​Ha un tumore a 103 anni. Operata, si salva:«Grazie dottori»

Sabato 21 Settembre 2019 di Daniela De Donà
Aldina Bombassei
BELLUNO - Un tumore alla pelle le deformava il volto. Si era infiltrato anche nella parodite, la ghiandola salivare che nei bambini, quando è gonfia, configura il quadro degli “orecchioni”. Asportarlo? Risposta non facile, visto che la guancia toccata dal carcinoma è quella di Aldina Bombassei Vettor, una signora di 103 anni. Le era stato detto che era impossibile operarla, ma l’equipe del primario Bianchini di Belluno, l’ha salvata. Aldina è nata il 10 giugno 1916 ad Auronzo di Cadore, dove tuttora vive nella sua casa di Reane. La riservatezza è una sua caratteristica: permette che la vicenda venga raccontata perché vuole ringraziare chi l’ha  seguita nella struttura ospedaliera. E perché alla fine, la sua è una storia bella. Che inneggia alla vita, che sostiene la dignità della persona ad ogni età. L’operazione è andata bene, ora rimangono solo alcuni punti di sutura da togliere. «Medici bravi professionalmente, personale gentile, tutti pieni di umanità e attenzione», ci tiene a sottolineare Aldina. 

L’INTERVENTO
Ad operarla è stato Roberto Bianchini, il primario del reparto di Otorino laringoiatria dell’ospedale San Martino di Belluno che ha portato a buon fine un intervento che ha compreso, oltre all’asportazione di tre quarti di guancia, la ricostruzione plastica, avvenuta facendo scivolare parte della pelle del collo. «Era un intervento che mi pareva necessario – dice Aldina - ne ero convinta, mi ha ridato speranza, mi permette lo sguardo sulla vita che va avanti».
IL LIETO FINE
Aldina Bombassei Vettor è una donna forte e coraggiosa, con uno spirito indipendente ed una fede incrollabile nel Signore. Ora, dall’alto dei suoi 103 anni, arriva il suo grazie: «A chi, dall’anestesista al chirurgo, fino a tutto il personale, ha capito che il desiderio di essere in salute non ha età». È Roberto Bianchini a raccontare, dal punto di vista medico, la vicenda. Il primario di otorino parte da lontano: «Il caso mi è stato presentato come inoperabile a causa, soprattutto, dell’età della paziente e per l’estensione della massa ulcerata. - sono le sue parole – ma dopo aver visto la signora Aldina ed averle parlato ho pensato che ce l’avrebbe sicuramente fatta». Bianchini riconosce l’importanza del fare squadra: «Devo ringraziare, ovviamente, l’equipe anestesiologica e il mio collaboratore, Michele Visocchi. Insieme siamo riusciti a fare una ricostruzione piuttosto complessa in 90 minuti. È stata comunque una grande esperienza anche per noi: vedere una famiglia così unita attorno alla loro nonna, mamma, e allo stesso tempo renderci conto che stiamo piano piano spostando il limite di certi trattamenti sempre più in là». 
 
Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 11:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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