L'esplosione per spaventare la ex:
le telecamere inchiodano 50enne

Mercoledì 23 Ottobre 2019 di Davide Tamiello
L'esplosione per spaventare la ex: le telecamere inchiodano 50enne
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MARCON - I carabinieri ci hanno messo meno di 24 ore a individuarlo. L'uomo che, lunedì pomeriggio, ha scatenato il panico a Marcon facendo esplodere una bomboletta di ossigeno appoggiata su un muretto di viale San Marco, è un 55enne di Casale sul Sile (Treviso) e nelle prossime ore verrà denunciato. Non si è trattato di un episodio di matrice eversiva, neppure un avvertimento della criminalità organizzata: la storia è ben diversa e riguarda una relazione sentimentale, finita male o forse mai iniziata. Quel che ormai sembra certo è che quell'avvertimento, quel segnale, era indirizzato a una donna, che però non vive nella palazzina al civico 18, quella interessata dall'esplosione. Lei, infatti, vive nelle vicinanze, in un condominio non molto distante dal California. Un errore voluto, magari per confondere un po' le tracce, o casuale? I militari della compagnia di Mestre, coordinati dal pubblico ministero Rosa Liistro, cercheranno di approfondire i termini della vicenda e far luce su tutti i punti poco chiari. Fondamentale sarà cercare di comprendere i dettagli, in caso per formalizzare un'accusa per stalking. A quanto si è capito, però, non vi erano segnalazioni precedenti. 
TELECAMERE Il cerchio si è stretto rapidamente attorno al 55enne trevigiano. Le testimonianze dei residenti che, in quelle ore, avevano visto un uomo di mezza età aggirarsi in zona più e più volte con fare sospetto, hanno dato una linea precisa. La conferma è arrivata dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza dei sistemi privati di viale San Marco: più di qualcuna, infatti, ha immortalato il 55enne. Non si vede l'immagine precisa di lui che innesca l'ordigno, ma nei momenti precedenti e successivi allo scoppio, lui c'era. La donna, inoltre, a quanto pare avrebbe confermato il rapporto burrascoso con l'uomo.
ESPERTO Scartata subito l'ipotesi di un (tentato) attentato politico o di un avvertimento mafioso, ma anche la classica ragazzata era finita subito tra le tesi poco probabili. Anche perché quell'ordigno, per composizione e innesco, non era proprio così banale. La base era una bomboletta di ossigeno da immersione, di quelle più piccole (una trentina di centimetri) usate come riserva. Per accenderla e farla scoppiare, però, non aveva utilizzato una miccia, ma della polvere da sparo. Un sistema di detonazione che non tutti sarebbero in grado di realizzare senza farsi esplodere in faccia la bomboletta. Adesso i carabinieri cercheranno di capire anche il motivo per cui quest'uomo fosse così esperto in congegni e materiali esplosivi. 
PRECEDENTI A suo carico non vi sarebbero denunce specifiche per stalking, atti persecutori o maltrattamenti in passato. Gli investigatori stanno passando in rassegna il suo casellario per capire se, invece, potesse aver avuto qualche altro tipo di precedente. A quanto pare, l'uomo avrebbe raggiunto Marcon in bicicletta. O, in ogni caso, se ne sarebbe procurata una in zona, dopo essere arrivato in viale San Marco. Quel che è certo è che i residenti, quando l'avevano visto fare le vasche lungo la via, l'avevano visto in sella a una bici. Anche dopo l'esplosione l'avevano visto allontanarsi pedalando, a grande velocità. Le indagini, comunque, non sono finite qui. Ora starà alla procura decidere se richiedere al giudice per le indagini preliminari qualche misura restrittiva nei suoi confronti. Una decisione su cui influirà, con ogni probabilità, la presunta pericolosità sociale dell'uomo.
 

Ultimo aggiornamento: 10:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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