Rugby, ai Mondiali trionfa il Sudafrica arcobaleno: Inghilterra schiantata 32-12 Il sogno di Mandela La delusione di Harry Il brutto gesto degli sconfitti

Sabato 2 Novembre 2019 di Paolo Ricci Bitti
Rugby, nella finale mondiale trionfa il Sudafrica arcobaleno: Inghilterra schiantata 32-12

La poderosa fortezza inglese trema, sente aprirsi una crepa, un vento gelido vi si infila, poi i bastioni crollano, un colpo d'ariete dopo l'altro: il Sudafrica la mette a ferro e fuoco, segna 32 punti contro i 12 dei bianchi sbiancati e a Yokohama diventa di nuovo campione del mondo, trionfa come aveva fatto nel 1995 davanti a Nelson "Invictus" Mandela contro gli All Blacks, trionfa come nel 2003 a Parigi, ma quella volta era favorito.

 


Questa volta il trionfo inatteso brilla nella sera giapponese come la coppa dorata "William Webb Ellis" sula cui base un incisore evidentemente rugbysta competente aveva già inciso "SOUTH AFRI..." ben prima del momento in cui gli Springboks hanno spaccato l'Inghilterra, hanno spaccato il pronostico e l'aura di concreta invincibilità che il ct Eddie Jones aveva infuso nella squadra che aveva ridicolizzato la settimana scorsa gli Dei All Blacks.
 


In tribuna il principe Harry, patrono della federugby inglese che aveva detto a Meghan di mettere al principino Archie la maglia bianca con la rosa carminio, è terreo ma abbraccia con lealtà  il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa sotto gli occhi dell'imperatore Naruhito e consorte. Entrambi erano volati in Giappone per vivere un giorno di gloria e adeso l'ex delfino di Madiba può dire di capire con il cuore che cosa provò Mandela quando unì il paese nel 1995 in nome del rugby degli Springboks.

Monumentale l'incipit del Sudafrica che per tutto il primo tempo risale la corrente e incrina il muro dell'emozione dei 40mila fedeli in maglia bianca in tribuna che cantano God save the Queen.

La finale dei mondiali a Yokohama alza ancora il livello della potenza nelle collisioni, nella velocità delle incursioni, nello scontro feroce delle prime linee. E sono gli Springboks, contro il pronostico ma con il favore del resto del mondo che malsopporta gli inglesi, a sopraffare i rivali nel possesso del pallone e nel territorio.

E' un continuo scambio di artiglierie dopo che gli avanti corazzati hanno conquistato un centimetro di terreni alla volta: più arrembanti i sudafricani che permettono a Pollard di piazzare 4 penalty (e uno lo sbaglia) contro i 2 di Farrell.

Dov'è finita l'Inghiterra perfetta di una settimana fa? Dov'è finito il Sudafrica balbettante con il Galles domenica scorsa? La prima è stata consumata nel cervello dalla pressione del favore del pronostico e nei muscoli dalle cariche mostruose di Etzebeth e dai colpi di bisturi dello gnomo Faf De Klerk. La seconda ci ha creduto contro tutto e tutti, ha creduto nel ct Rassie Erasmus, nella potenza della sua mischia che ha spazzato via i rivali, nella velocità delle ali Kolbe e Mapimpi, giganteschi tuttavia in difesa per gran parte del match prima ancora di poter scatenare i garretti.

Al the si è arrivati sul 6-12 e la sensazione che prima o poi l'inghilterra sarebbe tornata quella impressionante di una settimana fa, anche se si era già visto che la difesa Boks era davvero impenetrabile: placcaggia a ribaltare, uno dopo l'altro, senza tregua.

Al 34' i sudafricani hanno sì concesso il penalty del 6-6, ma è stato un bottino miserrimo perché per 4 volte almeno erano arrivati a un amen dalla meta sudafricana venendo però rimbalzati fino alla linea del 22. "Mostruoso" è l'aggettivo giusto.

