Offshore sulla diga, i misteri di quel volo mortale: tutti i punti oscuri

Giovedì 19 Settembre 2019 di Michele Fullin
Offshore sulla diga, i misteri di quel volo mortale: tutti i punti oscuri
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 Dopo il tragico incidente dell'altra notte, c'è chi chiede "chi glielo ha fatto fare?". Domanda legittima, ma non applicabile a uno come Fabio Buzzi, che ha trascorso gran parte della sua vita sfidando i limiti della tecnologia e dello sport. I record, poi, si battono per dimostrare oltre alla bravura dell'equipaggio, anche l'affidabilità della barca e dei motori. E qui c'erano un sacco di novità, quasi tutte uscite dalla vulcanica mente dell'ingegnere di Lecco, che avrebbero avuto la loro prova del fuoco nella circumnavigazione dell'Italia in poco meno di un giorno. L'intenzione era infatti quella di presentare i nuovi motori Iveco da 1.500 cavalli ciascuno al Salone di Genova (apertosi ieri) assieme alla barca e alle soluzioni ideate per battere il record di velocità sulle 1.154 miglia nautiche (2.113 km) che separano Venezia da Montecarlo. Un record che effettivamente è stato polverizzato, con due ore e mezza sotto il tempo precedente (segnato sempre da lui).

Buzzi aveva in mente l'impresa da parecchio tempo, ma poi servivano l'occasione giusta e soprattutto dovuto trovare una finestra meteo che consentisse di trovare in buone condizioni e contemporaneamente i mari Tirreno, Ionio e Adriatico. Ai cronometristi serviva un giorno di preavviso e così è stato. Lo scopo era battere quello stesso record da lui stesso detenuto dal luglio 2016.
Allora l'impresa era stata compiuta con uno scafo grigio militare FB 60' Ognitempo, un 18 metri da soccorso in mare inaffondabile ed autoraddrizzante motorizzato con due Mtu da 1600 cavalli che, in 22 ore 5 minuti e 42 secondi (media di 52.3 nodi, 97 Km/h), migliorando di circa sette minuti il record precedente del 2011 della sua categoria, quella oltre i 50 piedi, cioè 15,24 metri. Oltre a Buzzi, i protagonisti di questa ininterrotta navigazione (tranne il rifornimento lampo di 6.000 litri a Rocella Ionica), c'erano il capomeccanico Antonio Binda, Mario Invernizzi (titolare tra l'altro del precedente record con KeraKoll), Stefano Gibelli, direttore tecnico della Mtu, ed Eric Hoorn, ingegnere elettronico, sempre della Mtu. Partito circa tre ore prima da Montecarlo, era arrivato anche il FB 32 Riverine (un nove metri motorizzato con due italianissimi VM common rail da 350 cavalli) con, a bordo, Roberto Rizzo come skipper, Vincenzo Tota come medico sportivo, Carlo Menoni come meccanico e Marco Tassara, agente FPT. Con un tempo di 32 ore 46'e 15 è stato così battuto un altro record, nella categoria inferiore (quella dei 30 piedi/9,14 metri), ad una media di 35,26 nodi, pari a 65,38 Km/h.
ALTA TECNOLOGIA
Si tratta, come si vede, di imprese sportive, ma anche di una dimostrazione di affidabilità in condizioni estreme di scafo e motori. Dietro ogni tentativo di record c'è una tecnologia nuova da testare in condizioni estreme, e Buzzi da anni sapeva innovare nell'aumentare la velocità, ridurre rollio e beccheggio della barca, diminuire i consumi di carburante. E poi, innovative tecnologie per la visione notturna, radar e plotter Gps di ultima generazione. Ad ogni tentativo di record il mondo della nautica progredisce di qualche passo, con soluzioni che dopo mesi (o anni) vengono poi utilizzate anche sui modelli di produzione industriale.
È anche per questo che le affidabili barche progettate da Fabio Buzzi sono adottate dalle Forze armate e dalla guardia di finanza per il pattugliamento dei nostri mari.
Michele Fullin
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Ultimo aggiornamento: 15:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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