa le 16 e Giulia doveva essere al lavoro alle 17,30. Non ci sono stati litigi o urla tra di loro. Ho solo sentito un rumore strano provenire dalla ringhiera delle scale che mi ha allarmato. Così sono uscito. Ho visto Giulia riversa sui gradini, con la bava alla bocca e gli occhi sbarrati, e mio fratello che cercava di impiccarsi. E disperato, ho chiesto aiuto. Dopo un quarto d’ora è arrivata l’ambulanza. Hanno fatto di tutto per tenerla in vita».
Dov’era la bambina?
«Per fortuna stava giocando sotto un padiglione vicino a casa con un’amichetta, figlia di una vicina. Quando la madre mi ha sentito urlare, ha capito che era qualcosa di grave, e le ha riportate in casa. Grazie a dio, non ha visto nulla». 
Cos’è scattato nella testa di Roberto?
«Non lo so. La gelosia c’è sempre stata. Ma Roberto non è mai stato violento. Non ha mai messo le mani addosso a nessuno. E non lo dico per giustificare quel che ha fatto, lo dico solo per spiegare che nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa del genere. Riceviamo minacce e insulti - io e mia madre - come se non l’avessimo fermato. Ma non è così. Non pensavamo avrebbe fatto una cosa del genere. Nessuno lo pensava». 
Ha incontrato suo fratello?
«No. E quello non è più mio fratello. Come non è più un figlio per mia madre. Non lo vogliamo vedere. Non vogliamo incontrarlo. Gli abbiamo fatto avere i vestiti che ci avevano chiesto. Poi i carabinieri ci hanno detto che voleva vederci, ma per noi è come se fosse morto. Non lo perdoneremo mai».
Perchè Giulia voleva lasciare suo marito?
«Per la droga. Roberto si iniettava eroina in vena da 6 anni. Due settimane prima della tragedia l’avevamo anche convinto a entrare in comunità in modo tale che potesse stare con sua figlia anche se si fosse lasciato da Giulia. La gelosia non c’entra, lei voleva lasciarlo per il problema della droga». 
Come è finito nel tunnel?
«Si faceva anche mio fratello più grande. Lui l’ha seguito. L’avevamo mandato al Sert, ma poi non è più andato. Continuava anche a perdere il lavoro per questo. Tante figure di m***. Venerdì ho saputo che hanno arrestato la loro spacciatrice, una 46enne di Adria. Ne sono felice».
E Roberto era drogato quando ha aggredito Giulia?
«No, assolutamente no. Era lucido quando l’ha fatto. Abbiamo trovato giorni dopo una lettera scritta a mano da lui prima del fatto. Aveva già in testa tutto. Non voleva fosse di nessun altro se non sua. Abbiamo consegnato la lettera ai carabinieri». 
Lui ha confessato tutto?
«Sì, il giorno dopo. Era come in trance e ha detto a mia madre e alla zia di Giulia di averla strangolata dopo averla abbracciata. Così l’abbiamo portato in caserma a costituirsi». 
Potevate immaginare una cosa simile? Potevate evitare questa tragedia?
«No, lui era peggiorato come tutti quelli che vengono mollati, ma da lì a uccidere...»
Cosa direte alla bambina quando sarà grande?
«La bambina ci è stata tolta. I servizi sociali hanno deciso che sarà una tutrice a dirle cos’è successo. Per noi non è giusto: è troppo piccola». 
Come le avete spiegato l’assenza della madre?
«Lei chiedeva della sua mamma. Le abbiamo detto, con il cuore a pezzi, che è andata all’estero a lavorare». 
La tua vita com’è cambiata?
«A parte il dolore pazzesco, io e mia madre veniamo minacciati e insultati dalla gente. Si sono inventati che c’è stata una mezza rissa al funerale. C’è chi dice addirittura che sono complice di Roberto. Proprio io. Che mi colpevolizzo per non essere uscito un minuto prima. La mia vita è un incubo, sogno Giulia morente sulle scale. E ora nessuno vuol farmi lavorare. Ma noi siamo pronti a tutto per riavere la nostra bambina. Anche cambiare città. Casa è stata ripulita, è un ambiente sano e noi la amiamo tanto». 
In che senso “ripulita”?
«Quando c’era suo padre, c’era la droga. I servizi sociali all’epoca non avevano nulla da dire. Ce l’hanno tolta ora che casa è linda e pinta e abbiamo buttato via tutta la roba di Roberto. Anche mia cugina, che vive a Palermo, si è proposta per l’affido. A noi va bene tutto, basta che resti in famiglia. Temiamo che soffra pensando di essere stata abbandonata. Lotteremo per riaverla e per ricominciare la vita da zero. È la nostra unica ragione per andare avanti». 
Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 09:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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