'Ndrangheta, usura ed estorsioni, 4 indagati. ​C'è anche un notaio padovano

Mercoledì 16 Ottobre 2019
Maxi operazione contro criminalità organizzata ed estorsioni
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Dalle prime ore della mattinata odierna i militari del Comando Provinciale dei Carabinieri di Padova e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Venezia stanno dando esecuzione ad un’operazione di polizia giudiziaria a contrasto della criminalità organizzata e delle estorsioni. L’operazione, che costituisce prosecuzione dell’operazione “Camaleonte” dello scorso marzo.

Una ordinanza di custodia cautelare in carcere, quattro indagati, tra cui un notaio padovano, sono il bilancio dell'operazione su usura ed estorsione ai danni di imprenditori veneti dei carabinieri di Padova e dalla guardia di Finanza di Mirano (Venezia). Undici imprenditori vittime.

La persona arrestata, che era i domiciliari perché coinvolto in una precedente analoga operazione e legato alla cosca di Grande Aracri di Cutro, avrebbe fatto recuperi forzosi di credito agendo con violenza, minaccia e intimidazione nel corso della scorsa operazione. Il notaio, accusato di concorso in estorsione, avrebbe contribuito con un'attività di supporto nella gestione di una sorta di finta compravendita; avrebbe dato inoltre supporto tecnico e fattuale dell'attività degli indagati.

«C'erano già stati degli arresti, e c'era una posizione che non era totalmente significativa in termini di pericolosità - ha detto il procuratore antimafia di Venezia, Bruno Cherchi -. Per cui era stato messo ai domiciliari. L'indagine è però proseguita». Il modus operandi è sempre stato lo stesso: all' inizio c'era un contatto personale e la disponibilità a partecipare all'impresa, imponendo tassi usurai. Vittime soprattutto piccoli imprenditori, quelle delle cosiddette partite Iva. Quando l' imprenditore non riusciva ad onorare i debiti, scattavano le estorsioni e le minacce. Secondo quanto è emerso dall'inchiesta, ci sarebbe stata una scarsa collaborazione degli imprenditori e, per questo, alcuni di loro sono stati anche oggetto di perquisizioni, per acquisire materiale probatorio che non era stato fornito quando erano stati sentiti, da parte degli investigatori che hanno operato tra le province di Venezia, Treviso, Vicenza, Padova e Rovigo. «Questo elemento - ha aggiunto Cherchi - è di forte preoccupazione perché c'è la necessità di una partecipazione di chi subisce, invece dobbiamo purtroppo riscontrare che almeno in questo caso non c'è stata.
Senza la collaborazione delle parti offese- ha osservato - diventa difficile individuare e acquisire prove nei confronti di soggetti di grande pericolosità criminale». Per Cherchi «il mondo imprenditoriale deve fare una riflessione e stimolare gli imprenditori ad avere fiducia nell'attività delle forze di polizia».
Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 09:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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