In avvio di ripresa il primo colpo al mento degli inglesi: Pollard piazza anche il calcio del break (6-15), i bianchi barcollano increduli, anche i giganti come Itije e Underhill sono in panne. L'Inghilterra riesce a tenere fino a 13 minuti dalla fine, accorcia due volte (9-15: 9-18), ma il Sudafrica alza ancora il ritmo in maniera sovrumana. 

Faf de Klerk parte ancora dalla chiusa, innesca Mapimpi che calcia malignamente dietro Daly, il pallone è catturata da Am che con una magia serve Mapimpi che sprinta sotto in pali appoggiando delicatamente il pallone, tuffarsi non sarebbe stato elegante.

E' la prima meta dei Boks in tre finali mondiali e l'ha segnata un nero, uno dei tre ancora in campo. Ed è nero anche Kolbe, l'altra ala, che al 74' si beve Daly e May e slalomeggia in meta, di nuovo senza  nemmeno bisogno di tuffarsi. Inglesi in ginocchio: il ct Eddie Jones ha di nuovo vinto molte battaglie (come quando allenò l'Australia) ma non la guerra.

IL BRUTTO GESTO
In ginocchio fino a diventare indisponenti: alcuni di loro hanno - orrore - snobbato la medaglia d'argento ricevuta dal presidente di World Rugby, il leggendario loro connazionale Sir Bill Beaumont. Fra questi Maro Itoje, Kyle Sinckler e anche lo stesso ct Jones: appena Beaumont gliela ha consegnata se la sono messa in tasca o tenuta in mano (e non al collo) come se ne vergognassero. Un gesto indisponente che ha scatenato una pioggia di giusto critiche. Itoje, che pure è un raffinato poeta amante di Shakespeare, dovrebbe invece ripassare If di Kipling che certo gli avranno insegnato alle Elementari.

    
 

In tribuna il collega ct Rassie Erasmus invece ha sorriso, non ha alzato nemmeno i pugni: la vittoria del Sudafrica alla vigilia dei mondiali era data 1/6, poi ieri 1/3 mentre oggi l'Inghilterra era pagata solo1,5. Ecco invece il trionfo del ct boero che ha affidato per la prima volta la nazionale, un tempo torre d'avorio dei bianchi, al capitano nero Siya Kolisi, bravissimo anche ieri.   

 

Il Sud Africa ha vinto la sua terza coppa del mondo come è riuscito solo agli All Blacks che tuttavia hanno partecipato a tutte le 9 edizioni mentre i Bok nelle prime due non erano giustamente graditi per l'abominio dell'apartheid. 

 
E prima dell'ostracismo il conto degli scontri diretti fra le due potenze ovali era in favore dei Boks: il primo mondiale in Asia ha rimesso le cose a posto.

 
 
(6-12 primo tempo)

12-32 (12-32)

Marcatori. Inghilterra: 4 c.p. 21' 34' 50' 59' Farrell. Sudafrica: 2 m. 67' Mapimpi 74' Kolbe;  6 c.p 8' 25' 38' 42' 45'; 2 tr.  Pollard

PRIMO TEMPO



LE FORMAZIONI 
Inghilterra: 15 Elliot Daly, 14 Anthony Watson, 13 Manu Tuilagi, 12 Owen Farrell (cap.), 11 Jonny May, 10 George Ford, 9 Ben Youngs, 8 Billy Vunipola, 7 Sam Underhill, 6 Tom Curry, 5 Courtney Lawes, 4 Maro Itoje, 3 Kyle Sinckler, 2 Jamie George, 1 Mako Vunipola
A disposizione: 16 Luke Cowan-Dickie, 17 Joe Marler, 18 Dan Cole, 19 George Kruis, 20 Mark Wilson, 21 Ben Spencer, 22 Henry Slade, 23 Jonathan Joseph
Allenatore Eddie Jones

