Statali, arriva la norma salva-concorsi. Stop alle impronte digitali anti-furbetti

Mercoledì 2 Ottobre 2019
Statali, arriva la norma salva-concorsi. Stop alle impronte digitali anti-furbetti

Le graduatorie dei concorsi pubblici scadute lunedì saranno riaperte. Le «proroghiamo», assicura la ministra della P.a, Fabiana Dadone. Anche perché c'è da rimpiazzare il vuoto che stanno lasciando negli uffici, negli ospedali e negli altri servizi i massicci pensionamenti. Il paracadute, per una platea che conta oltre 86 mila idonei, verrà inserito con tutta probabilità nel dl «Salva-imprese» all'esame del Senato. Intanto tramonta definitivamente il progetto di sostituire il badge con le impronte digitali, in funzione anti-furbetti. La ministra già lo aveva dato a capire. Ma ora che è arrivato l'altolà del Garante della Privacy sulla questione è stata posta una pietra tombale.

Ciò non significa che tutto verrà lasciato così com'è. Si sta infatti ragionando a un sistema basato su controlli video presso i varchi d'ingresso. 

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Resta invece da capire cosa ne sarà del rinnovo dei contratti. C'è da mettere i soldi, e vanno stanziati in manovra, per gli aumenti in busta paga riferiti al triennio 2019-2021. I sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil lamentano come nella Nota di aggiornamento al Def non ci sia nulla. Tuttavia ancora non è detta l'ultima. Il ministero punta a rastrellare pure quest'anno una dote. Certo, per eguagliare quanto fatto con la precedente tornata serve più di un miliardo. Difficile chiudere il cerchio con questa legge di Bilancio.

La vicenda da risolvere più in fretta è però quella che riguarda gli idonei dei concorsi pubblici datati 2010-2014. Si tratta di persone che hanno superato gli esami ma con punteggi non così alti da risultare vincitori. Vista la prassi tutti, o quasi, in questi anni hanno dato per scontata l'assunzione, prima o poi. La finanziaria giallo-verde però aveva stilato un calendario con diverse deadline, a seconda dell'anzianità della graduatoria. Adesso l'intenzione è quella di resuscitare quelle liste per 6-12 mesi.

Soluzione che dovrebbe passare per un emendamento d'iniziativa parlamentare al decreto su lavoro e crisi aziendali. Si tratta sì di non tradire le aspettative di migliaia di idonei ma c'è un altro discorso da fare: dalla P.a stanno uscendo in tanti, per limiti di età e anche, lo scrive la stessa ministra, «a causa di Quota 100». Fare nuovi concorsi implica costi e lungaggini. Quanto alle verifica delle presenze in ufficio, il contrasto all'assenteismo sarebbe demandato alla video-sorveglianza. Telecamere posizionate nella zona degli accessi, nel rispetto delle leggi, che difende diritti e dignità del lavoratore, nonché della riservatezza dei dati registrati.

Insomma si apre alle riprese ma con una serie di paletti. D'altra parte c'è da venire incontro alle richieste del Garante della Privacy, che nel parere al decreto attuativo della legge Concretezza ha di nuovo bocciato la contemporaneità tra video-sorveglianza e rilevazione delle impronte. In particolare la raccolta dei cosiddetti dati biometrici per l'Authority non poteva essere estesa a tutta la P.a, ma solo a categorie e situazioni specifiche. L'ex ministra Giulia Bongiorno, madre della legge Concretezza, si scaglia contro la «marcia indietro» sulle impronte: «non si usi la privacy come alibi», ammonisce.

Ultimo aggiornamento: 18:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA