M5S, venti di scissione: la tentazione ora spunta anche nel Movimento

Giovedì 19 Settembre 2019 di Mario Ajello
M5S, venti di scissione: la tentazione ora spunta anche nel Movimento
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ROMA Alcuni di loro ieri hanno avuto una riunione top secret. Gli altri si parlano al telefono, si scambiano sms, si appartano negli angoli di Montecitorio ma questa non è propriamente una congiura. E' però un'operazione politica che potrebbe avere conseguenze forti: «Non le fa mica soltanto Renzi queste cose», dicono i pentastellati coinvolti in quello che al momento è un vento di scissione. L'idea - che serve ad alzare anche la tensione nei confronti della leadership di Di Maio sempre meno amata all'interno di M5S al punto che alti papaveri del governo dicono: «La situazione è esplosiva» - sarebbe quella di creare in prospettiva un nuovo gruppo parlamentare di fuoriusciti 5 stelle. 

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Un processo s'è avviato. Coinvolge tutti quelli e sono i più - ma poi bisognerà vedere se si trovano venti deputati pronti a rompere davvero - che considerano lo strapotere di Di Maio eccessivo, e contestano il suo doppio ruolo di capo politico e di ministero degli Esteri. Su questo sentimento largamente maggioritario s'è innestato un dato politico esterno. Ossia la scissione di Renzi. E circola questo ragionamento, tra i grillini, che può essere miele per le orecchie del Pd e di chi ne guida la delegazione al governo, cioè Franceschini: «Serve un gruppo che stabilizzi l'esecutivo, che compensi gli strattoni che certamente Renzi provocherà e Di Maio non ha più la fiducia di molti, quella che servirebbe invece in questa fase che si annuncia molto hard». 

C'è in questo ribollire lo scontento per il fatto che Di Maio ha salvato nell'esecutivo soltanto i suoi protetti - Fraccaro a Palazzo Chigi «grida vendetta», secondo alcuni dei malpancisti confortati dal Pd che la pensa allo stesso modo - e che sta gestendo gli affari di questo governo, che al contrario di altri suoi colleghi ha più subito che voluto, senza nulla concedere a nessuno. Per esempio agli amici di Fico che, ben prima di Luigi, erano a favore dell'accordo rosso-giallo. Quanto a scissioni, Renzi docet. In questo caso il grande scontento può produrre un big bang. E alla riunione dell'altra sera dei parlamentari, in mezzo al coro dei brusii al suo indirizzo a un certo punto Di Maio ha quasi perso la pazienza: «Voi avete voluto questo governo e ora ve la prendete con me che l'ho fatto». Ma il problema non è che dentro il corpaccione stellato - a parte i destri alla Paragone in Senato - non si voglia questo esecutivo. Anzi. La questione è che la «discontinuità» che sarebbe alla base della svolta rosso-gialla non può tradursi nella continuità del protagonismo di Di Maio e «serve un altro tipo di protagonismo»: ossia una maggiore collegialità unita - «Ma no, è solo una minaccia per spaventare Luigi», minimizza qualcuno - alla nascita del gruppo che tratti direttamente con il Pd, che gli faccia da sponda, che lo aiuti nel rintuzzare le sortite di Renzi e del suo manipolo di Italia Viva.

QUINTA GAMBA
La scomposizione dem troverebbe così un suo corrispettivo nell'altro partitone del governo. Per il gruppo di provenienza 5 stelle i nomi circolano ma si tratta per ora di boatos. Esempio: Toninelli sarà della partita oppure l'eventuale nomina a capogruppo al Senato ne frenerà gli ardori e i furori per l'estromissione dalla squadra dei ministri? Nel mazzo dei possibili o degli eventuali, i sussurri di Palazzo indicano Luigi Gallo e Giuseppe Brescia (area Fico), Barbara Lezzi e Carla Ruocco, il deputato Massimo Misiti (ortopedico calabrese con molti amici nel Pd), Nicola Morra che non è diventato titolare del Miur, l'ex sottosegretario Fantinati, il capogruppo dei deputati D'Uva che sperava in un ministero come accaduto con successo al suo pari grado del Senato cioè Patuanelli ora al Mise ma è assai più vasta l'area in movimento. E sarebbe riduttivo descriverla come quella di chi è rimasto a bocca asciutta nella partita governativa. Si tratterebbe invece di un gruppo di stabilizzatori in sintonia con i dem più di quanto lo è Di Maio e più di quanto lo potrà essere Renzi. Lo stesso Conte, anche alla luce della vicenda del salvataggio in aula del berlusconiano Sozzani, sente l'esigenza di avere un raggruppamento di responsabili, almeno 15 senatori in grado di aggiungersi alla maggioranza e di sterilizzare le eventuali sortite renziste, così come starebbe vedendo di buon occhio (i suoi rapporti con la dirigenza M5S sono quelli che sono: non buoni) la nascita di un grillismo più compatibile con la sua concezione di governabilità. E che diventerebbe (insieme a Pd, M5S, Leu e Italia Viva) la quinta gamba del governo Bisconte. 
 

Ultimo aggiornamento: 16:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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