“Siamo felicissimi, si tratta di un primo passo storico verso la libera scelta sul fine vita”. A commentare la storica decisione dei giudici della Suprema Corte che ieri, in tarda serata, hanno ritenuto non punibile ai sensi dell'articolo 580 del codice penale chi “chi agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli" è Anna Coscioni, madre di Luca, fondatore della Associazione a lui dedicata. Coscioni, deceduto a 38 anni, a causa della sclerosi laterale amiotrofica, del fine vita fu uno dei primi a voler libertà di scelta. “Luca sapeva che doveva morire – commenta la madre – e voleva farlo secondo una sua precisa scelta consapevole. Quella di oggi è la vittoria della giustizia, grazie a Marco Cappato che si è autodenunciato, dopo un anno questa è una vittoria di tutti, un primo passo, ma una vittoria di tutti e di Luca”.
Ultimo aggiornamento: 22:26
© RIPRODUZIONE RISERVATA Hai scelto di non accettare i cookie
La pubblicità personalizzata è un modo per supportare il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirti ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, ci aiuterai a fornire una informazione aggiornata ed autorevole.
In ogni momento puoi modificare le tue scelte tramite il link "preferenze cookie".