«Distruggeva tutto e aggrediva i clienti»
la verità sul 68enne arrestato negli Usa

Giovedì 7 Novembre 2019 di Pio Dal Cin
Marino Marcon di San Fior el'hotel La Quinta ad Hapesville (Atlanta) dove il 68enne è stato arrestato
10
«Ha preso la lampada della sua stanza e l’ha distrutta, per proseguire poi nella hall dell’albergo distruggendo tutte le lampade che ha trovato sul suo cammino. Dopo averle spaccate il signor Marcon ha preso un estintore e lo ha usato su almeno due persone che sono state colpite dal getto sul viso. Il rumore delle lampade rotte e dell’estintore usato avevano fatto credere agli ospiti che si trattasse di qualcuno che sparava nella hall. Il panico si è diffuso e tutti si sono precipitati all’esterno. A questo punto io e il mio collega siamo intervenuti e lo abbiamo fermato ammanettandolo con le mani dietro la schiena».
   
Non è il racconto di un testimone, ma la fedele ricostruzione dei poliziotti statunitensi che la mattina del 14 ottobre hanno arrestato il 68enne di San Fior in un hotel di Hapesville, piccolo villaggio a 3 chilometri dall’aeroporto di Atlanta. Se rimanevano dubbi sulle cause che hanno portato il mite pensionato in galera, sono stati fugati proprio da questo impietoso rapporto. Il trevigiano è tuttora rinchiuso nel carcere della contea georgiana di Fulton e su di lui gravano accuse talmente pesanti che la cauzione è stata fissata a 8000 dollari. Ora non resta che attendere l’udienza preliminare che lo vedrà di fronte al giudice il 13 novembre alle 9.30. E c’è da capire cosa potrà fare l’avvocato Jeff Brickman, che assiste il 68enne, per indurre il giudice a mitigare una pena detentiva verosimilmente piuttosto pesante. L’ufficiale di polizia intervenuto su sollecitazione dell’hotel e dei suoi ospiti, è stato molto preciso nell’elencare le ragioni dell’arresto: «Alle 7.50 siamo stati inviati all’indirizzo 1200 Virginia Avenue dove si trova l’hotel “La Quinta Inn”. Ci avevano chiamato dicendo che c’era una sparatoria in corso, cosa poi rivelatasi non vera. Molti degli ospiti dell’hotel erano corsi fuori nel parcheggio e quando siamo scesi dall’auto ci siamo resi conto, ascoltando le prime testimonianze, che nessun colpo era stato esploso». Ma Marino Marcon aveva comunque seminato il caos. «Dopo averlo ammanettato lo abbiamo trasferito con l’auto di servizio negli uffici di polizia di Hapesville dove, dopo un primo breve interrogatorio con l’assistenza di un interprete, visto che Marcon parlava poco l’inglese, è stato trasferito nella prigione di Fulton, dove si trova tutt’ora in attesa del processo». La mattinata di follia di Marcon, scapolo, abituato a viaggiare soprattutto negli States, sempre da solo e senza mai creare problemi a sé o agli altri è ricca di altri dettagli che lasciano oggettivamente senza parole. Le traduzioni dell’interprete raccontano di un uomo totalmente confuso, se non addirittura delirante al momento dell’arresto. Per spiegare le ragioni del suo gesto il 68enne ha detto testualmente: «Mio cugino è un chirurgo. Lui e un altro uomo stanno tentando di uccidermi e di rimuovere i miei organi vitali. Mi hanno fatto 20 iniezioni di sodio penthotal. Ho creato tutta questa confusione in stile Rambo per confondere le acque nel tentativo di scappare dagli uomini che volevano uccidermi». Una versione che a livello processuale non potrà ovviamente mai reggere. Ma almeno un mistero su ciò che è accaduto è stato svelato. Resta l’altro, forse il più importante: cosa lo ha portato a perdere la testa. E fino a quando, presto o tardi, Marino non tornerà a casa, è una domanda destinata a rimanere senza risposta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci