Duemila posti in più in due anni: il lavoro ritorna a Porto Marghera

Lunedì 21 Ottobre 2019 di Elisio Trevisan
I depositi di container e le gru dello stabilimento della Fincantieri a Porto Marghera
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MARGHERA - Duemila posti di lavoro in più dal 2016 all’anno scorso, un miliardo di investimenti in ballo da qui ai prossimi anni. È il ritratto in estrema sintesi di Porto Marghera, anzi della nuova Porto Marghera. Dopo alcuni decenni caratterizzati da chiusure di fabbriche e dai licenziamenti di oltre 30mila operai, i duemila ettari di quella che è stata una delle zone industriali più importanti d’Europa cominciano a produrre nuovamente frutti per l’economia di Venezia e dell’intera Area metropolitana. La crescita, in realtà, è in corso già dal 2014: da allora sono 5.100 i nuovi posti di lavoro ma è negli ultimi due anni che il processo ha intrapreso una svolta decisiva esaurendo le fuoriuscite, per vari fattori esterni e interni, e tra questi ultimi c’è «l’azione dell’Amministrazione veneziana che, in  collaborazione con le istituzioni pubbliche locali e nazionali, promuove e sostiene processi di sviluppo e di riconversione dell’area industriale al fine di garantire il mantenimento della sua vocazione produttiva e la salvaguardia dei livelli occupazionali», afferma l’assessore allo Sviluppo economico del territorio e infrastrutture Simone Venturini: «Certo abbiamo ancora parecchi problemi e ostacoli da affrontare e superare ma possiamo dire che, rispetto agli ultimi decenni, finalmente Porto Marghera ha ripreso a crescere».
I NUMERI
Il numero di aziende attive, al 31 dicembre 2018, è 915 con 11 mila e 826 dipendenti e un incremento di 31 realtà e 766 lavoratori rispetto al 2017. Entrando nel mondo rappresentato da questi macro numeri si scopre che la vocazione industriale e portuale di Porto Marghera è confermata: il settore manifatturiero, intatti, conta 122 aziende, pari a circa il 13% del totale delle imprese insediate, e impiega 4.410 addetti (37% del totale). Il settore delle attività logistiche e di trasporto conta 196 imprese (pari al 21% del totale) e 2.111 occupati (il 18% del totale). «Questo è un caposaldo ma non un moloch, perché Porto Marghera è anche in continua evoluzione, con nuove funzioni e specializzazioni diverse e un’imprenditoria sempre più differenziata, che include nuove categorie e nuove professionalità - spiega Venturini -: in primo luogo il terziario avanzato, sia in termini di numero di addetti (22% del totale) sia di numero di aziende (36% del totale), e il commercio con 109 aziende e 794 addetti pari al 12% e al 7% del totale». Un’area che è, dunque, tornata a ribollire di attività senza più le ciminiere e l’inquinamento del secolo scorso. «Sì, e se non fosse per i problemi legati alla questione delle bonifiche e dei marginamenti, Marghera non avrebbe alcun ostacolo alla sua crescita, con potenzialità davvero notevoli che potrebbero addirittura esplodere se il Governo autorizzasse l’istituzione di una Zes per Venezia e Rovigo».
IL CASO ZES Come la Zes, la Zona economica speciale che potrebbe garantire 26 mila nuovi posti di lavoro e 2 miliardi e mezzo di investimenti, anche le bonifiche e i marginamenti dipendono dalle scelte del Governo che in questi ultimi anni non ha brillato per presenza. «Eppure l’ex ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti (col governo Renzi) aveva ben compreso che nuovi progetti di reindustrializzazione a Porto Marghera continuano ad essere condizionati dalle questioni ambientali che caratterizzano l’area e per questo il 26 gennaio 2018 assieme al sindaco Brugnaro aveva sottoscritto la convenzione per costituire una Cabina di regia per il Sin di Porto Marghera (Sito di interesse nazionale) a cui partecipano anche rappresentanti della Città Metropolitana di Venezia e della Regione del Veneto - spiega l’assessore allo Sviluppo economico -. Purtroppo in seguito lo stesso Ministero, col Governo gialloverde, dall’ottobre 2018 ha bloccato i lavori. E non a caso il sindaco, durante la recente audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sugli ecoreati, ha ribadito che è necessario e urgente riavviare quella Cabina di regia per non vanificare gli sforzi compiuti fino ad oggi».
Col ministro dei Trasporti Danilo Toninelli si è perso un anno per crocieristica e portualità in generale e con il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, riconfermato, i soldi per i marginamenti sono rimasti a Roma: «Sui problemi di Venezia lo scorso Governo ci ha aiutato zero, o ha addirittura complicato le cose. Abbiamo ripreso i contatti col nuovo Governo giallorosso: ora sono tutti impegnati con la Finanziaria ma non molleremo certo l’osso».
Ultimo aggiornamento: 08:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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