La moglie ricca lo lascia, tagliato
all'ex maxi-assegno da 6000 euro

Mercoledì 23 Ottobre 2019 di Angela Pederiva
La moglie ricca lo lascia, tagliato all'ex maxi-assegno da 6000 euro
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VENEZIA - Era già accaduto con il divorzio fra l'ex premier Silvio Berlusconi e Veronica Lario e con quello fra l'ex ministro Vittorio Grilli e Lisa Lowenstein: la Cassazione aveva riconosciuto il diritto del marito a non dover mantenere la moglie, in quanto economicamente autonoma, scardinando così il criterio dello «stesso tenore di vita». Ma con un'ordinanza depositata nei giorni scorsi, riguardante una coppia padovana, gli ermellini hanno stabilito che il principio vale anche con la separazione e, soprattutto, a ruoli invertiti. Nel caso passato per la Corte d'Appello di Venezia è infatti lei che non dovrà versare quanto preteso da lui, il quale non si rassegnava alla fine del loro matrimonio e, per digerirla, chiedeva almeno il quadruplicamento dell'assegno.
LA VICENDA Era stata la donna a proporre la domanda di separazione e il Tribunale di Padova l'aveva accolta senza imporre alcun assegno di mantenimento, «stante la condizione di autosufficienza economica di entrambe le parti». L'uomo però aveva fatto appello, da una parte lamentando di non essere stato convocato all'udienza presidenziale, dall'altra contestando «la decisione che aveva accertato l'intollerabilità della prosecuzione della convivenza dei coniugi esclusivamente sulla base delle dichiarazioni unilaterali della signora». 
Così nel 2017 la Corte veneziana aveva dichiarato la nullità del procedimento di primo grado per la mancata convocazione del ricorrente. Inoltre i giudici lagunari, pur ritenendo infondata la richiesta di accertare la non irreversibilità della crisi coniugale, avevano imposto alla donna il versamento di un assegno mensile di 1.500 euro.
A quel punto l'uomo si era rivolto alla Cassazione, affermando che non c'era prova dell'irrisolvibilità della crisi matrimoniale, anche perché lei aveva «continuato a comportarsi come sempre nonostante l'azione in giudizio» e aveva «ripetutamente effettuato elargizioni in denaro» in suo favore. Per questo lui chiedeva che l'assegno fosse rideterminato in 6.000 euro mensili e che venissero acquisiti documenti su redditi e cespiti patrimoniali della sua ex, evidentemente per dimostrarne le alte disponibilità economiche.
IL VERDETTO Ma la Cassazione ha deluso tutte le aspettative del marito, chiamato innanzi tutto a farsi una ragione della rottura: «La separazione dei coniugi deve trovare causa e giustificazione in una situazione di intollerabilità della convivenza, intesa come fatto psicologico squisitamente individuale, riferibile alla formazione culturale, alla sensibilità e al contesto interno della vita dei coniugi, purché oggettivamente apprezzabile e giuridicamente controllabile». Perciò, evidenziano i giudici romani, «non è necessario che sussista una situazione di conflitto riconducibile alla volontà di entrambi i coniugi, ben potendo la frattura dipendere da una condizione di disaffezione al matrimonio di una sola delle parti, che renda incompatibile la convivenza e che sia verificabile in base ai fatti obiettivi emersi».
Quanto poi al fatto che lei è più ricca di lui, per la Suprema Corte va applicato alla separazione il principio già sancito per il divorzio e cioè che l'assegno non è finalizzato «alla ricostituzione del tenore di vita endoconiugale, ma al riconoscimento del ruolo e del contributo fornito all'ex coniuge economicamente più debole alla formazione del patrimonio della famiglia e di quello personale degli ex coniugi». Di conseguenza risulta «priva di rilevanza la richiesta di provare l'alto tenore di vita goduto in costanza di matrimonio e la rilevante consistenza del patrimonio della signora». Il mantenimento ha «una funzione assistenziale» che è «ampiamente soddisfatta dalla misura dell'assegno riconosciuto al ricorrente»: 1.500 euro al mese possono bastare per vivere.
 
Ultimo aggiornamento: 09:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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