Mestre. I genitori islamici a scuola: «In mensa vogliamo carne halal per nostri figli»

Domenica 29 Settembre 2019 di Filomena Spolaor
Mestre. I genitori islamici a scuola: «In mensa vogliamo carne halal per nostri figli»
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MESTRE - Caos mense. Dopo l’impossibile convivenza tra chi usufruisce del pranzo a scuola e chi si porta il cibo da casa, esplode il caso dei bambini musulmani più integralisti. Succede all’Istituto Comprensivo Giulio Cesare, e in particolare nel plesso della Scuola Primaria Cesare Battisti di via Cappuccina, dove è emersa l’esigenza di una “dieta religiosa”. Un gruppo di genitori bengalesi qualche giorno fa ha partecipato a una riunione di presentazione delle classi prime con la dirigente scolastica Michela Manente, chiedendo se i loro figli possono consumare la carne “Halal” nella mensa scolastica. Una definizione che per un musulmano praticante identifica tutto ciò che è considerato lecito secondo i precetti del Corano. La carne, per essere “Halal”, deve essere macellata secondo un rituale, ovvero seguire le linee guida tradizionali indicate dalla Sunna (gli animali devono essere coscienti al momento dell’uccisione, che deve essere procurata recidendo la  trachea e l’esofago e sopravvenire per il dissanguamento completo dell’animale). La vendita di questo tipo di carne sembra sia permessa esclusivamente nelle macellerie musulmane “Halal”. Un’altra richiesta per la tipologia delle famiglie musulmane è quella della mensa senza carne di maiale.
Il servizio della mensa scolastica è gestito dal Comune, e appaltato a una ditta che ha responsabilità sui piatti forniti ai bambini. A parte il caso scoppiato qualche giorno fa, per cui chi si porta il cibo da casa non può mangiare insieme agli altri per motivi “igienici”, ma allo stesso tempo i presidi devono salvaguardare il diritto dei bambini di stare insieme, rebus a cui si sta cercando una soluzione, in questo caso non c’è sicurezza che il Comune fornisca il consumo del tipo di carne “Halal”. “Ho dato alle famiglie indicazione di richiedere sul modulo di iscrizione al servizio mensa” spiega la dirigente Michela Manente “un menù senza carne, non potendo garantire quella di tipo “Halal”. In questo modo possono integrarla durante la cena serale”. Ma il problema sembra essere più profondo. “Il discorso mensa pesa per queste famiglie” prosegue la dirigente “se scelgono il tempo pieno sanno che in base al reddito Isee può esserci un’esenzione, oppure pagano la mensa”. La scuola Cesare Battisti fa parte dell’Istituto Comprensivo Giulio Cesare, che ha una percentuale di alluni stranieri del 64,32 %, seguita dalla Querini ( 55,89%) e la Grimani (52%). Alla Giulio Cesare si possono scegliere due tipologie di tempi scuola. Uno a tempo pieno, nel quale si consumano cinque mense a settimana, e quello “a modulo” con due mense. “Anche i genitori di alunni stranieri scelgono per la maggioranza il tempo pieno” afferma ancora la dirigente “mentre il discorso è diverso, per chi sceglie il tempo a modulo. La famiglia che richiede questa tipologia posso gestirla in maniera elastica, chiedendo di fare pranzare il figlio a casa”. Altro caso segnalato dalla dirigente sono i bambini che soffrono di malattie alimentari oppure disabili, e che quindi hanno bisogno di una dieta particolare. «C’è un bambino che soffre di celiachia -racconta la professoressa Manente. Non riesce a consumare il cibo fornito dalla mensa del Comune, e nel frattempo che il suo problema di salute venga risolto, il padre ha chiesto di fornirgli il pasto da casa».
Un rebus che sperano di risolvere in attesa che venga convocato il Tavolo interistituzionale dove terrà banco un altro problema sorto in settimana, sempre in materia di mense scolastiche: l’obbligo, per gli alunni che decidono di portarsi il panino da casa anziché usufruire dei pasti confezionati per loro, di rimanere fuori dalla sala mensa.

Se la recente sentenza della Cassazione garantisce la possibilità per i genitori di scegliere il tipo di pasto, esclude che questi possano dettare le modalità pratiche e organizzative, perché ci sono da valutare gli aspetti igienico e sanitari. In sostanza “non esiste “un diritto soggettivo all’autorefezione individuale” nei locali scolastici. E per questo le ditte che hanno in appalto il servizio di ristorazione negli istituti scolastici veneziani, nei giorni scorsi hanno quindi scritto ad Ames (la società partecipata che gestisce le mense scolastiche) di prendere una posizione chiara in materia, escludendo dalle sale mensa i bambini che si portano il cibo da casa.

Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 08:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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