Sudafrica: 15 Willie le Roux, 14 Cheslin Kolbe, 13 Lukhanyo Am, 12 Damian de Allende, 11 Makazole Mapimpi, 10 Handré Pollard, 9 Francois de Klerk, 8 Duane Vermeulen, 7 Pieter-Steph du Toit, 6 Siya Kolisi (cap,), 5 Lodewyk de Jager, 4 Eben Etzebeth, 3 Frans Malherbe, 2 Mbongeni Mbonambi, 1 Tendai Mtawarira
A disposizione: 16 Malcolm Marx, 17 Steven Kitshoff, 18 Vincent Koch, 19 Rudolph Snyman, 20 Franco Mostert, 21 Francois Louw, 22 Herschel Jantjies, 23 Francois Steyn
Allenatore Rassie Erasmus

Arbitro: Jerome Garces (Francia)


LA PRESENTAZIONE

La vedete la Regina Elisabetta, nonna di Harry, patrono della federugby inglese, e di William, patrono della federazione rugby gallese, nominare “Sir” l’australiano-giapponese Eddie Jones, primo ct non britannico della nazionale d’Inghilterra che ha condotto a vincere la Coppa del Mondo?

C’è anche questo tra gli effetti collaterali di un possibile, anzi molto probabile, trionfo dei bianchi oggi sul Sudafrica (dalle 10 a Yokohama, Rai2) nella finale dei primi Mondiali in Asia, oltre alla conferma dell’avvio di un lungo periodo di dominio inglese sul Regno di Ovalia. 

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“Rule, Britannia!”, insomma, inno dell’impero «su cui non tramonta mai il Sole», di nuovo cantato ai quattro angoli del mondo quando si tratta di rugby, sport inventato dagli inglesi che però ben presto, già agli albori del secolo scorso, si sono visti sopraffare tra le porte ad acca dalle loro ex colonie dell’emisfero sud, all’arrembaggio per prendersi la rivincita con mete e placcaggi sui loro spesso assai duri padroni.

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Come ad esempio proprio il Sudafrica, in netto vantaggio negli scontri diretti (25 a 15) ma la cui vittoria oggi viene pagata dagli allibratori 3 volte rispetto all’1.5 di quella inglese. Logico, dopo la realizzata utopia della partita perfetta con cui Eddie Jones si è sbarazzato di quelle bagattelle degli All Blacks scatenando ondate di entusiasmo dal Severn al vallo di Adriano: persino il primo ministro Boris Johnson durante il tumultuoso dibattito a Westminster ha citato l’impresa per ingraziarsi i parlamentari che lo stavano attaccando sulla Brexit. 

IL PRINCIPINO ARCHIE
E il principino Archie, 5 mesi, indosserà una maglia XXXS bianca con la rosa carminio dei Lancaster durante il match, come ha rivelato ieri il commosso staff dell’Inghilterra dopo aver ricevuto la foto del minifedele reale in braccio a mamma Meghan e a papà Harry. 

Naturalmente il principe oggi sarà in tribuna a Yokohama come nel 2003 a Sydney, quando gli inglesi vinsero la loro unica coppa mondiale battendo l’Australia allenata da… Eddie Jones, poi viceallenatore del Sudafrica che alzò il trofeo a Parigi nel 2007 battendo l’Inghilterra di Sir Clive Woodward. Meravigliosi intrecci storici che restano però in sospeso in attesa dalla brutale battaglia di forza prevista tra inglesi e sudafricani che hanno le mischie più pesanti e più coriacee del torneo nonché le difese più implacabili. Trattenete il respiro.

Niente penna e niente rime, oggi, per il raffinato poeta e cultore di lingue orientali, l’anglo-nigeriano Maro Itoje, torreggiante seconda linea: roteerà la clava contro Siya Kolisi, il capitano degli Springboks, il primo nero con i gradi, cresciuto in un ghetto di Port Elizabeth con la nonna e senza tv. «Da ragazzino – ha ricordato - il trionfo mondiale 2007 dei Boks l’ho visto in un negozio della baraccopoli». 

“FUOCO A FUOCO”
«Faremo una lotta “fuoco a fuoco”» hanno poi garantito i sudafricani usando il gergo inglese da angiporto per dire che risponderanno alle spietate armi dei rivali con la stessa moneta, ricordando che loro hanno vinto 2 finali su 2 (1995 e 2007, intervallo di 12 anni, lo stesso di oggi) mentre l'Inghilterra è ferma a una su 3 (2003, a vuoto nel 1991 e nel 2007). E che anche loro, con una formazione multirazziale, hanno il sostegno, finalmente, dell’intero paese, bianchi, neri e coloured, come voleva Nelson Mandela il cui delfino Cyril Ramaphosa è diventato nel frattempo predente della Rainbow Nation. Anche lui oggi sarà allo Yokohama Stadium sognando di vivere le stesse emozioni che il suo maestro provò il 24 giugno 1995, primo trionfo mondiale dei Boks.

Epperò per battere questa Inghilterra, sostenuta da almeno 40mila fedeli in trasferta in Giappone, non basterà la genetica prestanza sudafricana per il combattimento fisico, serviranno anche l’estro e le millanta astuzie che il ct nippo-australiano Jones ha innestato nei già rigorosi giocatori inglesi. Li ha fatti allenare, per dire l’ultima, contro un mediano di mischia giapponese al quale aveva ordinato di essere identico (non solo nel gioco, ma anche nel taglio e nel colore dei capelli!) prima ad Aaron Smith, regista degli All Blacks, moro a spazzola, e quindi a Faf De Klerk, “motorino” dei Boks, biondo fino alle spalle. Non è un granché simpatico, Jones, ma ciò non è mai stato determinante per diventare Sir. 


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Yokohama International Stadium
Finale della nona Coppa del Mondo
Inghilterra-Sudafrica
Calcio d'inizio alle 10, diretta Rai 2 dalle 9.45, commento di Andrea Fusco e Andrea Gritti
Prima del match sarà chiesto di fare un minuto di silenzio per le 72 vittime del tifone Hagibis

Tifone Hagibis, in Giappone 72 morti e 140 feriti. Migliaia senza elettricità


LE FORMAZIONI 
Il ct Eddie Jones ha confermato la squadra che ha surclassato la Nuova Zelanda: unico cambio in panchina con il mediano di mischia Spencer che sostituisce l'infortunato Heinz.

Inghilterra: 15 Elliot Daly, 14 Anthony Watson, 13 Manu Tuilagi, 12 Owen Farrell (cap.), 11 Jonny May, 10 George Ford, 9 Ben Youngs, 8 Billy Vunipola, 7 Sam Underhill, 6 Tom Curry, 5 Courtney Lawes, 4 Maro Itoje, 3 Kyle Sinckler, 2 Jamie George, 1 Mako Vunipola
A disposizione: 16 Luke Cowan-Dickie, 17 Joe Marler, 18 Dan Cole, 19 George Kruis, 20 Mark Wilson, 21 Ben Spencer, 22 Henry Slade, 23 Jonathan Joseph
Allenatore Eddie Jones

Il ct Rassie Erasmus recupera la freccia Kolbe che torna nel suo ruolo di ala dopo essere stato sostituito da  'NKosi nel match vinto dai Boks contro il Galles. Confermato il resto della squadra.

Sudafrica: 15 Willie le Roux, 14 Cheslin Kolbe, 13 Lukhanyo Am, 12 Damian de Allende, 11 Makazole Mapimpi, 10 Handré Pollard, 9 Francois de Klerk, 8 Duane Vermeulen, 7 Pieter-Steph du Toit, 6 Siya Kolisi (cap,), 5 Lodewyk de Jager, 4 Eben Etzebeth, 3 Frans Malherbe, 2 Mbongeni Mbonambi, 1 Tendai Mtawarira
A disposizione: 16 Malcolm Marx, 17 Steven Kitshoff, 18 Vincent Koch, 19 Rudolph Snyman, 20 Franco Mostert, 21 Francois Louw, 22 Herschel Jantjies, 23 Francois Steyn
Allenatore Rassie Erasmus

Arbitro: Jerome Garces (Francia)
 
 

 

Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 09:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA